SANSOVINO
. Andrea Contucci, detto il S., scultore, nacque a Monte S. Savino (Arezzo) nel 1460, morì ivi nel 1529. Nel 1490 lavorava ai capitelli del ricetto per la sagrestia di Santo Spirito in Firenze, nel 1491 era membro della commissione giudicatrice dei progetti per la facciata del duomo e s'iscriveva alla corporazione dei maestri di legname. Dal 1491, o dal principio del 1492, sino agl'inizî del 1500, lavora in Portogallo, dove rimangono sue sculture a Lisbona e a Coimbra, quali il mirabile tondo d'ispirazione donatelliana nel Museo d'arte antica a Lisbona, la delicata Madonna dello stesso museo, quattrocentesca ancora nelle sottili forme, tutta raccolta nella sua tenerezza materna, il San Girolamo della chiesa di Belém, San Leonardo, sintetica figura nel camice bianco a larghe pieghe, tornita nel volto di candido fanciullo. Le tre statue in terracotta invetriata, che un tempo componevan trittico nella chiesa di Belém, sono i piû antichi esempî rimasti di ceramica sansovinesca, e anche esempî tra i più squisiti dell'arte giovanile di questo purissimo scultore. La data del 1502 si legge sul fonte del battistero di Volterra, con rilievi del S., cui viene in tale anno commesso il gruppo del Battesimo di Cristo per il battistero di Firenze. Nel 1503 scolpisce la Madonna della cattedrale di Genova, e nell'anno seguente colloca in duomo questa statua e l'altra di S. Giovanni Battista. Al 1504 risale anche il mausoleo del vicentino Pietro Manzi, in S. Maria d'Aracoeli, a Roma, e all'anno seguente quello del cardinale Ascanio Sforza in S. Maria del Popolo. Nel 1506 Andrea si stabilisce definitivamente a Roma, ove, l'anno seguente, conduce a termine il mausoleo del cardinale Girolamo Basso, in S. Maria del Popolo. Nel 1509 inizia le sculture sui portali di S. Maria in Augusta (ora S. Maria in Porta Paradisi) e di S. Maria dell'Anima a Roma, nel 1512 scolpisce la Madonna della chiesa di S. Agostino. Dopo il 1512 è a Loreto, nominato da Leone X "capo e maestro della fabbrica Loretana e dell'Opera di scultura per l'ornamento della Santa Casa". Nel 1520 rimette la carica di capo della fabbrica del duomo a maestro Cristoforo di Simone Resse da Imola, serbando per sé la direzione dei lavori della Santa Casa; nel 1522 scolpisce il rilievo dell'Annunciazione sulle pareti di quel santuario, nel 1523 appresta il disegno del chiostro di S. Agostino del Monte Sansovino, nel 1524 quello per le scale della salita al vescovado d'Arezzo. Nel 1526 è compiuto il rilievo dell'Adorazione dei Pastori nella Santa Casa; nel 1528 quello della Natività di Cristo.
Tra i più antichi esemplari della sua arte sono le sculture rintracciate a Coimbra. Nel gruppo di Cristo e del Battista, scolpito per il fonte battesimale di Volterra, la sensibilità pittorica del S. s'esprime mediante la tenerezza di un modellato soffice, che impasta le carni come di molle cera. Con le statue della Madonna e di San Giovanni Battista, scolpite per la cattedrale di Genova, il S. ci si presenta nella sua artistica maturità: augusta la vergine, ispirata a romana grandezza come il bimbo dominatore, vibrante il Battista nella duttilità della forma esile, affilata. Reminiscenze della tradizione quattrocentesca fiorentina si ritrovano nell'altare dei Corbinelli a Santo Spirito di Firenze, fiorito di serici ornati sulla trama architettonica slanciata e ancora sottile, mentre l'imponenza dell'ideale classico si suggella nella semplificata architettura e nelle afforzate masse del monumento al cardinale Manzi in Santa Maria d'Aracoeli, capolavoro del S. agl'inizî del periodo romano. Il fascino dell'arte antica sul delicato maestro si rivela anche nelle tombe dei cardinali Ascanio Sforza e Girolamo Basso, in S. Maria del Popolo, composte sopra uno stesso schema, più ricco e complesso di quello della tomba del cardinale Manzi, e specialmente nelle figure allegoriche, ampie di forme, romanamente acconciate, avvolte nell'onda ritmica dei panneggi. Tutta pittoriche finezze è la statua d'Ascanio Sforza, nella quale il S., libero dai vincoli del classicismo, trova scioltezza e libertà di moti, esprimendo, anche nelle pieghe dei serici drappi, l'abbandono al sonno della mite figura.
