Sana’a (San‛ā’) Città dell’Arabia meridionale (2.779.317 ab. nell'aggl. urb. nel 2017), capitale dello Yemen. È situata a 2350 m s.l.m., su un altopiano, a E del rilievo che orla la sezione sud-occidentale della Penisola Arabica. Una strada asfaltata costruita negli anni 1960 da tecnici cinesi collega S. al porto di Hodeida, sul Mar Rosso. La città ha forma allungata da E a O ed è composta da 2 nuclei distinti: a E quello propriamente arabo, che è il centro amministrativo e commerciale; a O quello residenziale, costruito dai Turchi alla fine del secolo scorso e comprendente anche il quartiere ebraico. Fra i due nuclei sorge il palazzo dell’imā’m. Nella città antica, cinta da mura, si trovano gli edifici più notevoli e la grande moschea nell’antico nucleo arabo. S. è uno dei più importanti centri culturali arabi, sede di una università musulmana e di altri istituti d’istruzione, e il principale scalo portuale del paese. Le poche industrie hanno carattere artigianale (lavorazione dell’oro e dell’argento, intaglio delle pietre preziose, tessitura). Nel 1986 è stata dichiarata patrimonio dell’Umanità. Aeroporto internazionale.
La storia della città, certo antichissima, entra in piena luce con la conquista abissina (525 ca. d.C.), provocata dalla politica anticristiana del re himyarita Dhū Nuwās. S. divenne la capitale del nuovo regno. Centro musulmano dal 632 d.C., fu sede di un imamato zaidita dal 9° sec. e fu nominalmente sottoposta alla sovranità turca dall’inizio del 16° sec.; i Turchi la occuparono effettivamente solo dal 1872. Capitale del regno dello Yemen dal 1918 al 1948 (quando lo divenne Taizz), nel 1962, con la proclamazione della Repubblica araba dello Yemen, tornò a essere la capitale del paese, rimanendolo anche dopo l’unificazione di quest’ultimo con la Repubblica Popolare Democratica dello Yemen (1990).