SAN DOMINGO (República Dominicana)
Stato dell'America Centrale che occupa la parte orientale dell'isola di Haiti (detta anche di S. Domingo) nelle Grandi Antille. Lambita dall'Oceano Atlantico a N., dal Canale di Mona (che la divide da Portorico) a E. e dal Mar Caribico a S., resta divisa a O. dalla repubblica di Haiti, dal corso del fiume Massacro a N. e dal Pedernales a S., e nel tratto interposto da una linea sinuosa che attraversa la Laguna del Fondo e in parte risale l'alto-corso dell'Artibonite. Entro questi limiti l'area della repubblica è valutata pari a 48.711 kmq., poco più della Sicilia e della Sardegna insieme.
Il territorio della repubblica di San Domingo è prevalentemente montuoso; a nord s'innalza la Cordigliera Settentrionale o Sierra de Monte Christi, alta al massimo 1400 m., che verso mezzodì scende con una ripida scarpata su una grande depressione allungata dove scorrono in senso inverso lo Yaque del Norte e il Río Yuna, piuttosto secca e pastorale nella parte ovest (Valle de Cibao), umida e fertilissima nella parte est (Vega Real). Tale depressione è limitata a sud dalle pendici settentrionali della Cordigliera Centrale, che s'innalza a 3140 m. nel Loma Tina. La Cordigliera Centrale a sud-est termina su una fascia di bassopiani costieri, che si stendono tra la Punta Salinas e il Capo Engaño, e a sud-ovest su una seconda depressione allungata, la cui parte sud-orientale, piuttosto arida, è detta Piana d'Azúa. Questa seconda depressione è chiusa a SO. dalla Sierra de Neiba, tra le pendici meridionali della quale e i rilievi della Penisola di Bahoruco (che si continuano nel territorio della repubblica di Haiti con la Montagne de la Selle e la Montagne de la Hotte) si allunga una terza depressione, molto arida e occupata in buona parte da laghi e stagni salmastri, tra i quali notevole il Lago Enriquillo.
Per altre notizie sul rilievo, il clima, l'idrografia, la flora e la fauna, v. haiti.
Le coste, il cui sviluppo è di 1637 km., presentano numerose sporgenze e tratti dirupati assai pittoreschi, cui corrispondono profondità considerevoli del mare adiacente.
Dalla costa settentrionale (di cui Puerto Plata è lo scalo più importante) sporge la lunga penisola di Samaná, che si estende per 65 km. con una larghezza uniforme da 10 a 15 km.; a sud di essa si apre, fra i capi Samaná a N. e San Rafael a S., l'ampia baia di Samaná, che s'inoltra per 75 km. entro terra conservando una larghezza di 15-20 km. Quest'insenatura rettangolare, in fondo alla quale si getta il Río Yuna, offre porti eccellenti (Samana e la baia "de las Perlas" ove nel 1870 fu progettato di fare il porto di San Domingo che ne dista 70 km. in linea d'aria).
Popolazione. - Nel 1880 la popolazione di San Domingo fu stimata di soli 300.000 ab., saliti a 724.000 nel 1912. Nel 1921 (data del primo censimento, fatto sotto la presidenza di G. B. Vicini Burgos, figlio d'Italiani) la popolazione presente risultò di 897.000 abitanti; una valutazione fatta nel 1934 la porterebbe a 1.300.000 abitanti. Dei censiti nel 1921 risultavano 444.857 Mulatti, 226.934 Negri e 223.144 Bianchi. La densità sarebbe di 18 ab. per kmq., poco più di 1/7 di quella dell'Italia e 1/5 di quella di Haiti. Le donne superano gli uomini di circa 2000, ma se non si considerano gli stranieri l'eccedenza delle donne supera i 10.000. Gli stranieri più numerosi sono gli Spagnoli (1450), i Cubani (750), i Nordamericani (900), gl'Italiani (411) e i Cinesi (250). Gl'Italiani occupano dunque il secondo posto fra la popolazione europea della repubblica. Primi coloni furono i soldati che nel 1804 vi giunsero col generale Leclerc a sottomettere l'isola: piemontesi per la maggior parte, dei quali sono rimasti oggi discendenti nelle famiglie dominicane (Cocco, Billini, Piantini, Benso, Arzeno, Prandi, Vicini, ecc.). Nel 1856 i coloni italiani non raggiungevano la cinquantina; nel 1907 eran saliti a circa 600.
Principale occupazione degli abitanti di S. Domingo è l'agricoltura, e vi si distinguono particolarmente quelli della Vega Real.
