SAMOA (A. T., 162-163)
Arcipelago dell'Oceania, appartenente alla Polinesia, compreso tra 168° e 173° O. e 13°31′ e 14°30′ S., conosciuto anche con il nome di Isole dei Navigatori.
Le Samoa furono scoperte nel 1722 dall'olandese Roggeveen e ritrovate nel 1768 da L.-A. de Bougainville, che le chiamò Isole dei Navigatori. vi furono J.-F.-G. de La Pérouse, Edwards C. Wilkes. L'interno fu percorso da missionarî, a cui si deve la conversione totale degl'isolani.
Fino alla metà del sec. XIX le Isole Samoa rimasero governate da proprî capi tribù; sottoposti poi nell'insieme a un re di tutte le isole. Dopo il 1870 ha inizio, invece, la penetrazione europea, nordamericana e neozelandese; e nel 1879 il re delle Samoa, con tre diversi trattati conclusi con la Germania, gli Stati Uniti e l'Inghilterra, concede a ciascuna nazione un porto come stazione carboniera, creando in pratica una specie di protettorato delle tre potenze; ma la vita interna continua tuttavia a dipendere dai capi locali. Dieci anni più tardi, in seguito alle guerre civili, il 14 giugno 1889, il trattato di Berlino stabilisce la neutralizzazione delle isole, esclude cioè lo stabilimento in esse di basi militari o navali, pur confermando il protettorato. Ma le guerre intestine continuano e il 14 novembre 1899 un nuovo trattato divide le isole fra Stati Uniti (parte orientale) e Germania (parte occidentale), mentre all'Inghilterra toccavano alcune isole dell'Arcipelago di Salomone e veniva garantita la libertà di commercio nelle Samoa.
Allo scoppio della guerra mondiale, nell'agosto 1914, la parte tedesca delle Samoa fu occupata da truppe neozelandesi; e alla Zelanda l'ex-Samoa germanico fu attribuito, come mandato, dalla Società delle nazioni, nel dicembre 1920.
Dall'esame della carta batimetrica non si riscontra nelle Samoa un legame apparente con i gruppi d'isole più vicini, sorgendo esse, interamente circondate da profondità superiori ai 4000 m., su una platea ristrettissima; solo verso N. le Isole dell'Unione e le Isole della Fenice presentano qualche collegamento, per quanto riguarda le profondità d'intorno, ma sono tutte isole coralline o madreporiche, mentre le Samoa sono totalmente di origine vulcanica, a a quanto testimoniano le rocce basaltiche e trachitiche che vi sono diffusissime. Il vulcanismo è pure ben rappresentato con resti di materiali eruttivi, recenti come a Upolu, dove la ricca vegetazione lascia scoperti tratti lavici, e più di tutto con la presenza nel centro di Savaii di un cono vulcanico attivo di 1860 m. Le Samoa sono l'estrema avanguardia orientale dal lato australasiatico del cerchio di fuoco del Pacifico.
Il rilievo delle isole maggiori è vario, tendente a formare una dorsale continua tra Savaii e Upolu, dove si hanno le altezze maggiori, due cime di 1620 e 1500 m. a Savaii e una di 1000 a Upolu, mentre a Tutuila la disposizione dei monti è meno netta, e si toccano solo 700 m. di altezza.
Lo sviluppo delle costruzioni coralline segue una direzione ben definita, da oriente a occidente, caratteristica: infatti a Savaii le coste non sono ancora del tutto cinte da barriera, essendo anzi la costa meridionale interamente libera, e il resto con barriere incipienti, mentre a Upolu non solo tutto il mare vicino è invaso da coralli, ma in alcuni punti si ha una vera e propria barriera, per lo sviluppo assunto dalle loro costruzioni. A Tutuila si verifica lo stesso fenomeno, con importanza crescente nelle isolette orientali, sino alle Isole Rose.
Le Samoa sono sottoposte all'azione degli alisei di SE. solo nel periodo invernale, mentre nel periodo estivo il regime dei venti è vario, con provenienza principalmente da NE.: durante questo periodo è frequentissima la formazione di cicloni violenti, che colpiscono in modo particolare le Samoa e le isole a SE. di queste, soprattutto le Figi, le Tonga e la Nuova Caledonia. Sono da ricordare i cicloni disastrosi del 1875 e del 1889: quest'ultimo nel porto di Apia distrusse due navi da guerra germaniche, l'Adler e l'Eber oltre a due navi americane e moltissime imbarcazioni locali, causando anche la morte di numerose persone.
