BECKETT, Samuel
Scrittore irlandese, nato a Foxrock, sobborgo di Dublino, il 13 aprile 1906, da un'agiata famiglia borghese che nell'Irlanda cattolica era di tradizione protestante e perciò rigorosamente puritana. Nel 1927 si laureò nel Trinity college di Dublino e l'anno seguente si trasferì a Parigi come insegnante d'inglese all'École normale supérieure, dove rimase fino al ritorno in Irlanda nel 1931. In quei tre anni prese contatto con l'avanguardia letteraria francese e strinse (1929) amicizia con Joyce. La grande differenza tra codesto clima culturale e quello di Dublino e della famiglia produsse un profondo effetto sul giovane. Uno degl'influssi determinanti su di lui è da vedere in Proust, ma è più ancora da Joyce che egli apprese con il tipico humour anche il gusto per l'introspezione spietata e, soprattutto, i possibili usi del linguaggio. Già fin dalla prima poesia, Whoroscope (1930), il titolo richiama le concrezioni e contaminazioni verbali di Joyce. Argomento della poesia è Descartes, e sembra che il dualismo cartesiano tra res cogitans e res extensa abbia plasmato anche i personaggi, se tali si vogliano considerare, delle opere narrative di B., occupati interminabilmente a parlare, e ad ascoltarsi parlare, del nulla. Codesti personaggi, in prevalenza uomini celibi e vecchi, sono come monadi, ognuno racchiuso nella propria incomunicabilità e, nelle opere narrative, svolgono il tema d'un'irreversibile regressione verso una sottoumanità; tema che nelle opere drammatiche diviene un non mai concluso, e perciò indefinito, declinare verso il nulla, un "aspettare Godot" che non arriverà mai. Nominato nel 1931 docente di francese nell'università di Dublino, pubblicò il suo saggio su Proust, ma si dimise l'anno seguente e per quattro anni condusse vita errabonda a Londra, pubblicando una sorta di avventura picaresca, More pricks than kicks, e infine una raccolta di difficili e amare poesie col titolo di Echo's bones (1935). Dal 1937 si è stabilito a Parigi. Salvo poche altre sporadiche pubblicazioni di poesie, parte in inglese e parte in francese, il romanzo Murphy (1938) inaugura la serie delle opere narrative e drammatiche di maggiore impegno, scritte spesso in francese per sfuggire a possibili tentazioni stilistiche nell'uso della lingua madre, in cui sa essere ottimo scrittore. S'indicano tra parentesi le traduzioni, quando esistono, in ognuna delle due lingue. Al primo romanzo ha fatto seguire: Watt (1944), Molloy (1951; trad. ingl., 1956), Malone meurt (1952; trad. ingl., 1956). Nello stesso anno 1952 ha pubblicato l'opera drammatica che lo ha imposto all'attenzione internazionale: En attendant Godot (trad. ingl., 1954). Ha poi alternato al romanzo L'innommable (1953; trad. ingl., 1958) i drammi Fin de partie (1957; trad. ingl., 1958), Acte sans paroles I (1957; trad. ingl., 1958), Krapp's last tape (1959; trad. franc., 1961), Acte sans paroles II (1960; trad. ingl., 1969), Comment c'est (1961; trad. ingl., 1964), Happy days (1961), Play (1963), Breath and other short plays (1972). Sono infine da ricordare: Nouvelles et tetes pour rien (1955), il romanzo Mercieret Camier (1970, ma scritto circa nel 1945), il racconto First love (1973), il volume Têtes-mortes (1967) che contiene: Imagination morte imaginez (trad. ingl., 1966), Bing e Assez e le commedie per la radio: All thatfall (1957), Embers (1959) e Cascando (1964). Delle opere più recenti si indicano: Comédie et actes divers (1966), Lessness (1970) e Not I (1973). Il linguaggio così spesso deliberatamente disarticolato con cui B. cerca di esprimere il nulla, rispecchia la vanità della ricerca e il "cupio dissolvi" da cui i suoi personaggi, come gli abitanti del cilindro in Le dépeupleur (1970), sembrano animati. Il Premio Nobel che gli è stato assegnato nel 1969 ha forse voluto sancire, più che il valore intrinseco dell'opera, il suo carattere rappresentativo di alcuni aspetti della coscienza moderna.
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