San Miniato al Monte
Miniato Chiesa d'Oltrarno, uno dei più insigni monumenti dell'architettura romanica. La chiesa, che con l'armonica facciata a scomparti geometrici di marmo bianco e verde di Prato domina Firenze dall'alto del Monte alle Croci, fu eretta, su una precedente costruzione religiosa di età carolingia, dal vescovo Ildebrando agl'inizi del sec. XI.
Arricchita di notevoli opere d'arte nei secoli successivi (tra le quali il mosaico absidale del 1297, la sacrestia con gli affreschi delle Storie di s. Benedetto di Spinello Aretino, la cappella del Crocifisso di Michelozzo del 1448, e quella del cardinale di Portogallo con la volta dei Della Robbia del 1461-1466), la chiesa era amministrata ai tempi di D. (dal 1288) dall'Arte dei Calimala.
In Pg XII 100-105 D. evidenzia la posizione eminente di San M. che soggioga Firenze (la ben guidata) sopra Rubaconte, sopra il ponte alle Grazie, e ne ricorda le anguste e ripide scalee, che a un certo punto della salita ‛ rompevano ' a man destra... / del montar l'ardita foga, per fornire al lettore un valido termine di paragone con la ripidissima scala, come quella di San M. angusta al punto che quasi se ne toccano i due lati (ma quinci e quindi l'alta pietra rade, v. 108), che dalla prima sale alla seconda cornice del Purgatorio.
Le scalee, aggiunge D. con amara ironia, furono costruite ad etade / ch'era sicuro il quaderno e la doga, quando cioè gli amministratori di Firenze non si abbassavano, come avvenne nel 1283 (v. DOGA) e nel 1299 (v. MONFIORITO da CODERTA), a infelici atti di disonesta prevaricazione.
Appare comunque evidente che come l'evocazione dei due scandali resta in definitiva uno spunto polemico piuttosto generico - fuori tono nel contesto dell'episodio, benché agevolmente situabile nella linea di tutto il discorso dantesco tramato, particolarmente nel Paradiso, in continue opposizioni tra onestà antica e corruzione presente -, altrettanto generico è da considerare il riferimento cronologico all'etade in cui furono costruite le scale di San M., citato soltanto per ribadire appunto l'utopistica nostalgia di D. per un'età ormai trascorsa di purezza morale e di equilibrio di forze.