UZIELLI, Sansone
– Nacque a Livorno il 30 ottobre 1797 da Giuseppe e da Allegra Morpugno.
Apparteneva a un’antica famiglia di israeliti sefarditi, colta e di tradizione liberale, che, intorno al 1700, si era trasferita da Sarzana. Il padre era titolare della Banca di sconto di Livorno, fondata nel 1735. La famiglia era ben inserita nella società colta e progressista, cittadina e granducale: la loro casa a Livorno era ritrovo di scienziati e letterati, come Giovanni Rosini, Francesco Silvio Orlandini, Pietro Capei, Ottaviano Fabrizio Mossotti e Giuseppe Giusti.
Fin da giovane Uzielli si dedicò a studi e scritti letterari, con traduzioni, recensioni e commenti critici specialmente di opere dall’inglese e con riflessioni in difesa del romanzo storico. La sua prima opera a stampa, poco più che diciassettenne, fu un breve canto lirico e delle ottave in onore del ritorno in Toscana del granduca, dal titolo Componimenti poetici per il fausto ritorno in Toscana di S.A. Imperiale e Reale Ferdinando III (Livorno 1814).
A compimento della sua formazione, nel febbraio del 1821, Uzielli effettuò un viaggio in Inghilterra passando per Parigi. Rimase a Londra fino al mese di settembre, per poi effettuare un giro nel Sud dell’isola, con visita alle principali città. Rientrato a Londra, partì alla volta del Northumberland e della Scozia, dove visitò Glasgow ed Edimburgo e poi Lanark e New-Lanark, dove ebbe modo di studiare il sistema di società modello creata dall’utopista e filantropo Robert Owen e, in generale, di apprezzare la produzione letteraria inglese, ancora poco conosciuta e poco considerata in Italia. Nel maggio del 1822 rientrò a Livorno.
Degna di nota è la traduzione in sestine, del 1822, di un’opera di Alexander Pope (Il riccio rapito di Alessandro Pope tradotto in italiano da Sansone Uzielli, Livorno 1822), lodata dal Giornale dei letterati di Pisa (aprile 1823), in cui Uzielli fece tesoro del viaggio all’estero.
Nel settembre del 1823 Uzielli fu nominato socio onorario dell’Accademia Labronica di Livorno, fondata da Giuseppe Vivoli nel 1816 allo scopo di promuovere il gusto e la cultura delle scienze, delle lettere e delle arti, con l’appoggio del granduca Ferdinando III di Lorena. Collaborò attivamente con l’Antologia, il giornale letterario e scientifico fondato da Giovan Pietro Vieusseux. Grazie soprattutto alla feconda esperienza maturata nel soggiorno all’estero e ai diari che ne aveva tratto, vi pubblicò una serie di saggi dal 1823 al 1830, tra cui Delle fabbriche, e delle scuole di New-Lanark in Iscozia, e del sig. Owen proprietario direttore. Estratto del giornale di un viaggiatore (aprile 1823, n. 28, pp. 67-90), dove Uzielli illustrava – riconoscendone pregi e difetti – la società modello di New-Lanark, con le fabbriche e le scuole fondate e dirette da Owen, basate sui principi di giustizia sociale e di educazione morale delle masse.
Sempre sull’Antologia, nello stesso anno, pubblicò la Lettera sul Canova, tradotta dall’inglese (ottobre 1823, n. 34, pp. 113-118): una missiva tratta dalla Literary Gazette del 14 giugno dello stesso anno, che la poetessa Federica Brun aveva scritto al poeta tedesco Friedrich von Matthisson in occasione della morte dello scultore Antonio Canova, in cui esprimeva affetto e venerazione per l’artista. Ancora sull’Antologia, pubblicò tre saggi, propriamente di critica letteraria, sul romanzo storico, basandosi su opere di Walter Scott: Waverley, or ’Tis sixty years since (ossia sessanta anni fà.) – Quentin Durward. – Romanzi di Walter Scott. Articolo primo (dicembre 1823, n. 36, pp. 58-100), Articolo II. Del romanzo storico, e di Walter Scott (marzo 1824, n. 39, pp. 118-144) e la continuazione Articolo II. Del romanzo storico, e di Walter Scott (aprile 1824, n. 40, pp. 1-18).