L'azione dei venti si riflette su tutto l'andamento delle precipitazioni. Gli alisei portano una certa quantità di umidità che si traduce in piogge stagionali contro il versante SE. dei monti, e gli altri venti causano le più violente piogge non periodiche, a cui si deve la maggior parte del totale annuo registrato, che risulta piuttosto elevato, con una media ad Apia di 2884 mm., ma con un massimo ricordato di circa 8000 mm. Tale variabilità del totale annuo di pioggia influisce in parte sulla vita vegetale delle isole, per quanto l'umidità minima necessaria sia sempre abbondantemente superata.
La temperatura presenta minime escursioni stagionali, data la benefica influenza della posizione pienamente oceanica: la media annuale è di 26°, con un minimo in luglio di 24°,9, e un massimo di 26°,2, che ricorre in dicembre. L'osservatorio, che si occupa non solo di climatologia, ma anche di magnetismo terrestre e di geofisica, ha sede in Apia. La vegetazione risente dell'isolamento oceanico, ed è piuttosto povera di specie: tuttavia le tre principali piante arboree necessarie alla vita degl'indigeni vi prosperano, e sono il pandano, il cocco, l'albero del pane, che ormai si possono considerare piante coltivate, mentre nelle zone più basse non abitate domina il bosco molto fitto, senza che si possa parlare di una vera foresta equatoriale. L'albero più notevole è il baniano (Ficus aoa), che raggiunge dimensioni superiori a ogni altro componente del bosco, e ne determina la fisionomia. Sulle parti più elevate dei pendii, le piante si diradano, pur avendosi sempre bosco, sia pure rado.
La fauna è poverissima, per la stessa ragione, avendo, come soli Mammiferi, cani, maiali, topi e pipistrelli, di una certa utilità i primi, e più di tutto i secondi, costituenti il solo alimento carneo degl'isolani. Gli Uccelli sono più numerosi per quanto riguarda le specie, e anzi va ricordato che nelle Samoa si è ritrovato uno di quegli uccelli che si possono dire se non fossili viventi, almeno specie in via di estinzione: il manumea (Didunculus strigirostris), vicino ai colombi, caratterizzato dal becco simile a quello dei rapaci notturni. Si hanno una specie di gallinaceo (Megapodius), e due specie di mellivori, una del genere Ptilotis, verde-giallastra, l'altra del genere Myzomela, nera con il capo scarlatto, caratteristica delle infiorescenze del cocco, diurna. Un totano e un airone grigio frequentano il litorale.
L'isola maggiore è Savaii, con un'area di 1820 kmq. Caratteristico per chi dal mare si accosti l'aspetto dell'isola, che forma quasi un solo cono vulcanico, con molti crateri minori che la vegetazione lascia vedere o indovinare in varî punti, particolarmente sul versante N. Un esteso tratto dal lato NE. è coperto da lave recentissime, dovute all'eruzione del 1905, iniziatasi esplosiva il 4 agosto, e continuata in fase effusiva durante cinque giorni. Il cratere si aperse a quota 800 circa, a metà costa quindi, dove già esisteva il cono dormiente del Matavanu. La corrente di lava, larga circa 300 m., dopo empito il cratere, iniziò una lenta inesorabile discesa, che la portò a raggiungere la spiaggia il 6 dicembre, dopo un percorso di 12 a 14 km., inoltrandosi nel mare e formando così una nuova linea di spiaggia, che in qualche punto sporge un chilometro dalla precedente. Da notare, vicino allo sbocco al mare, l'espandersi della corrente lavica a ventaglio particolarmente verso E., e il sorgere successivo di due crateri di esplosione, attivi solo per breve tempo.
Traccia indubbia di un'altra eruzione si scorge sul versante occidentale, su cui si ritrova lava, rimontante alla prima metà del sec. XVIII, dal cratere del Manga Afi sino al mare. Tutta Savaii si può dire un enorme cono di basalto, con numerosissimi crateri secondarî a varie quote: se ne contano cinquanta tra medî e piccoli, oltre a varî piccolissimi.
