sano
Nella sua accezione fondamentale, e quindi riferito a persona immune da malattie, è meglio attestato nel Fiore che non nel D. canonico, come risulta dai seguenti esempi: Fiore LXVII 7 se tua donna cade in malattia / ... sì le dirai: ‛ Anima mia, / istanotte ti tenni in mio dormire / intra le braccia, sana, al me' desire... '; CXI 8 dar non credo dovria privilegio / ch'uom sano e forte gisse mendicato; CX 11. Nelle opere canoniche compare nella locuzione ‛ rifar s. ', " guarire " (Pd IV 48 [l'arcangelo Raffaele] Tobia rifece sano; per l'episodio biblico, cfr. Tob. 11, 2-15); è riferito a un organo singolarmente considerato per indicarne la piena efficienza funzionale (Cv III VIII 14 questo soverchiare è fatto... per lo modo che soverchia lo sole lo fragile viso, non pur lo sano e forte) o, estensivamente, qualifica una condizione di vita caratterizzata da uno stato generale di buona salute: Vn XXIII 3 ritornai pensando a la mia debilitata vita; e veggendo come leggiero era lo suo durare, ancora che sana fosse, sì cominciai a piangere fra me stesso di tanta miseria (per la variante sano e per la questione se l'osservazione sia riferibile solo al caso particolare di D. o non piuttosto alla vita umana in generale, v. il commento del Barbi nella sua edizione della Vita Nuova, Firenze 1932).
S. è l'intelletto non traviato dall'errore, naturalmente vivo e non impedito nelle sue operazioni, e perciò capace d'intendere rettamente, com'è spiegato in Cv IV XV 11 lo nostro intelletto si può dir sano e infermo... Sano dire si può, quando per malizia d'animo o di corpo impedito non è ne la sua operazione. Già usata in Le dolci rime 74 Per che a 'ntelletti sani / è manifesto i lor diri esser vani (ripreso in XIV 2, XV 10) a chiusa della confutazione della tesi che la nobiltà s'identifichi con la ricchezza tramandata di padre in figlio, la locuzione è ripresa nel passo del trattato dedicato al commento di quel punto della canzone: XV 17 a quelli intelletti... liberi, espediti e sani a la luce de la veritade, dico essere manifesto l'oppinione de la gente, che detto è, essere vana; e così ai § 10 e 17 mente non sana. Essa ritorna nell'ammonimento rivolto al lettore a comprendere l'allegoria sotto il velo del senso letterale, in If IX 61 0 voi ch'avete li 'ntelletti sani, / mirate la dottrina che s'asconde / sotto 'l velame de li versi strani (e qui la capacità a intendere presuppone anche adeguato addottrinamento) e in Pg VI 36 se ben si guarda con la mente sana, cioè " sgombra da malizia o errore ".
Come aveva bene intuito il Landino (" nell'animo purgato e mondo di peccati, è vera libertà dell'arbitrio, perché è retto, idest non torce dalla vera via, e è sano, perché non oppresso da alcuna non onesta cupidità "), in XXVII 140 Non aspettar mio dir più né mio cenno; / libero, dritto e sano è tuo arbitrio, s. indica l'integrità del volere libero dalla malizia. Con un'accezione ancora più ampia, ugualmente indicativa dei valori morali del dominio sulle passioni e di quelli religiosi della santità, s. compare nella contrapposizione amaramente polemica di Firenze, ancora una volta assunta a simbolo della corruzione e dell'ingiustizia terrena, al popol giusto e sano (Pd XXXI 39) dei beati, nella preghiera di ringraziamento di D. a Beatrice (XXXI 89 La tua magnificenza in me custodi, / sì che l'anima mia, che fatt'hai sana, / piacente a te dal corpo si disnodi) e nell'orazione di s. Bernardo alla Vergine (Ancor ti priego... / che conservi sani, / dopo tanto veder, li affetti suoi, XXXIII 35), dove anzi il tema, così frequentemente affrontato nella Commedia, del graduale risanamento dei moti dell'anima e del loro indirizzarsi verso il loro fine ultimo, Dio, ha la sua naturale conclusione in un puntuale riferimento alla dottrina teologica della perseveranza finale.
Usato in senso figurato vale " onesto ", " retto ". Così, intenzion sana e benigna (Pg XXXII 138) è quella dell'aquila che, nel Paradiso terrestre, copre con le proprie penne il mistico carro, nelle parti che ne avanzano dopo lo scempio fattone dal drago: il passo, allegoricamente allusivo alla donazione di Costantino, trova puntuale corrispondenza nell'esplicito riconoscimento che della rettitudine dei propositi imperiali D. fa in Mn II XII 8 nunquam sua pia intentio eum fefellisset!, e in Pd XX 56 sotto buona intenzion che fé mal frutto, / per cedere al pastor si fece greco.
In un esempio vale " opportuno ", " utile ": Il marinaio... / per fuggir da terra, o appressando / in quella guisa ch'allor gli è più sana, / così governa (Fiore LVI 6).
Riferito a cosa materiale, ha l'accezione di " intatto ", " non guasto dall'uso ": If XXI 9 ne l'arzanà de' Viniziani / bolle l'inverno la tenace pece / a rimpalmare i legni lor non sani, le imbarcazioni " che hanno patito danni o avarie ".