SAN MINIATO (A. T., 24-25-26 bis)
MINIATO Città della Toscana nella provincia di Pisa da cui dista 37 km. verso levante. La città si dispiega per circa 2 km. sulle sommita delle alture che chiudono a sud la valle dell'Arno tra la confluenza dell'Evola e quella dell'Elsa, a 136 m. s. m. Sino al 1927 fu capoluogo di uno dei circondarî in cui si suddivideva la provincia di Firenze; oggi la città, che annovera nel suo centro urbano 2390 ab., è specialmente un centro agricolo e commerciale nel cuore di una delle più feraci e ridenti sezioni del Valdarno inferiore che le sistemazioni idrauliche ed agrarie hanno valso negli ultimi secoli a trasformare potentemente, come attesta l'incremento della popolazione. Questa, che per il comune di San Miniato, vasto kmq. 109,70, era nel 1551 di 3945 abitanti, saliti a 8495 nel 1745, e a 14.267 nel 1833, risultò di 15.639 nel 1861 e salì nel 1931 a 21.110 dei quali la metà ripartita in 20 centri minori oltre il capoluogo e l'altra metà sparsa per le campagne. San Miniato è stazione della ferrovia Pisa-Firenze a 4 km. dal centro urbano.
Monumenti. - Le dà un aspetto pittoresco e caratteristico l'alta torre che con i ruderi della rocca imperiale (sec. XIII) s'erge sulla cima del colle. La cattedrale (sec. XII) fu ingrandita nel 1488 e restaurata nel Settecento; nell'interno: un bassorilievo di Giroldo del fu Iacopo da Como (1274), un fonte battesimale (sec. XV), una tavola d'altare di Neri di Bicci (1463). La chiesa dei domenicani (sec. XVI) ha pitture di Giovanni del Biondo, Giusto di Andrea, Mariotto di Nardo, del "maestro di San Miniato", del Poppi, e di altri; la tomba a Giovanni Chellini (morto nel 1461), attribuita a Bernardo Rossellino. Nella chiesa di S. Francesco (1343-1480) un coro ligneo e avanzi di una tomba e arca dei Frescobaldi (1308), affreschi (sec. XV). Nella chiesa di S. Maria della Misericordia: scultura lignea e policromata (sec. XV). Nell'interno del palazzo comunale: atrio e scala (sec. XIV), sala del consiglio con stemmi dei vicarî e affresco (1393), la cappella del Loretino con cancellata di ferro battuto (sec. XIV) del senese conte di Lello, altare ligneo (sec. XVI). Palazzo Grifoni costruito da Baccio d'Agnolo. Nella chiesa di S. Chiara: un crocifisso dipinto da Deodato di Orlando (1301), un bassorilievo (1352), una predella di Francesco Granacci (1562), due tavole d'altare del Cigoli. Nella Madonna del Fortino (sec. XV): tavola d'altare (sec. XV).
Storia. - La cittadina di S. Miniato ebbe origine da un borgo formatosi intorno ad una chiesa dedicata al martire fiorentino, sorta nel sec. VIII nel luogo stesso dove era fiorito il vico romano di Quarto. Il borgo era annesso alla pieve di S. Genesio e dipendeva dal vescovo di Lucca; ben presto fu fortificato e vi fu eretto un castello. Un cronista locale, Lorenzo Bonincontri, narra che Ottone I vi dimorò nel 962 e lo fece residenza di un vicario imperiale: di qui il nome di S. Miniato al Tedesco. Tale asserzione non è avvalorata da nessun documento, né da altra testimonianza attendibile. È invece sicuro che nel sec. XII la terra si reggeva con proprî magistrati, che si trovò coinvolta in lotte tra Fiorentini, Lucchesi e Pisani, e che una parte almeno dei suoi abitanti emigrò verso il piano, trasferendosi nel vicino Borgo S. Genesio, ma tosto, forse non sentendosi troppo sicura, tornò in patria. Federico Barbarossa ed Enrico VI transitando per la Toscana si fermarono più volte a S. Miniato; nel 1209 vi fu Ottone IV, e, dopo di lui Federico II, da cui la terra fu oltremodo beneficata; egli volle infatti vi risiedesse stabilmente un vicario imperiale, vi fece costruire da Corrado di Spira la celebre rocca, dove fu condotto prigioniero e accecato Pietro della Vigna, e attribuì ai Sanminiatesi il territorio di San Genesio da loro distrutto dalle fondamenta.
Morto Federico, il comune, dopo un momentaneo riavvicinamento a Firenze, inviò le sue milizie a Montaperti a fianco dei cavalieri di Manfredi; ricevette perciò favori dello Svevo e fu centro di una lega ghibellina. Ma, dopo il 1272, si schierò coi guelfi e con gli Angiò, e combatté a Campaldino a favore di Firenze, cui rimase fedele anche in seguito. Per questa sua politica ebbe a soffrire assalti e ribellioni di castelli per opera dei Pisani, di Uguccione e di Castruccio. Va notato che Rodolfo d'Asburgo e Alberto d'Austria avevano antecedentemente inviati a S. Miniato vicarî imperiali, ma con scarsissima autorità: l'ultimo della serie fu Giovanni di Celoria nel 1294. Nel 1387 alcuni nobili banditi per la loro superbia e l'odio contro i popolani vollero sottrarre la terra all'alleanza e al controllo di Firenze; i Fiorentini la assediarono e presala la assoggettarono definitivamente, nel 1389, non senza esercitare fiere vendette. Alcune famiglie, e tra esse i Mangiadori, furono bandite perpetuamente, sicché nel 1397, nel 1402, nel 1431, per istigazione di Iacopo di Appiano, di Gian Galeazzo Visconti, dell'imperatore Sigismondo, reiterarono invano i tentativi di rientrare in patria e abbattere il dominio fiorentino. Nel 1529, durante l'assedio di Firenze, San Miniato fu occupato dagli Spagnoli, ripreso e riperduto dal Ferrucci. Visse. poi vita tranquilla sotto i Medici, che nel 1612 l'intitolarono città e ne ottennero dal papa l'elevazione a diocesi, e sotto i Lorenesi. Il 29 giugno 1797 vi passò Napoleone Bonaparte, la cui famiglia era oriunda di S. Miniato, per salutare un canonico suo parente.
Bibl.: L. Bonincontri, Annales, in Muratori, Rer. It. Script., XXI, Milano 1723 segg.; G. Rondoni, Memorie storiche di San Miniato al Tedesco, San Miniato 1876; F. Galli-Angelini, La famiglia Buonaparte e la sua origine sanminiatese, ivi 1922. Per i monumenti: G. Piombanti, Guida della città di San Miniato, San Miniato 1894; G. Carocci, Il Valdarno da Firenze al mare, Bergamo 1906, pp. 84-97; G. Dainelli e G. Poggi, Toscana, Firenze 1924, pp. 27-28.