SAN MARTINO VALPERGA, Enrico, conte di Maglione
SAN MARTINO VALPERGA, Enrico, conte di Maglione. – Nacque a Torino l’11 marzo 1863, dal conte Guido San Martino Valperga (Torino, 21 febbraio 1834-Sestri Levante, 11 agosto 1916) e dalla nobildonna viennese Rosalia Mayer (morta a Roma l’8 marzo 1888), già vedova del diplomatico piemontese conte Alessandro Oreglia d’Isola.
Il casato dei San Martino, che prende nome da una piccola località del Canavese, era uno dei più antichi del Piemonte (XI secolo) e vantava la discendenza da Arduino d’Ivrea. Enrico apparteneva al ramo dei San Martino della Torre di Bairo, dal quale ebbero origine i San Martino Valperga. Da Guido e Rosalia nacque anche Arduina (Torino, 14 ottobre 1868-Roma, 25 maggio 1963), poi sposa di Giuseppe Maria Boncompagni Ludovisi, principe di Piombino (1865-1930).
Terminati gli studi al ginnasio con due anni di anticipo, il conte Enrico si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza a 15 anni, laureandosi tre anni dopo. Al contempo manifestò una decisa inclinazione per la musica, incentivata presumibilmente dal favorevole ambiente familiare. La madre Rosalia era infatti un’appassionata cultrice di musica: aveva preso lezioni da Sigismund Thalberg e si dilettava a suonare con la violinista Teresina Tua. Giovanissimo, San Martino fu allievo di Carlo Rossaro per il pianoforte, studiò inoltre violoncello e armonia e contrappunto con Carlo Casella, padre di Alfredo. Fra i maestri frequentati a Torino ci furono probabilmente anche Tancredi Ferraris per il violoncello e Lorenzo Bellardi per l’armonia. Nel 1886 s’iscrisse alla Società del Whist, nata nel 1841 nel Caffè Florio su impulso di Camillo Benso di Cavour, e confluita, un secolo dopo (1946), nell’Accademia filarmonica.
A seguito della nomina (giugno 1886) del padre Guido a senatore del Regno d’Italia, nel 1887 si stabilì a Roma, dove sposò, nel 1909, la ventenne Madeleine Fourton (Parigi, 1899-Roma, 13 settembre 1955): il matrimonio non diede figli.
Grazie anche alle relazioni paterne con l’alta società romana, San Martino entrò subito nei massimi livelli della vita culturale cittadina, di cui divenne presto un protagonista; ricoprì cariche direttive nelle maggiori istituzioni musicali e teatrali: nel 1888 fu presidente del Circolo dei musicisti di Roma; dal 1892 al 1893 presidente dell’Accademia filarmonica romana; nel 1895 presidente della Regia Accademia di Santa Cecilia e dell’annesso liceo musicale, carica che mantenne fino alla morte (1947); nel 1905 presidente del consiglio d’amministrazione della Drammatica compagnia di Roma (anche detta Stabile romana, la prima compagnia di moderna concezione nella storia del teatro italiano); dal 1908 al 1911 presidente del comitato esecutivo dell’esposizione artistica per il cinquantenario dell’Unità d’Italia; dal 1917 al 1919 presidente della Società italiana di musica moderna; nel 1918 presidente del consiglio d’amministrazione della Società Ars Italica, cui fu affidata la gestione del teatro Argentina e di altri teatri romani; nel 1922 fondatore dell’Unione nazionale dei concerti, costituita presso l’Accademia di Santa Cecilia; nel 1923 presidente della Commissione dell’Ente autonomo del Teatro nazionale dell’Opera in Roma, mediante la quale favorì la successiva acquisizione da parte del Comune di Roma (1926) della maggioranza delle azioni nella Società teatrale internazionale (nella quale fu consigliere delegato), allora proprietaria del teatro Costanzi; nel 1929 membro del comitato di gestione provvisoria dello stesso teatro dell’Opera, nel frattempo ceduto interamente al Governatorato di Roma; nel 1942, su nomina del ministro della Cultura popolare, presidente del Comitato per la stagione di opere contemporanee da svolgersi alla Scala di Milano e all’Opera di Roma (divenuta, per regio decreto del 4 maggio dello stesso anno, Ente autonomo del Teatro Reale dell’Opera).
Oltre che di musica e di teatro, San Martino si occupò anche del settore del cinema e delle arti figurative. Nel 1919 entrò a far parte del consiglio direttivo dell’Unione cinematografica italiana, che aveva per scopo «di esercitare, sia in Italia che all’estero, l’industria e il commercio cinematografico sotto qualsiasi forma, compreso l’esercizio dei cinematografi e tutte le altre industrie sussidiarie» (Enrico di San Martino e la cultura musicale europea, 2012, p. 450); nel 1932 fu presidente del Consiglio direttivo della neonata Scuola nazionale di cinematografia, costituita inizialmente presso l’Accademia di Santa Cecilia e divenuta poi, una volta staccatasi dall’accademia e dal controllo di San Martino, Centro sperimentale di cinematografia (1935).