La popolazione è, nella sua grande maggioranza, cattolica (98,6%) e parla il castigliano. L'istruzione pubblica è molto curata, con scuole elementari e medie ed una università a San Domingo, la più antica d'America, con le facoltà di diritto, medicina, farmacia e matematica e le scuole di odontoiatria, ostetricia e notariato.
Centri abitati. - Dato il carattere agricolo della grandissima maggioranza della popolazione dominicana, la repubblica conta un scarso numero di città e tutte di limitata importanza. Oltre alla capitale San Domingo sono da ricordare Santiago de los Caballeros (17.152 ab.), posta nella regione fertilissima della Vega Real, importante centro agricolo; San Pedro de Macoris (13.800 ab.), centro agricolo per la produzione saccarifera, collegato al suo porto da linea tramviaria; Seybo (10.000 ab.); Puerto Plata (7709 ab.), il porto più frequentato dai vapori europei e nordamericani che fanno servizio nelle Antille. Centri minori sono Monte Christi (2580 ab.); Samaná, fondata nel 1756 da isolani delle Canarie, la quale accolse nel 1825 molti immigranti di colore provenienti dall'America Settentrionale e conta perciò molte famiglie di protestanti che conservano l'uso della lingua inglese (1656 abitanti); Barahona, posta sulla baia di Neiba (4000 ab.); San Francisco de Macoris (5188 ab.), collegata per mezzo di tronco ferroviario con Sánchez e Puerto Plata, centro di produzione del cacao; La Vega (6564 ab.); Sánchez (5000 ab.); Azúa (4707 ab.), nei dintorni della quale si coltiva una pregiata qualità di canna da zucchero (piantagioni che seguitano a produrre da quarant'anni sulle medesime radici), pur essendo questa una delle zone meno piovose della repubblica; Moca (4000 ab.), centro di coltivazioni di cacao e tabacco.
Condizioni economiche. - Base della vita economica della repubblica è l'agricoltura. La coltivazione più diffusa e di maggior rendimento è quella della canna da zucchero, che occupa 2/3 dell'area coltivata dello stato ed è praticata in particolar modo nelle zone meridionali. La produzione dello'zucchero greggio che si pratica in 21 zuccherifici si mostra in costante aumento e la sua esportazione, che nel 1932 raggiunse le 439.541 tonn., rappresentò un valore di circa 4.400.000 dollari. Dopo lo zucchero vengono, per importanza dell'esportazione, il cacao (19.900 tonnellate, esportate per un valore di 1.274.000 dollari), coltivato nelle zone più calde e più umide (Vega Real, regione costiera a sud della baia di Samaná, ecc.); il caffè, di fama mondiale, che si coltiva specialmente nella Penisola di Bahoruco (11.794 tonn. per 1.832.469 dollari); il tabacco (5659 tonn. per 352.540 dollari). I legnami da costruzione e quelli pregiati per l'ebanisteria, sono tratti dalle foreste che in parte ancora ricoprono le pendici montane del territorio dominicano. Per quanto riguarda la produzione mineraria lo stato attuale della ricognizione del sottosuolo ha constatato l'esistenza di oro e di minerali di rame, di ferro, di giacimenti petroliferi nella regione di Azúa e in minore quantità di minerali d'argento e di platino. Non si rinvenne carbone, ma solo dei giacimenti di lignite di scarso valore. Notevole estensione vi hanno invece i depositi di salgemma, di cui sono costituite vere colline in prossimità di Neiba, ricoperte soltanto da un piccolo strato di argilla. Ma la produzione mineraria è di scarsa importanza e non contribuisce all'esportazione. Scarsamente rappresentata è l'industria, che si può dire limitata alla fabbricazione dello zucchero e alla confezione di sigari e sigarette. Il movimento commerciale, che aveva raggiunto il valore di 22,7 milioni di dollari nelle importazioni e di 23,7 milioni nelle esportazioni, andò gradatamente diminuendo sino a tutto il 1932, in cui i rispettivi valori furono di 7,8 e 11,2 milioni, ma riprese nel 1933 con 9,3 e 9,6 milioni rispettivamente. Le esportazioni, per quanto diminuite, si mantennero sempre alquanto superiori alle importazioni. Fra le merci importate tiene il primo posto il cotone, cui seguono le cotonate, i sacchi di iuta, il riso, i prodotti chimici e farmaceutici, il petrolio, i macchinarî, la farina di frumento, ecc. I principali paesi fornitori sono gli Stati Uniti, che dànno il 60% delle importazioni (cotonate, acciaio e ferro, generi alimentari, macchine); seguono a grande distanza l'Inghilterra (con le sue dipendenze), la Francia, il Canada, la Germania, ecc. Esporta principalmente in Inghilterra, che assorbe la maggior parte dello zucchero esportato, negli Stati Uniti (26% delle esportazioni; zucchero, cacao, caffè) e in Francia.
