SANCIO III re di Navarra, detto el Mayor
Non si conosce con precisione l'anno d'inizio del suo regno; ma, molto probabilmente, è da porsi intorno al 1000; e coloro che, invece, lo datano dal 970, attribuiscono a Sancio anche il periodo di governo di suo nonno Sancho Garcés II e di suo padre García Sánchez II el Trémulo o el Temblón. Del resto non si sa molto neppure delle sue fortunate imprese, che lo hanno reso il più grande re che abbia avuto la Navarra. Dal padre ereditò questo stato e il primo nucleo del futuro regno d'Aragona, ché il suo bisnonno García Sánchez aveva sposato Endregoto Galinder, figlia dell'ultimo conte di Aragona. E traendo profitto sia di parentele antiche e nuove sia delle guerre civili scoppiate in quel tempo nel califfato di Cordova, le quali richiamarono altrove l'attenzione degli Arabi, egli accrebbe enormemente i proprî dominî. Così, per diritto di successione o per conquista tra il 1018 e il 1025 s'impossessò di gran parte di Sobrarbe e di Ribagorza.
A quanto riferisce lo Zurita, questo sovrano riuscì a rafforzare la propria autorità sulla Cantabria, già conquistata dal nonno. Poi il suo matrimonio con Mayor, o Muña, o Elvira, figlia di Sancho García conte di Castiglia, rese possibile il suo intervento nelle vicende di quest'ultimo stato. Infatti, forse già tra i reggenti della contea per la minore età del cognato García Sánchez, alla sua morte senza discendenza maschile - fu assassinato, forse dai Velas, sulla porta della chiesa di S. Giovanni Battista in León nel 1028 - s'impossessò della Castiglia. Qualche anno dopo, sfruttando la morte di Alfonso V di León, caduto durante l'assedio di Viseo nel 1028, e la debolezza del suo erede Bermudo III, ancora in tenera età, non solo occupò una parte del regno di León, quella posta tra il Pisuerga e il Cea, ma, per poter in seguito stendere la mano sul resto, ottenne per il proprio figlio Fernando la mano di Sancha, sorella di Bermudo. Finalmente, timorosi del suo grande potere, anche altri signori dovettero riconoscere la sua sovranità, perché egli assunse il titolo di re di Pamplona, Aragona, Sobrarbe, Ribagorza, Castiglia, Alava, León, Asturie, Astorga, perfino di Guascogna, Pallars e Barcellona: è da notare peraltro che per Asturie si hanno da intendere quelle di Santillana che facevano parte della Cantabria.
Alla sua morte lasciò lo stato diviso tra i figli: il primogenito García ebbe la Navarra con la città di Nájera, la Guipúzcoa e la Biscaglia; Ferdinando la Castiglia e la citata parte del regno di León, il tutto elevato a regno; l'ultimogenito Gonzalo Sobṙarbe e Ribagorza; il bastardo Ramiro l'Aragona come regno, secondo la leggenda perché protetto dalla regina Mayor che da lui era stata difesa contro i figli, i quali l'avevano accusata di adulterio, e che non aveva voluto come erede dei proprî beni patrimoniali García, il maggiore responsabile dell'oltraggio subito. In tal modo sorsero i due regni di León e Castiglia e di Aragona, che dovevano riconquistare agli Arabi la monarchia spagnola: perché per il suo matrimonio Fernando poté avere anche la corona di León alla morte senza eredi di Bermudo III (1037). Ma così l'unità dello stato di Sancio III fu spezzata, e a tutto detrimento della Navarra, la quale, circondata da ogni parte di monarchie che avevano la possibilità d'ingrandirsi e divenire sempre più potenti, ebbe allora segnato il suo destino.
Al tempo di Sancio III risale l'introduzione nella Navarra della riforma di Cluny.
Bibl.: P. José Moret, Anales del reino de Navarra, Pamplona 1766; Vicente Lafuente, Don Sancho el mayor y su familia, in Revista hispano-americana, I (1881); G. M. Vergara y Martín, La riconquista pirenaica hasta la muerte de Sancho III de Navarra, in Revista contemporanea, 1896-97; L. Barrau-Dihigo, Les origines du royaume de Navarre, in Revue hispanique, 1900; id., Les premiers rois de Navarre, ibid., 1906; E. Ibarra y Rodríguez, La bastardía de Don Ramiro I de Aragón, in Revista de Aragón, IV, 1903; M. Serrano Sanz, Noticias y documentos históricos del condado de Ribagorza hasta la muerte de Sancho Garcés III (año 1035), Madrid 1912; A. Ballesteros y Beretta, Historia de España, II, Barcellona 1920.