Nel 1824 Uzielli tradusse per intero sull’Antologia (ottobre, novembre, dicembre 1824, n. 46, pp. 120-124) lo scritto di Walter Scott A character of Lord Byron, pubblicato in vari giornali inglesi dopo la morte dello scrittore. Trasferendo tra i primi in Italia la polemica suscitata dalle opere di Scott, Uzielli mise in evidenza la portata innovativa del nuovo genere letterario che egli considerava un vero supplemento della storia, fruibile senza mediazione anche da un pubblico di non specialisti. Tra 1824 e 1825 Uzielli fu incaricato di curare la nuova rubrica dell’Antologia dal titolo Rivista letteraria inglese, finalizzata a far conoscere in Italia la narrativa di quella nazione; basandosi sulle notizie di accreditate rassegne estere (come la londinese Literary gazette e la parigina Revue encyclopédique), egli ebbe modo di recensire libri di vario genere pubblicati in Inghilterra, dispensando qua e là acute e personali osservazioni.
In quel periodo si sposò con Marianna Foà (1808-1880), originaria di Reggio Emilia, allora chiamata Reggio di Lombardia, con la quale ebbe cinque figli, tre maschi e due femmine: Angelo, Gustavo (v. la voce in questo Dizionario), Vittorio, Lina e Angelica.
Negli anni successivi, dal 1828 al 1830, pubblicò sull’Antologia altri saggi in forma di recensione: Il Paradiso perduto di Milton, versione italiana di Guido Sorelli, fiorentino. Londra 1827. 1 Volume in 12° (aprile 1828, n. 83, pp. 27-44); Della popolarità degli Autori (1828, n. 106, pp. 169-175); The Wept of Wish-ton-Wish (la Fanciulla compianta di Wish-ton-Wish) Romanzo del sig. Cooper. Firenze 1829. 3 V. 12° (1830, n. 115, pp. 46-72).
Dal gennaio del 1829 fu avviata a Livorno la pubblicazione dell’Indicatore Livornese. Giornale di scienze, lettere, e arti, fondato e diretto da Francesco Domenico Guerrazzi, al quale collaborarono tanti giovani ispirati dagli ideali liberali e patriottici, come Giuseppe Doveri, Carlo Bini, Enrico Mayer, Giuseppe Mazzini e, saltuariamente, anche Uzielli. Da tale impegno egli trasse non poche noie, specialmente negli anni a venire, allorché fu oggetto di sorveglianza da parte delle autorità proprio per i suoi scritti in giornali d’ispirazione liberale, come appunto l’Antologia e l’Indicatore. Su quest’ultimo, nel 1829, Uzielli recensì in quattro articoli anonimi (siglati: Z), nella rubrica dedicata alla Morale, la traduzione delle Memorie di Beniamino Franklin, affrontando in modo appassionato tematiche sociali come quella dell’educazione.
Nel 1831 fu nominato dal granduca Leopoldo II capitano della guardia civica di Livorno, un incarico importante, dopo secoli di sistematica esclusione degli ebrei dalle istituzioni militari granducali.
Alla morte del padre, nel 1835, Uzielli esercitò, insieme al fratello Felice, la professione di banchiere. In quel periodo iniziò a dedicarsi con slancio all’attività filantropica e caritatevole, partecipando, nel luglio del 1834, insieme al rabbino e ad altri amici di fede ebraica, alla fondazione del primo asilo per le bambine povere israelite di Livorno: istituzione che organizzò e diresse a lungo con zelo e professionalità, coadiuvato dalla moglie nel ruolo di ispettrice. Nel 1836 pubblicò il Primo rapporto e rendimento di conti a tutto dicembre 1835 dell’asilo Livornese per le bambine povere israelite (Livorno), in cui espose i risultati ottenuti anche sul piano della morale, dell’istruzione e della salute fisica. A partire dal 1840, gli asili infantili entrarono a far parte delle Scuole pie gestite dall’Università israelitica, istituzione della quale Uzielli era un membro molto in vista, avendo ricevuto dal granduca, nel 1837, la nomina di «governante».
L’attività nel campo dell’educazione diede modo a Uzielli di entrare in contatto con personaggi che, in Italia e all’estero, avevano fondato o diretto scuole e istituti di carattere umanitario, tra i quali: Piero Guicciardini, Matilde Calandrini, Emilia Mallet; quest’ultima, segretaria di un comitato di dame per gli asili parigini, nel 1835, congratulandosi con Uzielli, gli chiese notizie sull’ordinamento dell’asilo livornese. Ma il maggior riconoscimento che Uzielli ottenne in questo ambito fu la nomina – il 20 luglio 1837 – a membro onorario della Società per gli asili infantili, di cui era segretario Carlo Torrigiani e tra i fondatori Guicciardini. In questo ambito, Uzielli tradusse e compose racconti morali e poesie di vario genere (molti rimasti inediti e alcuni stampati sull’Indicatore e su altri giornali locali), dedicati ai bambini: opere semplici, ispirate a senso di dedizione e di carità.
