SAMSĀRA
. Termine sanscrito (dalla radice sar col prefisso sam "volgersi, girare attorno"), indicante il corso e il ricorso delle esistenze (il ciclo, cioè, delle nascite e delle morti) conseguenti all'opera compiuta dall'individuo nelle singole sue vite.
Il concetto della metempsicosi, con godimento o espiazione nelle varie rinascite del frutto (phala) dell'azione compiuta (karman) nell'esistenza precedente, è il canone fondamentale di tutte le fedi dell'India, posteriori all'età vedica (v. India: Letteratura vedica), nei cui più antichi documenti - Ṛveda e Atharvaveda - la morte è considerata in modo particolarmente ottimistico, come una ripetizione, cioè, della vita di questo nel mondo di là, ove l'uomo passa con tutte le sue membra (sarvatanuḥ, sāṅgaḥ) per continuare a gioirvi degli stessi piaceri goduti sulla terra. Secondo le concezioni postvediche, invece, il distacco dagli allettamenti mondani riuscirà a donare all'anima la liberazione (moksa, mukti) dal doloroso pellegrinaggio, o facendola rientrare nell'anima universale (Brahman), di cui è emanazione (brahmanesimo); o facendola salire al di sopra dell'universo, in luogo (ṇirvāna o nirvṛti) ove è possibile godere ogni felicità (jainismo); o concedendo, comunque, al vivente, pur quando di anima non si possa parlare, il non rinnovarsi dell'esistenza, per uno stato indefinito e indefinibile (ṇirvāna), da cui esula, tuttavia, ciò che costituisce il tormento dell'esistenza stessa (buddhismo).