SANSEVERINO
. Una delle più illustri case del regno di Napoli, e tra le più nobili d'Italia. Quasi distrutta ai tempi degli Svevi, per aver parteggiato per il pontefice, e ai tempi dei Durazzo, per opera del re Ladislao, risorse più forte ambedue le volte. Contrasse parentele con i re normanni, con i re di casa Durazzo, con i re aragonesi, con gli Sforza, con i Montefeltro, con i della Rovere, e con le più illustri famiglie dell'Italia meridionale. Godette nobiltà sia nel Napoletano, sia a Genova, a Venezia, a Milano, a Piacenza, a Modena, ecc. Dei sette grandi uffici del regno di Napoli, occupò varie volte quello di gran contestabile, grande ammiraglio, gran camerario, logoteta e protonotaro, gran giustiziere. Ebbe cardinali, viceré, marescialli, condottieri di esercito. Fu ricevuta, in epoca remota, nell'ordine di Malta; fu insignita del Grandato di Spagna di prima classe, del Toson d'Oro, dell'ordine di San Gennaro, dell'ordine pontificio di Cristo, di quello francese dello Spirito Santo, ecc. Possedette oltre trecento feudi, quaranta contee, nove marchesati, dodici ducati, dieci principati; il colonnello di essa fu denominato "il primo principe del regno"; giunse a possedere, secondo fu detto, "quasi uno stato nello stato".
Capostipite di questa casa fu un Turgisio, che venne nel regno con Roberto il Guiscardo, e ottenne la contea di Sanseverino, dalla quale la famiglia trasse il nome. Ruggiero, conte di Sanseverino, fu tra i baroni che chiamarono nel regno di Napoli Carlo I d'Angiò contro Manfredi, e combatté valorosamente, a fianco dell'Angioino, nella battaglia di Benevento; Margherita, figlia di Roberto, ciambellano di re Roberto d'Angiò, sposò Luigi d'Angiò-Durazzo e fu madre di re Carlo III; Bernabò fu accanito e valoroso sostenitore dei diritti degli Angioini di Francia, contro i re di casa Durazzo; Luigi fu viceré nel regno per Luigi I d'Angiò; Stefano fu cardinale nel 1371; Tommaso, conte di Montescaglioso, fu nemico accanito di Carlo III di Durazzo, prima, poi di re Ladislao, e ricoprì la carica di viceré, per il Regno di Napoli, in nome di Luigi II d'Angiò. Quando quest'ultimo, definitivamente sconfitto da re Ladislao, abbandonò il regno, nel 1398, Ladislao finse di pacificarsi con i Sanseverino, ma, a tradimento, fece incarcerare, e poi trucidare, Tommaso con un suo figliuolo, Venceslao duca di Amalfi con un figlio, Gaspare, conte di Lauria, e altri ancora sui cui nomi gli storici sono discordi. Ritornata la famiglia in auge ai tempi dei re di casa d'Aragona, Roberto, conte di Caiazzo, fu capitano di gran valore e difese gagliardamente re Ferrante d'Aragona nei primi anni del regno di lui; Galeazzo, figlio del precedente, sposò una figlia di Ludovico il Moro, che gli portò in dote la città di Voghera, fu nominato in seguito gran scudiero di Francesco I re di Francia e morì combattendo valorosamente nella battaglia di Pavia; Roberto, grande ammiraglio del regno, fu creato, nel 1463, principe di Salerno; Ruggiero fu duca di Amalfi e duca di San Marco; Luca fu creato principe di Bisignano da re Ferrante d'Aragona; Antonello, principe di Salerno, e Berardino, principe di Bisignano, furono tra i baroni del regno che chiamarono Carlo VIII contro gli Aragonesi con i quali erano venuti in lotta; Ferrante (v.) fu quarto principe di Salerno; Pietrantonio, capitano di Carlo V, accolse con grande magnificenza l'imperatore nei suoi stati, e fu il primo napoletano a ricevere il Toson d'Oro; Giuseppe Leopoldo, principe di Bisignano, fu nominato da Carlo VI gran giustiziere del regno; Stanislao fu cardinale legato di Forlì. Con Luigi, sedicesimo principe di Bisignano, si estinse il ramo primogenito della casa. Attualmente esiste la linea detta di Marcellinara.
Le rovine del castello dei Sanseverino si erigono ancora nell'odierna cittadina di Mercato Sanseverino (già Sanseverino). Di questa località si ha notizia fin dai tempi di Gisulfo, principe di Salerno, che, nel 943, la concesse al conte di Giffoni. Passata, poi, alla casa Sanseverino, ne furono conti i membri di tale famiglia fin quando, dopo la ribellione di Ferrante Sanseverino principe di Salerno, la regia corte la confiscò. Nel 1556 Carlo V la concesse ai Gonzaga che, a loro volta, la vendettero, nel 1583, ai Carafa, dai quali passò alla casa Caracciolo nel 1596.
Bibl.: S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, Firenze 1580; I. Imhoff, Genealogiae viginti illustrium in Italia familiarum, Amsterdam 1710; L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, VII, Napoli 1804; F. Bonazzi, Le ultime intestazioni feudali registrate nel cedolario di Principato Citra, Napoli 1914; e, in genere, gli storici napoletani.