SAMOA (XXX, p. 606; App. III, 11, p. 656)
Le S. occidentali, già affidate all'amministrazione fiduciaria della Nuova Zelanda, hanno conseguito l'indipendenza, prime fra tutte le piccole colonie dell'Oceania, il 10 gennaio 1962.
In base alla costituzione promulgata al momento della proclamazione dell'indipendenza, il Capo dello Stato - eletto a vita - esercita il potere esecutivo, mentre il potere legislativo spetta all'Assemblea legislativa, composta da 47 membri eletti per 3 anni, 2 dei quali eletti dagli europei. Alla morte dell'attuale Capo dello Stato, il suo successore sarà eletto, per 5 anni, dall'Assemblea legislativa.
Il territorio delle S. si estende per 2842 km2 e comprende le due isole maggiori dell'arcipelago omonimo, Savaii (1715 km2) e Upolu (1127 km2), e alcuni isolotti prossimi ad esse.
Al censimento del novembre 1976 la popolazione delle S. era di 151.515 ab., di cui oltre 100.000 nell'isola di Upolu e oltre 40.000 nell'isola Savaii. Rispetto al 1960, essa rivela un incremento di oltre il 40%, attribuibile soprattutto all'efficace assistenza medica, che ha abbassato il tasso di mortalità infantile. Il 20% della popolazione è stata classificata come urbana, ma in effetti l'unico centro di un certo rilievo è Apia (11.840 ab. nel 1960, 32.616 nel 1974), che è situata sulla costa settentrionale di Upolu ed è stata eretta a capitale dello stato.
Condizioni economiche. - Il 60% della popolazione attiva (46.000 unità) si dedica all'agricoltura, che resta la principale risorsa delle isole. Ma le colture non sono molto estese, occupando soltanto il 22,2% della superficie agraria e forestale, mentre le foreste e i boschi ne coprono il 58,8%, i prati e i pascoli permanenti il 2,1%, il 6,8% spetta all'incolto e improduttivo. Le colture principali sono quelle introdotte dai colonizzatori, le quali, anzi, dopo l'indipendenza sono state rinnovate e sviluppate. Particolare attenzione è stata rivolta alle piantagioni di palma da cocco (180.000 t di noci e 200.000 q di copra nel 1975). Anche la coltura dei banani, che a partire dal 1965 aveva subìto una forte contrazione a causa di una malattia delle piante, tanto da fornire una produzione di appena 30.000 q nel 1968, è ora in ripresa (140.000 q nel 1975). Spesso i banani vengono coltivati nelle nuove piantagioni di palme da cocco, in modo da ricavare un reddito immediato dai terreni investiti a palmizi, i quali raggiungono la piena maturità produttiva soltanto dopo una quindicina di anni. Stazionaria è invece la coltura del cacao (20.000 q nel 1975) e delle piante alimentari più comuni e tipiche, come il taro, l'igname e l'albero del pane, mentre risulta intensificato lo sfruttamento del bosco (117.000 m3 di legname nel 1975). Scarso rilievo assume anche l'allevamento, che, nonostante mostri un costante incremento (21.000 bovini, 47.000 suini, 3000 cavalli), non è sufficiente ai bisogni della popolazione. Quasi inesistente è poi l'attività industriale, limitata a pochi impianti, per lo più recenti, riguardanti la lavorazione del legname e la produzione di articoli di prima necessità (vestiario, saponi, alimentari).
Nel complesso l'economia dello stato resta subordinata alle importazioni dall'estero (carne, zucchero, cotone, beni di equipaggiamento), il cui valore negli ultimi anni ha superato di gran lunga quello delle esportazioni (cacao, copra, banane), sì che la bilancia commerciale è fortemente passiva: nel 1975 sono state importate merci per 22.520.000 tala (i tala = 1155,9 lire nel 1978), e ne sono state esportate per 4.550.000 tala.