Le principali vie di comunicazione sono rappresentate da circa 2300 km. di strade ordinarie e da 252 km. di ferrovie (Sánchez-La Vega, con diramazione per San Francisco de Macoris, 140 km.; Puerto Plata-Santiago de los Caballeros-Moca-La Vega, 96 km.), oltre a 750 km. di ferrovie industriali in servizio nelle piantagioni. Fra le strade ordinarie sono da ricordare quelle che, partendo dalla capitale, si dirigono ad est fino a Higuey (168 km. con le diramazioni), a ovest fino a Commendador, alla frontiera haitiana (il collegamento con la strada che va a Port-au-Prince permette di andare in automobile da una capitale all'altra in 12 ore), a nord fino a Santiago de los Caballeros e Monte Christi (288 km.). A San Domingo fa scalo la linea aerea nordamericana da Miami a Buenos Aires. Gli uffici postali e telegrafici sono 231 (1935), le stazioni marconigrafiche 41.
Le comunicazioni esterne sono mantenute dalla navigazione, la quale presentò del 1934 un movimento complessivo di 1295 approdi di navi di un tonnellaggio complessivo di quasi 2 milioni di tonnellate. Il porto principale della repubblica è Puerto Plata sulla costa settentrionale, che la ferrovia collega a Sánchez nella Baia di Samaná, scalo d'imbarco per i prodotti delle fiorenti regioni interne di Santiago e di Moca. Altro porto notevole è quello di Janita, frequentato da grosse navi che caricano i legnami delle adiacenti foreste e più oltre quello di Monte Christi nella profonda e sicura baia dello stesso nome al confine con Haiti, che dista 5 km. dalla città. Sulla costa meridionale è il porto di San Domingo (v.).
Governo. - San Domingo è dal 27 febbraio 1844 una repubblica indipendente retta da una costituzione per cui il potere esecutivo spetta ad un presidente eletto per 6 anni per voto indiretto della nazione. Il potere legislativo risiede nel Congreso Nacional, composto di un senato (12 membri) e una camera di 24 deputati eletti per 4 anni per voto indiretto della nazione e rinnovati ogni due anni della metà.
Amministrativamente il territorio della repubblica si divide in 12 provincie che comprendono 61 comuni e 2 distretti municipali. Nella tabella che segue si dànno i dati di superficie e popolazione (1921) delle varie provincie.
Finanze. - I dazî doganali sono la maggior fonte di entrata del bilancio della repubblica dominicana. La loro riscossione (in base alla convenzione del 1924 con cui gli Stati Uniti accordarono alla repubblica un prestito di 25 milioni di dollari, convenzione che si ricollega al primo intervento americano avvenuto nel 1905 e che resterà in vigore finché non sarà estinto il debito) è sotto il controllo di un ricevitore generale americano, il quale sovrintende anche al servizio degl'interessi e all'ammortamento del debito pubblico. Al 31 dicembre 1933 il debito con gli Stati Uniti ammontava a 16,3 milioni di dollari e quello interno fluttuante a 2,3. Nel 1934, in seguito alla dichiarazione fatta dal governo dominicano (novembre 1931) circa la sua impossibilità di provvedere per due anni al pagamento delle quote d'ammortamento, sono stati conclusi accordi per la riduzione delle quote stesse.
Dal 1° luglio 1897 l'unità monetaria è il dollaro degli Stati Uniti; il peso, moneta d'argento locale, equivale a 1/5 di dollaro. Al 31 dicembre 1933 la circolazione ammontava a 2,6 milioni di dollari (di cui 2 milioni in biglietti, 150.000 in dollari oro e il resto in monete d'argento americane e dominicane).
Storia.
La storia dell'attuale repubblica di San Domingo è, nel periodo della colonizzazione spagnola, identica a quella dell'attuale repubblica di Haiti. L'isola Hispaniola, scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492, fu subito colonizzata; ma nei primi decennî del sec. XVI gli Spagnoli dovettero affrontare varie e gravi rivolte degl'indigeni, guidati dai loro cacicchi, e in seguito alle dure repressioni, insieme con le conseguenze dello sfruttamento degl'Indiani nel duro lavoro delle miniere, la popolazione indigena fu quasi completamente annientata. Già nel 1533 restavano appena alcune migliaia d'indigeni, di una popolazione che era assai numerosa al momento dello sbarco di Colombo.
