SAN QUINTINO (Saint-Quentin; A. T., 32-33-34)
Città della Francia settentrionale, capoluogo di circondario nel dipartimento dell'Aisne, con 49.448 ab. (1931). È costruita ad anfiteatro sulle alture che dominano la riva destra della Somma, sopra il bacino dove si congiungono il Canale di Crozat e quello di San Quintino che allacciano le vie fluviali della Somma e dell'Oise con quelle della Schelda. È sede di sottoprefettura, di tribunale di prima istanza e di commercio. È la città industrialmente più attiva del dipartimento dell'Aisne e una delle più attive della Francia settentrionale. Ha molto sofferto per la guerra mondiale: su 14.000 case 10.000 sono state abbattute o gravemente danneggiate e assai diminuita è la popolazione che era nel 1914 di 55.571 ab. L'industria più notevole è quella della filatura e tessitura del cotone e del lino, ma vi sono anche fabbriche di ricami e di trine, officine di costruzioni meccaniche e varî altri stabilimenti. Da questa attività industriale deriva anche un buon commercio che si svolge in gran parte attraverso la rete dei canali.
È servita da importanti linee delle ferrovie del Nord che uniscono la Francia al Belgio e alla Germania.
Monumenti. - La chiesa di S. Quintino, per quanto sia una semplice collegiata, ha le dimensioni di una grande cattedrale. Si cominciò a costruirla alla metà del sec. XIII, forse su disegni di Villard de Honnecourt. Fu gravemente danneggiata durante la guerra mondiale e subisce ora un restauro completo. Ha una navata, due transetti, il coro molto più ampio della navata, con deambulatorio e sette cappelle a raggiera. La sua struttura è completamente gotica e assai ardita. La facciata non ne fu mai eseguita. All'interno il recinto del coro conserva alcune parti del sec. XIV. Nella cripta, rifatta nel sec. XIII, sono antichi sarcofagi con i corpi di S. Quintino e dei suoi compagni. Il Palazzo del comune, notevole edificio gotico, fu cominciato nel 1331 e compiuto al principio del sec. XVI. Sul loggiato terreno, la facciata è ornata al primo piano da belle sculture tra le finestre; la parte alta reca tre frontoni e dietro quello di mezzo un campanile (costruito per la prima volta nel 1759) con carillon. Le antiche invetriate della sala maggiore furono distrutte al tempo della guerra franco-prussiana. Il museo La Tour ebbe la stessa sorte durante la guerra mondiale, ma i pastelli del La Tour erano stati messi al sicuro dall'esercito tedesco e furono resi nel 1919, rimessi a posto nel 1931 in un nuovo edificio eretto dall'architetto P. Bigot. Sono specialmente studî che il La Tour faceva per i suoi grandi pastelli, conservandoli presso di sé, e ch'egli donò morendo alla sua città natale.
Storia. - Forse succedette all'agglomeramento più antico di Vermand, a qualche chilometro di distanza, come capitale della tribù gallica dei Veromandui. Preso il nome di Augusta Veromanduorum dopo la conquista romana, cambiò il nome, in un'epoca che non ci è esattamente nota, in seguito al martirio avvenuto nel 287 di Gaio Quintino, venuto dall'Italia. Si sostiene da taluni che S. Ilario ne fu il primo vescovo, ma in seguito alle invasioni San Medardo trasportò la sede episcopale a Noyon, risparmiata dai barbari. Invece S. Eligio vi fondò verso il 645 una collegiata, che fece ricominciare i pellegrinaggi di una volta.
San Quintino ebbe vita oscura durante l'epoca carolingia e all'inizio di quella dei Capeti; ma ben presto vi si sviluppò l'industria dei drappi, come era avvenuto nei paesi fiamminghi. Così San Quintino divenne la città più importante del Vermandois, e non ci si può meravigliare ch'essa ottenesse dalla contea una carta comunale, una delle prime della regione, nel 1080, migliorata nel 1103.
Nel 1186, essendo stato riunito alla corona il Vermandois, Filippo-Augusto confermò alla città tale diploma: e v'insediò però nel 1210 una magistratura.
Carlo IV il Bello soppresse il comune nel 1322: restaurato da Filippo di Valois nel 1346, il comune fu abolito definitivamente quando i due corpi degli scabini e dei giurati si fusero nel 1362, sotto il controllo del magistrato. Dopo questo periodo di vita comunale, durante il quale si consolidò la sua prosperità, San Quintino decadde economicamente per diverse cause. Inoltre, data la vicinanza al confine settentrionale della Francia, in una valle aperta alle invasioni, San Quintino fu più di una volta devastata dalla guerra (per la famosa battaglia del 10 agosto 1557, v. appresso). I bastioni di San Quintino vennero demoliti nel 1810. Durante la guerra franco-prussiana del 1870-71, San Quintino fu attaccata l'8 ottobre 1870 e in sua prossimità il Faidherbe sostenne l'eroico combattimento del 19 gennaio 1871.
