SAN GALLO (A. T., 20-21)
GALLO Città della Svizzera, capoluogo del cantone omonimo, situata in una stretta vallata dell'altipiano molassico svizzero, tra il Rosenberg e la collina di Rotmonten a nord e il Berneck e il Freudenberg a sud.
Il clima è piuttosto aspro (temp. media annua 7°,2) con inverni lunghi e freddi ed estati brevi e non molto calde. Le precipitazioni sono abbondanti specie in estate (1293 mm. annui), frequenti le cadute di neve. Predominano i venti di SO. e NE.: il Fönh soffia di rado.
La città deve la sua origine al monastero omonimo (v. appresso), intorno al quale si formò un piccolo villaggio. Verso la metà del sec. X in seguito alla costruzione di una cinta di mura e alla creazione di un mercato, San Gallo acquistò l'aspetto di vera e propria città. L'antica città sviluppatasi in forma ellittica intorno all'abbazia è tuttora il centro commerciale; il tracciato delle sue strade, tortuoso e complicato, l'aspetto degli edifici destinati per la maggior parte ad uffici pubblici e privati, sono assai diversi da quelli dei quartieri più moderni destinati soprattutto all'abitazione dei cittadini. Le mura di cinta sono state demolite e una strada alberata e giardini sono stati sostituiti agli antichi fossati. Negli ultimi anni la città si è andata estendendo sulle colline vicine e particolarmente sul Rosenberg che è divenuto tutto un quartiere di ville. Dalla metà del sec. XIX la popolazione di San Gallo è notevolmente aumentata: da 17.858 ab. nel 1850 ha raggiunto i 53.796 ab. nel 1900 e i 75.482 ab. nel 1910. Però l'esodo degli stranieri durante la guerra mondiale e la rottura dei rapporti con gli operai dei paesi vicini hanno nuociuto alla città; la popolazione è scesa a 70.437 abitanti nel 1920 e a 64.062 nel 1933. San Gallo si trova al limite di due zone importantissime dal punto di vista economico: le Prealpi, dove l'allevamento del bestiame e l'industria che ne deriva trovano condizioni assai favorevoli al loro sviluppo, e l'altipiano svizzero dove le minori altezze permettono la coltura dei cereali, degli alberi da frutta e anche della vite. Risorsa principale della città è l'industria: San Gallo fin dal Medioevo era conosciuta su tutti i mercati per le sue tele; in seguito poi all'introduzione della tessitura del cotone e al ricamo, la sua importanza è ancora aumentata. San Gallo annovera inoltre numerose fabbriche di macchine, di apparecchi chirurgici, di carta, di caucciù. Attualmente sono impiegati nelle industrie 26.683 operai.
San Gallo è stazione ferroviaria sulla linea Zurigo-WinterthurRorschach, che la mette in comunicazione da una parte con la Svizzera centrale, dall'altra con le valli del Reno, la Germania e l'Austria.
Il monastero di San Gallo. - Fu fondato da S. Gallo, discepolo dell'irlandese S. Colombano, agli albori del sec. VII (613?). Devastato nel 709-712, fu ricostruito nel 720 da Carlo Martello, che vi nominò l'abate Otmaro. Nel 747, per iniziativa di Pipino, vi fu introdotta la regola benedettina. Dal 759 all'816 fu convento del vescovato di Costanza, ma nell'818 divenne abbazia reale e ottenne privilegio di immunità da Ludovico il Pio, mentre nell'854 riusciva a riscattarsi completamente dalla soggezione al vescovato di Costanza.
Nel sec. X il monastero, battuto da invasioni ungare (926, 937) e corroso all'intemo dal rilassarsi della disciplina monastica, decadde. Gli Ottoni lo riformarono più volte e lo legarono sempre più strettamente al partito imperiale, tanto che nella lotta per le investiture il monastero di S. Gallo sostenne fermamente le ragioni di Enrico IV.
Tali legami si rinsaldarono ancora quando l'avvocazia del monastero venne nelle mani dell'imperatore Federico Barbarossa nel 1180. L'abate divenne così uno dei principi dell'impero e la proprietà del monastero si mutò in un principato ecclesiastico di cui si hanno le prime menzioni ai primi del secolo XIII. Il principe abate cercò subito di estendere la sua influenza oltre i confini dell'antico territorio del monastero, nel Rheinthal e nel Toggenburg. Solo quest'ultimo venne però sotto il dominio diretto del principe abate che lo acquistò nel 1468.
Contemporaneo al formarsi dello stato abbaziale di S. Gallo è il primo manifestarsi della vita della città, formatasi sotto l'egida del monastero. Nel secolo XIII la borghesia dominante mostra già evidenti aspirazioni a sottrarsi al dominio dell'abate. Così coglie l'occasione di lotte tra il monastero e gli Asburgo per strappare all'abate Guglielmo di Monfort la prima carta di franchigia (1291); e nel sec. XIV ottiene di poter sostituire all'amman nominato dal monastero un borgomastro eletto dai cittadini.