Alle necessità del lavoro - che in breve dal momento della scoperta delle assai più ricche miniere del Messico e del Potosí doveva diventare di carattere esclusivamente agricolo - supplirono gli schiavi negri, che vennero importati in gran numero dall'Africa, sì da dare all'isola un carattere etnico del tutto nuovo.
Dall'inizio del secolo XVII comincia la separazione fra parte orientale dell'isola - cioè l'attuale San Domingo - e parte occidentale, nella quale s'insediarono i corsari francesi che costituirono ben presto una vera e propria colonia. La pace di Ryswyk del 1697 riconobbe ufficialmente questo stato di cose: la Spagna cedette allora alla Francia la parte occidentale dell'isola. San Domingo rimase invece colonia spagnola; e la sua storia per tutto il sec. XVIII non è che una storia di incremento agricolo e demografico.
Invece il periodo successivo - fine del sec. XVIII e primi decennî del sec. XIX - fu assai agitato. Le grandi ripercussioni che la rivoluzione francese ebbe sulla popolazione negra della parte haitiana dell'isola, condussero fra l'altro anche all'occupazione, da parte del capo negro Toussaint Louverture, del territorio spagnolo di San Domingo (che d'altronde era stato già ufficialmente ceduto dalla Spagna alla Francia col trattato di Basilea del 1795). Dopo un nuovo periodo di torbidi sanguinosi, San Domingo proclamò nel 1821 la sua indipendenza, unendosi alla repubblica della Grande Colombia; ma il capo della parte haitiana, Boyer, nel 1822 riuscì ad annettere San Domingo alla restante parte dell'isola, che formò così un solo stato fino al 1844.
In quest'anno infatti San Domingo, staccatasi da Haiti, si ricostituì in repubblica indipendente.
La vita del nuovo stato fu tutt'altro che tranquilla: nuove e aspre e continue lotte con Haiti, malessere economico derivante in larga parte precisamente da queste guerre, fecero sì che la popolazione desiderasse di unirsi nuovamente con la Spagna, per trovare valido aiuto e protezione: il 18 marzo 1861 veniva infatti proclamata l'annessione di San Domingo alla Spagna. Tuttavia nemmeno con ciò si ottenne una definitiva sistemazione: ché anzi sin dal 1863 scoppiava una rivolta contro il dominio spagnolo, e nel 1865 San Domingo riacquistava la sua indipendenza, e questa volta definitivamente.
Il periodo seguente è caratterizzato da vivaci discordie interne e da numerose rivoluzioni, con conseguenti mutamenti di governo; e si giunge così al 1905, quando avviene l'intervento, nella vita della repubblica, degli Stati Uniti, che approfittano delle cattive condizioni finanziarie di San Domingo per imporre il loro controllo sull'isola. Con la convenzione del 22 gennaio 1905, infatti, gli Stati Uniti si accollarono il debito pubblico estero di San Domingo, ottenendo in cambio l'amministrazione delle dogane. Nel 1907 la convenzione venne modificata in senso favorevole a San Domingo; ma ormai la piccola repubblica delle Antille era entrata nella sfera d'influenza nordamericana. Influenza che durante la guerra mondiale si palesò in modo deciso: infatti nel maggio 1916 sbarcava nell'isola un corpo di spedizione nord-americano e nel novembre dello stesso anno veniva creato un governo militare degli Stati Uniti a San Domingo, per stabilire l'ordine pubblico, turbato in precedenza da dissensi interni. Solo nel 1924 le truppe nordamericane abbandonarono l'isola, dopo ch'era stato ratificato dalla nuova assemblea legislativa il trattato regolante i rapporti fra San Domingo e Stati Uniti.
Questi ultimi hanno mantenuto funzionarî proprî a capo dell'amministrazione doganale di San Domingo.
Th. Wayland Vaughan e altri, A geological reconnaissance of the Dominican Republic, Washington 1921; M. Sorre, Haiti et Saint Domingue. Leurs ressources et leur situation actuelle, in Bull. Soc. géogr. Lille, 1925, pp. 180-191; M. Mori, San Domingo. Condizioni naturali ed economiche, Roma s. a.; W. D. Durland, The forests of the Dominican Republic, in Geogr. Rev., 1922, pp. 206-222. Cfr. inoltre la bibliografia della voce haiti.