SANT'ANGELO dei Lombardi (A. T., 27-28-29)
Paese della provincia di Avellino, situato in collina a 870 m. s. m. presso lo spartiacque italico. È sede vescovile e piccolo centro di industrie molitorie, di fonderie di campane, di fabbriche di paste alimentari; ha vie strette e tortuose e contava 1751 ab. nel 1931. Ha la stazione ferroviaria sulla linea Rocchetta Sant'Antonio-Avellino a 8 km. di distanza, con servizî automobilistici per la stazione, per Avellino (57 km.), per Contursi (73 km.) e per Rocchetta S. Antonio (58 km.).
Il territorio comunale, esteso 54,76 kmq., è occupato per il 70% da seminativi semplici, per il 10% da pascoli, per il 10% da boschi e castagneti e per il 3% da colture di alberi da frutta: i prodotti agricoli principali sono grano, avena, patate, uva, frutta e castagne.
La popolazione è di 6499 ab. (1931; 6804 nel 1881, 7343 nel 1911, 5683 nel 1921) il 63% dei quali vivono in case sparse, e il resto nel capoluogo e nelle frazioni di San Vito e Sant'Antuono.
Monumenti. - Vestigia del Rinascimento sono nella cattedrale, nella chiesa di S. Antonio, in caratteristici edifici civili del '500; ma il monumento più importante è, nei dintorni, in una valle solitaria non lontana dalle sorgenti dell'Ofanto, la Badia di S. Guglielmo al Goleto, dove, fino al 1807, rimase sepolto il fondatore S. Guglielmo da Vercelli, la tomba del quale era firmata dallo scultore Urso, forse da Canosa. Il santuario è a due piani sovrapposti, di svelta eleganza. La chiesa inferiore, da assegnare circa all'anno 1200, è la più antica, a doppia nave con due colonne sull'asse mediano, mezze colonne alle pareti e coperture a crociera. Identico organismo ripete la chiesa superiore, con vòlte ogivali e archi acuti, eretta, come dice l'iscrizione sul portale della facciata, dalla badessa Marina fra il 1247 e il 1250. Tanto le forme dell'archivolto a ogiva con mensole di sostegno nella porta d'entrata, quanto gli elementi strutturali dell'interno, compresi i capitelli con abachi ottagoni e decorazione di foglie a bocciuolo, dimostrano, nella chiesa superiore, l'influsso dell'architettura cisterciense francese e, particolarmente, l'imitazione delle sale a terreno di Castel del Monte.
Anche il vicino campanile reca incisa sull'ingresso un'epigrafe con la data 1152 e, nelle murature, si vedono adoperati interessanti rilievi romani. Al 1212 risale una torre, fatta innalzare dalla badessa Febronia.
Storia. - Fondata, secondo la tradizione, dai Longobardi (donde il nome), divenne nel sec. XII sede vescovile. Giovanna II le confermò (1432) varî privilegi: libero uso di forni e molini, libero mercato il sabato e la domenica, libertà ed esenzione doganale dei macellai e delle taverne e soprattutto impegno di non farla uscir mai dal demanio regio. Tuttavia la si trova nel 1559 feudo, con titolo comitale, di Leonardo Caracciolo: passò poi ai Carafa e infine (1634) agli Imperiale.
Distrutta da un terremoto (1664) e riedificata, ebbe un seminario e un ospedale. Le accresce importanza l'abbazia di San Guglielmo al Goleto, fondata (1138), poco lungi, da San Guglielmo di Vercelli.
Bibl.: Giustiniani, Dizionario, VIII, p. 288 segg.; G. Fortunato, L'alta valle dell'Ofanto, Roma 1896, p. 29 segg.; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Parigi 1904; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I: Il Medioevo, Torino 1927.