Ma l'inimicizia tra il monastero e gli abitanti della città continuò anche dopo. Nella guerra di Appenzell, il principe abate trovò uniti contro di sé gli abitanti di S. Gallo e quelli di Appenzell nella lega popolare (1401). Sconfitto il monastero a Vögelinsegg (1403), riuscì nondimeno a staccare la città di S. Gallo dalla lega, ma fu sconfitto una seconda volta dagli abitanti di Appenzell a Stoss e solo con la mediazione dei cantoni svizzeri poté giungere alla pace del 1457.
Caduto il principe abate sotto la protezione dei quattro cantoni svizzeri confederati, con il loro aiuto riuscì a vincere la cosiddetta guerra di S. Gallo (1489), quando i cittadini mossero contro l'abate che voleva portare a Rorschach la sede del monastero. L'abate sconfisse i cittadini, ma dovette rinunciare al suo disegno; e, manifestatisi i contrasti connessi col diffondersi della Riforma, da allora in poi il principato abbaziale fu costretto a destreggiarsi in una politica varia e ambigua tra la città, i cantoni protettori e gli Asburgo.
L'invasione francese del 1798 mise fine alla vita del monastero e del principato, ormai decaduti. Questi furono restaurati nel 1799, e il 15 febbraio 1803 S. Gallo divenne capoluogo del nuovo cantone omonimo, mentre una decisione del Consiglio di S. Gallo dell'8 maggio 1805 dichiarava definitivamente soppressi il monastero e il principato. Nel 1847 fu fondato l'attuale vescovato di San Gallo.
Nella vita culturale dell'impero tedesco San Gallo occupò il primo posto durante i secoli VIII-XI. Molto rinomata era la sua scuola ove insegnavano celebri maestri, quali Moengallo, Iso e Ratperto. Il canto ecclesiastico vi fu introdotto da un maestro romano e vi fu coltivato in modo particolare. Parecchi monaci divennero celebri come poeti e compositori di inni sacri e di sequenze, in modo particolare Notkero Balbulo (morto nel 912). La sua scuola di pittura, creatasi per la miniatura dei manoscritti, godé di gran fama e produsse molti di quegli splendidi codici sangallesi che sono ancora oggi il vanto delle più importanti biblioteche d'Europa. Vi fu molto coltivata anche la storiografia, che ebbe nell'abate Ekkehard, autore dei Casus Sancti Galli, il suo migliore rappresentante. Dopo la crisi della Riforma l'abbazia occupò uno dei primi posti nella restaurazione cattolica. Tra gli abati più recenti si distinse Celestino Sfondrati.
Alla chiesa costruita dall'abate Gozbert (816-837), che aveva un coro ad oriente e uno a occidente, e una cripta, fu aggiunta, ancora nel sec. IX, un'altra chiesa basilicale, dedicata a S. Otmaro. Nel sec. XI queste costruzioni furono armonizzate. Nel 1749-1764 la chiesa fu rifatta in stile barocco secondo i progetti di Peter Thumb, Giov. Gaspare Bagnato e J. Michael Beer. L'arredamento è dovuto a Chr. Wenzinger (affreschi, stucchi), J. Wannenmacher, J. A. Feuchtmayer (sculture, stalli del coro, confessionali), a G. e M. Gigl. Gli edifici conventuali furono rifatti nel 1757. La biblioteca è ricca di codici preziosi appartenenti al periodo della maggior fioritura del convento. Notevoli fra altro lo "psalterium aureum", il salterio di Forchart, manoscritti irlandesi, un avorio del monaco Tuotilo del gec. X, ecc. Nella città restano alcune case dei secoli XVI-XVIII con Erker (balconi coperti) scolpiti.
V. tav. CXXXIII.
Bibl.: H. Wartmann, Urkundenbuch der Abtei St. Gallen, voll. 4, Zurigo 1863-1892; St. Gallische Geschichtsquellen, pubbl. da Meyer von Knonau, in Mitteilungen histor. Vereins St. Gallen, S. Gallo 1870-1881, voll. 12-18; A. Hardegger, Die alte Stiftskirche und die ehemaligen Klostergebäude in St. Gallen, Zurigo 1917; I. M. Clark, The Abbey of St. Gallen, Cambridge 1926; H. Bauer, Die Bücherei von St. Gallen, Halle 1926; E. Schmidt, St. Gallen. Ein Beitrag zur Städtegeographie der Schweiz, in Mitteilungen der ostschweizerischen geographisch-commerciellen Gesellschaft, San Gallo 1928, pp. 77-275; L. Birchler, Stiftskirke u. Stift St. Gallen, Augusta 1930; Historisch-biographisches Lexikon der Schweiz, VI, Neuenburg 1931 (con bibl.); C. Escher, Die Münster von Schaffhausen, Chur u. St. Gallen, Frauenfeld e Lipsia 1932.