SANT'ANGELO IN FORMIS
Località della Campania dove si trovava il santuario di Diana Tifatina; distava circa tre miglia dall'antica Capua e da questa città vi si giungeva attraverso la Via Dianae. Il culto di Diana sul Monte Tifata risale almeno al VI sec. a. C. ed era uno dei più importanti nell'Italia preromana. Esso ha avuto vita fino al IV-V sec. d. C. ed ancora nell'anno 942 il Papa Marino II notava in una sua epistola sopravvivenze del culto pagano. Il tempio della dea corrisponde nel sito all'attuale chiesa di S. Angelo in Formis.
Il tempio era di tipo italico con un podio in blocchi di tufo, del quale restano tracce della cornice inferiore e che può datarsi tra la metà del IV e la metà del III sec. a. C. Sul podio si eleva la cella unica poggiata ad un muro di fondo e con tre ali di peristasi a sei colonne per lato. Restano ancora ampie tracce del pavimento a mosaico della cella e soprattutto del pavimento del pronao dove, con tessere nere inserite nel tessellato bianco omogeneo, era un'iscrizione, oggi faticosamente leggibile, nella quale si ricordano lavori eseguiti nel 74 a. C., forse in relazione con le liberalità del dittatore Silla, ricordate da Velleio Patercolo ed avvenute un decennio prima. La zona non è stata ancora metodicamente scavata, ma dagli elementi superstiti si può dedurre che il tempio era al centro di una vasta area di santuario circondata da un muro di peribolo con un ingresso principale ad O ed un altro secondario a S, probabilmente con una disposizione a terrazza. Accanto al santuario si è sviluppato in età romana un centro abitato, il Vicus Dianae, del quale si conoscono scarsi elementi. Fuori del santuario si stendeva poi la proprietà della dea, e la stessa dea possedeva un tesoro, stips Dianae, con la quale faceva acquisti ed eseguiva lavori sicché, dal punto di vista del diritto, la divinità agiva come un vero e proprio individuo. Degli addetti al servizio del culto ed all' amministrazione conosciamo un praefectus (oppure praetor) i. d. montis Dianae Tifatinae, i magistri fani, un vilicus, una liberta e, forse, anche un aedituus. Sul podio del tempio, e con radicali trasformazioni architettoniche, venne poi ad impiantarsi dall'XI sec. una chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo, conosciuta col nome di Basilica di S. Angelo in Formis, e decorata poi con un importantissimo ciclo di affreschi.
Bibl.: A. de Franciscis, Templum Dianae Tifatinae, in Archivio Storico di Terra di Lavoro, I, 1956, p. 301 ss. (ivi la bibliografia precedente); A. Ferrua, Il Tempio di Diana Tifatina nella chiesa di S. Angelo in Formis, in Rend. Pont. Acc., XXVIII, 1-2, 1954-55, p. 55 ss.; id., Alcune iscrizioni romane con dati topografici, in Studi Calderini-Paribeni, Milano 1956, p. 607 ss.; O. Morisani, Gli affreschi di S. Angelo in Formis, Cava dei Tirreni 1962.