La battaglia di San Quintino. - Fu combattuta il 10 agosto 1557 fra l'esercito spagnolo agli ordini di Emanuele Filiberto di Savoia e l'esercito francese comandato dal contestabile A. de Montmorency. Emanuele Filiberto assediava con 53.000 uomini la città di San Quintino per aprirsi la via verso Parigi; il Montmorency si accostò con 24.000 uomini alla città, allo scopo d'introdurvi dei soccorsi. Gli assedianti erano quasi tutti dal lato nord e nord-est della piazza: dalla parte meridionale non c'era che un corpo d'osservazione di tremila archibugieri: da questo lato scorreva la Somma fra paludi consentendo un solo accesso, occupato dalla strada San Quintino-La Fère; un altro passaggio sul fiume era solo tre chilometri più a est. Il Montmorency volle soccorrere la città da questa parte quasi sgombra di nemici; a protezione contro i 3000 archibugieri spagnoli mandò i suoi 2000 cavalli leggieri, facendone distaccare un centinaio a guardia del ricordato passaggio della Somma; e con una decina di barche che aveva fatte trasportare su carri poté far passare il fiume e introdurre in città 500 uomini. Ma il tutto avvenne con grande lentezza e disordine, di pieno giorno: non era possibile che l'intelligente ed energico duca di Savoia rinunziasse, con tanta superiorità di forze, a far pagar cara l'imprudenza al nemico. In verità però, tale superiorità era molto relativa, perché egli non avrebbe potuto raggiungere, circuire e battere il nemico che con la cavalleria e al più con l'artiglieria leggiera. Pure il duca non esitò: 8000 cavalieri montarono in arcione, e il passo della Somma fu tosto forzato. Con molto ritardo il Montmorency mandò da quella parte il grosso della sua cavalleria pesante, mentre l'esercito iniziava la ritirata: artiglieria in testa, fanteria in tre masse di picchieri al centro, il resto della cavalleria pesante in coda. In tal modo a protezione del fianco e delle spalle della fanteria in ritirata venne a trovarsi tutta la cavalleria (4000 cavalli): uomini d'arme, quindi cavalli leggieri, poi ancora uomini d'arme. Contro di essi si rovesciò la massa più che doppia della cavalleria avversaria, ed ebbe presto il sopravvento. La fanteria restò così abbandonata a sé: pure ben serrata e protetta dalla sua selva di picche riuscì in un primo tempo a respingere la furia nemica: ma agli Spagnoli riuscì di porre in linea alcuni pezzi d'artiglieria leggiera, sconvolgendo con quelli le dense masse dei picchieri. Dopo di che riuscì ai cavalieri di penetrarvi dentro e di sfasciarle completamente. Due terzi dell'esercito francese andarono distrutti; le perdite spagnole non superarono i 600 uomini.
Nella storia dell'arte militare la battaglia di San Quintino è notevole perché mostra la rotta di tre quadrati di picche non già per l'azione di altri picchieri sostenuti dalle armi ausiliarie, ma per l'azione combinata di sola cavalleria e artiglieria. I quadrati di picche che dalla guerra burgundica (1476-77) alla battaglia di Ceresole d'Alba (1544) erano apparsi invincibili dalle altre armi, venivano ora per la prima volta battuti e annientati dalle sole armi accessorie. Si potrebbe però obiettare che si tratta di tre masse di fanteria già in ritirata, in ordine di marcia assai più che in ordine di battaglia. Altri ha voluto vedere uno dei primi esempî di battaglia con fronte rovesciato: ma si tratta soprattutto di un attacco di sorpresa da parte di masse di cavalleria bene snodate contro un nemico in marcia. E qui forse è la maggior novità: nella rapidità e scioltezza con cui operò una così ingente quantità di cavalleria: si è ormai lontani dal macchinoso e lento procedere della cavalleria medievale.
Bibl.: Lecoq, Mayeurs et échevins de Saint-Quentin, San Quintino 1672; Barlemont, Histoire de l'émancipation communale dans le Vermandois, in Travaux de la Société académique de Saint-Quentin, s. 3ª, X (1873); Le libre rouge de l'Hôtel de Ville de Saint-Quentin, San Quintino 1880; H. Sauvage, Saint-Quentin, sa seigneurie et ses servitudes, ivi 1896. - Per la battaglia, v. specialmente: La guerre de 1557 en Picardie (vol. miscellaneo), san Quintino 1896; Henning von Koss, Die Schlachten bei S. Quentin und bei Gravelingen, Berlino 1914; P. Maravigna, Vita militare, nel vol. miscellaneo Emanuele Filiberto, Torino 1928.