Al censimento granducale del 1841 Uzielli risiedeva con la famiglia a Livorno a villa Pavoli nel quartiere di San Jacopo, insieme ai due fratelli: Felice con la moglie Regina Vitta e tre figli, e Raffaello, celibe, viaggiatore e scrittore.
Nel 1842 scrisse il Discorso per la distribuzione dei premj nelle Scuole pie israelitiche di Livorno che fu pubblicato nella Guida dell’Educatore. Foglio mensuale redatto da Raffaello Lambruschini (VII, pp. 109-115), un altro periodico nato nell’ambito del Gabinetto Vieusseux, con cui collaborava in quel periodo.
Nel 1844-45, Uzielli commissionò all’artista Giovanni Duprè le statue di Beatrice, una copia della quale fu eseguita per Leopoldo II di Lorena, e di Dante, al prezzo di 361 francesconi, poco più di 2000 lire: opere che, alla fine dell’Ottocento, furono trasferite nella palazzina Uzielli, diventata residenza dei nipoti, in piazza Massimo d’Azeglio a Firenze.
Nel 1846, in seguito a un ingente ammanco di denaro dovuto all’operato di un cassiere della Banca di sconto, Uzielli, insieme al direttore della banca Edoardo Mayer (fratello di Enrico), fu coinvolto in qualità di presidente in un processo intentato dagli azionisti Giovanni e fratelli Geraudino, difesi da Guerrazzi; quest’ultimo attaccò in maniera violenta e ingiuriosa Uzielli (Signor banchiere Sansone Uzielli, in Documenti diversi. Seconda edizione, s.l. 1846, pp. 46-56), arrivando a negare il suo diritto di cittadinanza in quanto ebreo e a lanciargli una sfida a duello. Il banchiere rifiutò e si difese con due scritti: Lettera al sig. avvocato F.D. Guerrazzi (Pisa 1846) e Avvertenze intorno a un libercolo intitolato Documenti diversi. Seconda edizione a spese degli editori 1846 (Lucca 1846).
Fortemente colpito dalla polemica con Guerrazzi – che si chiuse solo con l’intervento di comuni e influenti amici – e già in uno stato precario di salute, soprattutto mentale, perché affetto da ipocondria e da quella che il linguaggio del tempo chiamava ‘profonda malinconia’, nel 1847 Uzielli intraprese un nuovo viaggio che lo portò in Svizzera, in Germania, in Belgio e infine a Londra, dove si adoperò per il rientro in patria delle ceneri di Ugo Foscolo e dove lo colsero le vicende politiche del 1848, che affrontò con la sua fede liberale costituzionale.
Dopo un breve rientro in Italia, nel 1850, con l’aggravarsi della sua condizione psicofisica, ripartì alla volta della Svizzera per curarsi in uno stabilimento idroterapico, dopo di che si spostò in Piemonte per poi rientrare in Toscana, ma con trasferimento della famiglia a Pisa. Nonostante il grave malessere, anche in quegli ultimi anni riuscì a portare avanti la sua attività di traduzione dall’inglese e scrisse una raccolta di massime morali.
Morì a Pisa il 23 aprile 1857.
Fonti e Bibl.: G.B. Niccolini, Sul Riccio rapito di Pope tradotto in italiano da S. U., in Opere in verso e in prosa di Gio. Batista Niccolini, III, Firenze 1831, pp. 287-305; Parole pronunziate sulla tomba di S. U. da E. Mayer, addì 24 aprile 1857, Pisa 1857; S. De Benedetti, Marianna Foà Uzielli. Ricordo biografico di Salvatore De Benedetti, Livorno 1880; A. Linaker, La vita e i tempi di Enrico Mayer con documenti inediti della storia della educazione e del Risorgimento italiano (1802-1877), II, Firenze 1898, passim; Prose e poesie di S. U. con un saggio critico di Cesare Carocci, Firenze 1899; A. Mangini - G. Rosadi - G. Uzielli, S. U. e Francesco Domenico Guerrazzi. Lettere, Firenze 1901; G. Laras, S. U., un educatore livornese, in La Canaviglia, I (1976), 4 , pp. 111-119; A. Volpe, Storie e storici nell’«Antologia» di Giovan Pietro Vieusseux, in Archivi e storia nell’Europa del XIX secolo. Alle radici dell’identità culturale europea, a cura di I. Cotta - R. Manno Tolu, Roma 2006, pp. 165-188; M. Scardozzi, La filantropia come politica: la Società di signore per gli asili infantili di carità di Livorno, in Nuovi studi livornesi, XVIII (2011), pp. 201-226; M. Colummi Camerino, Archeologia del romanzo. 1821-1872 Bilancio di un cinquantennio, Milano 2016, ad indicem.