samskara
Traslitt. del termine sanscr. (letteralmente «fattore purificante») usato in varie accezioni tra cui «disposizione interiore», «traccia mnestica» e «purificazione rituale». Nel buddismo (➔ Theravāda) i s. sono le impressioni lasciate del karma passato che causano i fenomeni presenti. In partic., per i Vijñānavādin (➔ Yogācāra) i s. formano la «coscienza deposito» (ālayavijñāna) in cui si accumulano le tracce delle azioni passate; ciò che accade nel presente è una modificazione di tale coscienza. In Nyāya e in Vaiśeṣika (➔), a partire da Praśastapāda (5° sec. d.C.), il s. è la disposizione latente, una delle 24 qualità, e si suddivide a sua volta in tre tipi: inerzia, elasticità e traccia psichica (bhāvanā). La prima e la seconda sono considerate qualità inerenti a universali. L’inerzia spiega la continuità del moto di una sostanza in una determinata direzione, mentre l’elasticità è la tendenza di certi oggetti, come il ramo di un albero, a riprendere autonomamente la posizione originale quando la sollecitazione esterna viene meno. La traccia psichica è la disposizione attitudinale degli individui, una qualità inerente al sé (ātman), che è prodotta da esperienze singole o abitudinarie ed è anche un elemento cardine del meccanismo della memoria. Nel senso di purificazione rituale, in Mīmāṃsā il s. è considerato una caratteristica degli ingredienti sacrificali, per es. la purificazione dei chicchi di riso tramite aspersione, qualità necessaria per il loro uso a scopo rituale. Per il Nyāya, invece, il s. inerisce comunque al fruitore del sacrificio e non all’oggetto purificato, perché è la persona a beneficiare del karma positivo accumulato mediante la purificazione. Il termine s. ha anche rilevanza linguistica, in partic. nella teoria fonemica della significazione tematizzata in prima istanza da Śābara (➔ Mīmāṃsā) e discussa soprattutto nel dibattito successivo che coinvolge Mīmāṃsā, Vyākaraṇa e Nyāya (➔ sphoṭa): la percezione uditiva di ogni fonema produce in sequenza i s. dei singoli fonemi di una parola; tali s. rendono possibile la memoria sequenziale dei fonemi, che insieme alla percezione dell’ultimo fonema permette la veicolazione del significato dell’intera parola.