In campo artistico va ricordato il suo impegno, dal 1898 al 1910, come presidente della Società amatori e cultori delle Belle arti (fondata a Roma nel 1829), carica che ricoprì con l’intento di sostenere l’affermazione culturale della capitale a livello nazionale. Dopo la citata esperienza come organizzatore dell’esposizione artistica del 1911, nel 1912 accettò la proposta, avanzata da un gruppo di giovani artisti (in particolare da Camillo Innocenti), di presiedere una nuova associazione denominata Secessione, che aveva per obiettivo lo svecchiamento dell’ambiente artistico romano e l’apertura agli orizzonti internazionali. Nel 1927 fu nominato presidente delle esposizioni quadriennali nazionali d’arte, le grandi rassegne sulle quali doveva basarsi il sistema artistico in epoca fascista, carica che mantenne fino alla caduta del regime. Nel 1935 divenne socio dell’Académie des beaux-arts, per conto della quale – primo straniero invitato come relatore, a testimonianza della sua vicinanza alla cultura francese – tenne il discorso celebrativo dei 140 anni dalla fondazione dell’Institut de France, di cui era socio.
La sua attività politica, dedicata essenzialmente agli ambiti dell’istruzione, della cultura e dello spettacolo, riguardò sia incarichi municipali (nel 1899 fu consigliere municipale, nel 1905 assessore per la pubblica istruzione e le belle arti del Comune di Roma), sia funzioni parlamentari. Il 3 giugno 1911, in seguito al successo ottenuto come presidente dell’esposizione per il cinquantenario dell’Unità, fu nominato Senatore del Regno, su proposta di Giovanni Giolitti, carica dalla quale decadde il 5 dicembre 1944, per decreto dell’Alta Corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo.
Finanziere dotato di ingenti mezzi economici, San Martino ricoprì anche incarichi di rilievo come consigliere d’amministrazione in importanti istituzioni bancarie italiane, tra cui la Banca commerciale italiana (dicembre 1914-marzo 1933). Fu inoltre insignito di numerose onorificenze (tra le altre, gran croce dell’Ordine della Corona d’Italia, commendatore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, Medaglia d’oro per i benemeriti dell’Istruzione) e membro di diversi enti e associazioni, tra cui il Club Aviatori (socio fondatore, 1907-09), la Lega navale (vicepresidente, 1919-23), la Società geografica italiana (socio dal 1910), l’Ente morale Ennio Quirino Visconti (consigliere d’amministrazione dal 1924).
Sebbene avesse sempre mantenuto la residenza in Roma, San Martino viaggiò molto. Le sue iniziative in campo internazionale s’intensificarono con la fondazione, nel 1929, della Federazione internazionale dei concerti, un progetto pionieristico ideato da San Martino all’indomani della trasformazione dell’Unione nazionale concerti in Associazione nazionale fascista degli enti e società di concerti, con lo scopo di affrontare e risolvere anche a livello internazionale le questioni emerse nell’organizzazione della vita musicale italiana. Rimasta sotto la presidenza di San Martino fino al 1938, la federazione diede vita nel dopoguerra agli attuali International Music Council (fondato nel 1949 presso l’UNESCO) e Federazione mondiale dei concorsi internazionali di musica. Gli ultimi anni di vita, dopo la caduta del fascismo, lo videro ancora alla guida della prediletta Accademia di Santa Cecilia, dalla cui presidenza non venne mai rimosso.
Morì a Roma il 14 luglio 1947.
Alla luce del suo ricco percorso biografico, il conte Enrico di San Martino può essere considerato uno degli operatori culturali più capaci e influenti della prima metà del Novecento. I suoi meriti non si limitano alla cura dell’Accademia di Santa Cecilia, che sotto la sua guida divenne un’istituzione modernamente organizzata, in grado di competere a livello internazionale per qualità della compagine orchestrale e dell’offerta musicale. San Martino si adoperò in molte altre imprese, con la singolare virtù di saper tradurre in progetti concreti le più diverse istanze culturali. Nei campi della musica e del teatro, la sua attività s’ispirò da un lato alla valorizzazione della tradizione e alla riscoperta di opere ingiustamente dimenticate, dall’altro alla promozione del nuovo e dei giovani meritevoli, secondo un indirizzo eclettico, geograficamente e storicamente onnicomprensivo, e in una prospettiva socialmente pedagogica, che nelle arti vedeva uno strumento fondamentale di istruzione del popolo. Le prime iniziative di San Martino prefigurarono dunque, per molti versi, le tendenze della politica culturale e musicale del partito fascista (al quale egli aderì nel 1924), oscillanti tra tradizione, modernismo e populismo. Il conte non si propose tuttavia come mero punto di riferimento istituzionale per i numerosi artisti, intellettuali e musicisti con cui venne a contatto (da Gabriele D’Annunzio a Casella, da Gianfrancesco Malipiero ad Anton Giulio Bragaglia, solo per citare qualche esempio), ma seppe fungere anche da fulcro di propulsione e gravitazione capace di attrarre, invogliare, consigliare i fautori del rinnovamento teatrale e musicale, contribuendo a plasmare o a far nascere istituzioni artistiche, musicali e pedagogiche che sono tuttora operanti in Italia e all’estero. Insieme ad alcuni suoi scritti dedicati alla musica, al teatro e alle belle arti, sono questi i frutti più rilevanti e ancor oggi tangibili di un operato che ebbe un ruolo fondamentale per lo sviluppo della vita culturale italiana del Novecento.
Opere. Saggio critico sopra alcune cause di decadenza nella musica italiana alla fine del secolo XIX, Roma 1897; l teatro lirico a Roma, Roma 1899; Sulle belle arti. Discorso del senatore Enrico San Martino, pronunziato nella tornata dell’11 giugno 1913, Roma 1913; Ricordi, Roma 1943.
Fonti e Bibl.: E. di S. M. e la cultura musicale europea, a cura di A. Bini, Roma 2012, p. 450; E. di S. M. V., scheda del Senato della Repubblica – Senatori dell’Italia liberale.