SAN SEBASTIANO (sp. San Sebastián; A. T., 41-42)
Città della Spagna, capitale della provincia basca di Guipúzcoa. La città (43°19′30″ N., 1°59′ 20′′ O.) è in una splendida posizione, alla foce del Río Urumea, in una penisola fra due baie (Zurrula, Concha), tra il M. Igueldo ad occidente e il M. Ulía ad oriente. La parte più antica si addossa alle pendici dell'Urgull (tra questo e il fiume), che sulla sinistra dell'Urumea chiude, con l'isoletta di S. Clara, la baia semicircolare della Concha. A S. dell'Alameda, che segna il limite del vecchio centro (con vie strette, e piazze circondate da portici), si stendono i nuovi quartieri - a pianta geometrica con larghi viali e lussuosi edifici - che di recente si sono estesi sulla riva destra dell'Urumea (Barrio de Gros), dov'è anche la più importante (Estación del Norte) delle tre stazioni ferroviarie cittadine (le altre due sono quelle de Bilbao o d'Amara, e de Peñaflorida). S. Sebastiano (in basco Donostia e più anticamente Izurum) ebbe importanza nel Medioevo, prima della fondazione di Bilbao, come porto di commercio con l'Europa settentrionale. Distrutta dagli Anglo-Portoghesi nel 1813, fu subito ricostruita, ma il suo sviluppo è recente, e fu in sostanza determinato dall'esser stata prescelta, nell'ultimo quarto del secolo XIX, come residenza estiva dei reali di Spagna. Oggi è centro turistico dei più modernamente attrezzati (bagni di mare sulla splendida spiaggia della Concha, ma di recente anche stazione invernale, data la mitezza del suo clima), nonché sede di ben avviate industrie (vetrerie, prodotti chimici, costruzioni navali) e di fiorenti commerci.
Il movimento dei forestieri durante l'estate supera in media le 50 mila persone. S. Sebastiano, che contava meno di 15 mila abi- nel 1835, ne aveva 38 mila nel 1900 e 80 mila nel 1935. Di questi, 60 mila vivono accentrati, il resto sparsi nei numerosi barrios dei dintorni.
Monumenti. - La chiesa di S. Vincenzo, ricostruita nel 1507 da Miguel de Celay e da Juan de Urrutia, è a tre navate di uguale altezza, coperte da vòlte a stella, con transetto e con abside poligonale, il tutto rimodellato con aggiunte nel 1892. Il convento e la chiesa dei domenicani, dedicata a S. Telmo, sono anche opera isabelliana, benché non finiti prima del 1551; ne aveva dato i disegni Martín de Santiago ed eseguiti i lavori Martín de Burbocoa, Martín Sagarcola e Juan de Santisteban, il quale ultimo costruì due grandi cappelle; nel chiostro, opera dello stesso artista, si manifesta già il Rinascimento di tipo francese.
Attualmente una graude parte del convento è stata adibita a Museo storico, etnografico e d'arte antica e moderna, e la chiesa è stata decorata dal pittore Josep-María Sert. La chiesa di Santa Maria, incominciata nel 1743 da Pedro-Ignacio de Lizardi e Miguel de Salazar, fu terminata soltanto nel 1764 da Francisco de Ibero, formatosi nell'esecuzione del collegio di Loyola, diretta da suo padre sul progetto di Carlo Fontana: è a tre navate in cui le vòlte a stella, ancora di tipo gotico, sono combinate con l'ordine classico; la facciata ha come elemento principale una grande nicchia con statue ed è ornata con ricchezza.
Storia. - Ricordata fino dal 1014, San Sebastiano ottenne, nella 2ª metà del sec. XII, da Sancio VI di Navarra le sue franchigie, confermate poi anche dopo la riunione della regione (la Guipúzcoa) alla Castiglia. Fu innalzata al rango di città solo nel 1662; ma fin dal Medioevo fiorì per l'attivo commercio marittimo, che le permise di riprendersi sempre dopo le devastazioni e i danni provocati sia dalle guerre (assedio del 1512, ecc.), sia da numerosi incendî.
Bibl.: A. Pirala, Provincias Vascongadas, in España, sus monumentos y artes, su naturaleza e historia, Barcellona 1885; C. Echegaray, Las Provincias Vascongadas a fines de la Edad Media, San Sebastiano 1895; Fr. F. de Mendoza, El convento de domínicos de San Telmo en San Sebastián, in Euskalerriaren Alde, 1911-1912; J. Peñuelas, La iglesia de Santa María de San Sebastián, in Boletín de la Sociedad española de excursiones, 1918; A. Calzada, Historia de la arquitectura española, Barcellona 1933.