SAN GEMINI (A. T., 24-25-26 bis)
GEMINI Paese e comune dell'Umbria, in provincia di Terni. Il paese, situato su un colle a 337 m. s. m., dista da Terni 13 km. per carrozzabile. Aveva 852 ab. nel 1931. Il comune ha una superficie di 27,87 kmq., per la maggior parte collinosa (le quote estreme sono 120 e 476 m.) e occupata da seminativi (77,7%: cereali soprattutto, poi piante da foraggio; produzione di circa 10.000 q. annui di grano, 1500 di mais e 26-27 di foraggi) e da colture specializzate di piante legnose (10%; quasi tutti oliveti). Dell'area rimanente il 3,5% è a prati e pascoli permanenti, il 3% a boschi e il 5,8% improduttivo. La popolazione (2709 ab. nel 1931) per due terzi vive in case sparse e si addensa soprattutto nella zona compresa tra i 200 e i 400 m.
San Gemini è nota soprattutto come stazione idrominerale per le sue sorgenti di acqua bicarbonato-calcico-carbonica per bevanda. L'acqua di San Gemini è indicata per le malattie dello stomaco e dell'intestino, del fegato, delle vie urinarie. Il paese è dotato di stabilimento per la bevanda; la stagione di cura va da giugno a ottobre.
Monumenti. - Ricordiamo, sebbene di non grande importanza artistica, l'antico palazzo del comune, con grande arcone e scala esterna; la chiesa di S. Francesco costruita nel sec. XV in stile ogivale; un affresco quattrocentesco nell'oratorio di San Carlo rappresentante la Vergine col Bambino e santi, attribuito dallo Gnoli al maestro del trittico di Arrone; un S. Sebastiano in legno, della fine del sec. XV, nella moderna sede comunale; la porta romanica di S. Giovanni (1199) e quella eretta nel 1723 da Scipione Publicola di Santacroce. Nei pressi di questa, fuori della città, si trova la diruta chiesa romanica di S. Niccolò, a pianta basilicale, con portale dagli stipiti e dall'architrave ricoperti d'una decorazione classicheggiante affine agli ornati della porta di S. Salvatore di Spoleto.
Storia. - Si crede sorga in prossimità dell'antica Carsulae, sui ruderi di Casventum o Casventinum distrutta dai Saraceni nell'anno 881. Per la sua ubicazione dominante le terre degli Arnolfi, a confine delle potenti repubbliche di Amelia, Narni e Terni, fu nel Medioevo considerata come punto strategico importantissimo e disputata fra gli stati vicini, specialmente tra il comune di Todi e la Santa Sede, che per più secoli si alternarono nel dominio di San Gemini. Sino alla meta del sec. XIV i Todini, malgrado le ripetute inibitorie dei papi e dei loro legati, pretesero e spesso esercitarono diritti di supremazia su San Gemini e le Terre Arnolfe, ma il cardinale Egidio Albornoz le riunì definitivamente agli stati della Chiesa riservando alla popolazione una sufficiente libertà di reggimento poiché anche nel 1499 il comune di San Gemini patteggiava e faceva pace con quello di Terni. Papa Clemente XI eresse San Gemini in principato per la famiglia romana dei Santacroce-Publicola.
Bibl.: L. Lanzi, Terni (coll. Italia artist., n. 55), Bergamo 1910, pp. 144-47; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I: Il Medioevo, Torino 1927; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1925.