SAN MARINO
. Storia (XXX, p. 729; App. II, 11, p. 786; III, 11, p. 662). - Nel 1977 la popolazione del minuscolo stato era di 20.400 ab. (4628 nella capitale). Il maggior introito economico è costituito dal turismo; nel corso del 1977 i visitatori sono stati 2.564.532. La coalizione di centro-sinistra, che ha governato il paese dalle consultazioni elettorali del 1959, è stata riconfermata dalle votazioni per il Gran Consiglio (8 settembre 1974) anche se i risultati hanno fatto registrare un regresso del Partito democratico cristiano e socialdemocratico, compensato tuttavia dal successo del Partito socialista, terza formazione della coalizione di centro-sinistra. Il Partito comunista ha ottenuto un leggero progresso e i seggi risultano così distribuiti: democratici cristiani 25, socialisti 8, socialdemocratici 9, Movimento della libertà 1, comunisti 15, Partito democratico popolare 1, Comitato per la difesa della Repubblica 1. Una legge approvata nel novembre 1973 ha posto fine alla discriminazione nei confronti delle donne nei pubblici uffici e nel controllo delle proprietà personali: quattro di esse sono state elette al Parlamento, e C. Boscaglia è stata nominata ministro dei Lavori pubblici. In politica estera si registrano gl'incontri con la delegazione italiana per collegare i problemi inerenti allo sviluppo economico (il sen. Fanfani, allora presidente del Consiglio, è stato il primo capo di governo italiano a recarsi in visita ufficiale a S. M. nel 1960) e la visita che una delegazione della piccola repubblica ha compiuto a Pechino nell'ottobre 1972. La delegazione, guidata dal segretario di stato agli Esteri G. Ghironzi, è stata accolta con gli onori riservati a Nixon e Tanaka e il ministro degli Esteri della Cina popolare, Chi Penfei, ha sottolineato i rapporti di amicizia esistenti tra i due paesi.
In politica interna il paese ha risentito dei contraccolpi della crisi economica che negli ultimi anni ha investito l'Italia. Pur rimanendo ferme le caratteristiche essenziali della struttura dei servizi sociali, il disavanzo del bilancio è stato tale da rendere necessaria una riforma tributaria. Sul piano politico si è accentuato il contrasto fra democristiani e socialisti che componevano la giunta di centro-sinistra. Nel 1975, la cosiddetta crisi dei cento giorni si produsse quando appunto i socialisti chiesero alla Democrazia cristiana un rafforzamento dei rapporti con i sindacati e una maggiore apertura verso i comunisti, attraverso l'istituzione di commissioni politico-parlamentari accessibili a tutti i partiti. La tensione che per tutto il 1976 ha caratterizzato i rapporti tra i due partiti componenti la maggioranza è sfociata nel novembre 1977 nella crisi di governo che ha posto fine alla collaborazione fra democristiani e socialisti. Mentre il Partito comunista ha chiaramente espresso la propria volontà di entrare nella coalizione governativa insieme con i democristiani, il Partito socialista, propugnando l'idea di un partito unico della sinistra, ha chiesto un governo di larga coalizione. Nel dicembre 1977 i Capitani reggenti, dopo la rinuncia democristiana a formare il governo a causa del blocco delle sinistre che chiedevano l'ingresso dei comunisti nella maggioranza, conferivano l'incarico ai comunisti. Pur occupando i tre partiti di sinistra la metà dei sessanta seggi componenti il Consiglio grande e generale (comunisti 16, socialisti 9, socialisti unitari 5), la formazione di una maggioranza risultava difficoltosa. Il 29 dicembre i comunisti, a causa dell'intransigente opposizione democristiana, rinunciavano all'incarico: e i Capitani reggenti, dopo un rapido giro di consultazioni, l'affidavano ai socialisti. Questi, constatata l'impossibilità di dar vita a una coalizione di larga maggioranza, rinunciavano a loro volta, rendendo sempre più concreta l'ipotesi di consultazioni elettorali anticipate.