La misura, innata nell'arte del S., raggiunge la massima perfezione nel gruppo del Redentore e del Battista, scolpito da Andrea per il battistero di Firenze, dove il perfetto equilibrio di spazî intorno alla tornita figura di Cristo s'accorda con il ritmo della posa, sereno, dolce, quasi raffaellesco.
Tale raccolta dolcezza, che costituisce il fascino maggiore dell'arte eletta d'Andrea, s'approfonda nei gruppi di madre e figlio, nella delicata terracotta del Museo nazionale di Firenze, memore di Leonardo nello sguardo velato di Maria e nel piglio vivace di Gesù; nell'altra, più ampia e maestosa, di casa Acquaderni a Bologna, mirabile per mobilità pittorica di modellato e pervasa da un'emozione appassionata e profonda; nel tondo di S. Maria della Vita a Bologna, creazione tra le più elette del S. per la delicata spiritualità degli aspetti, la sottigliezza del rilievo, il ritmo lieve alato del gruppo, che trova sostegno nell'architettonica saldezza della ghirlanda di frutti.
A Roma, nella lunetta sulla porta di S. Maria in Augusta, la Madonna del S. prende classica maestà, mentre il piccolo Gesù, tenero, sorridente, serba l'esile grazia dei putti creati dall'arte quattrocentesca a Firenze; nel timpano della porta di S. Maria dell'Anima, la drappeggiata vergine etrusca s'innalza col tenero putto, tra due gracili oranti, i cui nudi delicati e come tremuli lasciano spuntare l'innata predilezione del Sansovino per le forme del primo Rinascimento. Modellato in seta lieve è il piccolo Gesù della Sacra Famiglia di Sant'Agostino, e nel volto mobile di S. Anna, nelle sue carni vere, Andrea è riuscito a fissare un lampo di vita istantanea, con leonardesca rapidità, mentre nel gruppo della Madonna di Loreto entro il timpano della chiesa omonima a Roma, opera a questa contemporanea, il suo genio architettonico si esprime con meravigliosa spontaneità nel ritmo delle due figure arcuate, come inscritte entro il cerchio d'un tondo o d'una ghirlanda del timpano stesso.
A Loreto, nei rilievi della Santa Casa, sempre più esperto di pittoriche raffinatezze, Andrea rivaleggia con l'ideale calma deì ritmi di Raffaello, e tutto precisa con cura estrema: i limpidi fondi architettonici, le figure eleganti, tornite. A una rara purezza di ritmo, come al nitore delle superficie delicate, deve l'arte del S. il suo fascino, tanto nelle architetture del chiostro di sant'Agostino a Monte Sansovino, e nel portale solenne di S. Maria in Augusta, quanto nel ritratto del cardinale Ciocchi del Monte nel Museo di stato a Berlino, esempio perfetto di medaglistico ritmo. Incline a ordine e misura, sobrio d'effetti, ignaro, nella serenità del suo spirito, del turbine michelangiolesco, Andrea Sansovino fu il capostipite di una catena d'artisti che diffusero nella Firenze del Cinquecento il gusto delle forme eleganti, dolci, serene, deviando anche involontariamente dagl'ideali eroici di Michelangelo dominatore. (v. tavv. CXLIX-CL).
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