L'isola è abitata solo lungo la spiaggia, con villaggi sparsi su tutto il contorno, villaggi di qualche centinaio di abitanti, alternati ad altri minori: i centri maggiori sono Safotolafai e Faga a E., con un migliaio e mezzo di abitanti insieme, e Safune e Mataùtu a N., circa della stessa importanza.
Tra Savaii e Upolu vi sono due isolette: Apolima e Manono. Apolima è un cratere spento, del diametro di circa 600 m. E.-O., di circa 750 m. N-S. L'isola ha dimensioni di poco maggiori, essendo il pendio esterno ripido sul mare. A N. il cratere è rovinato in breve tratto, permettendo al mare di formare una piccola laguna interna, sulla riva della quale sorge solo il villaggio dell'isola. Manono è di forme irregolari, meno alta sul mare, e interamente contornata da coralli, che rendono pericolose le sue acque.
Upolu è economicamente la più importante del gruppo: per dimensioni segue Savaii, avendo 1113 kmq. di superficie. Il vulcanismo a Upolu appare meno recente, con forme meno nette, e senza più influenza sulla vegetazione: tuttavia il Tafua, all'estremità occidentale, domina ancora con il suo cratere di 650 m. circa, mentre il Le Pue, alto 1000 m., al centro dell'isola, non ha traccia apparente di vulcanismo.
Le sue pendici settentrionali sono la zona più bella e fertile dell'isola, e dominano la sola vera città, Apia. Da notare il lago nel cratere del Lanutoò, e le lagune costiere, che abbondano. Upolu è veramente una delle più belle tra le molte belle isole del Pacifico, e una tra le più popolate.
A SE. di Upolu si trova Tutuila, minore (140 kmq.), ma di grande importanza per il porto di Pago Pago, ottimo sotto ogni riguardo. L'isola è un grande ripiano lavico, e il porto s'incide profondamente nella sua costa meridionale, addentrandosi prima in direzione N. e poi piegando ad angolo retto a O.: tale andamento, e il fatto di essere incassato tra pendii ripidi e colli elevati, ne fanno uno dei pochi porti dell'Oceania al sicuro dai cicloni e dalle tempeste. Resti di crateri rovinati sono all'estremità S. dell'isola, oltre all'isoletta di Anuu, presi; o la punta orientale, cratere quasi intatto di circa 600 m. di diametro.
Lontano verso E. sono le isolette Manua, di cui la principale è Taû, circolare, del diametro di circa 5 km., con al centro un cratere di 1 km. di diametro, alta 800 m.: sulla spiaggia è abitata. Notevoli anche Ofu e Olosega, due crateri, di cui Ofu a O. quasi intatto, coltivato nel versante interno, e Olosega a E. rovinato, utilizzato sul versante esterno orientale per le piantagioni: tra i due vulcani, resti di un terzo, ridotti a due roccioni che spuntano dal mare e quasi si uniscono a formare una sola isola, aiutati dai coralli attivissimi nello stretto braccio di mare. Tra Olosega e Taû è un vulcano sottomarino ridestatosi per l'ultima volta nel 1866.
Ultime verso E., le Isole Rose, senza importanza, forse resti di cratere rovinato e semisommerso, con sovrastrutture coralline.
La popolazione delle isole sotto mandato era al 31 dicembre 1930: Europei e meticci 1815, indigeni 41.668, Cinesi 915, altri 137 (totale 44.535, su un'area di 2933 kmq.).
La parte americana, su 155 kmq., contava 8763 ab. nel 1926.
A Savaii e Upolu vi sono scuole governative e di missionarî, con oltre 11.000 allievi. Ad Apia è stata costruita una stazione radio di grande potenza, mentre gli Americani a Pago Pago ne avevano già in esercizio un'altra potentissima. Strade buone esistono a Savaii e Upolu (un centinaio di kmq.) e a Tutuila (500 km. circa). Fanno scalo a Pago Pago i vapori della linea San Francisco-Sidney dell'Oceanis s/s Co., mentre da Apia esiste linea regolare per la Nuova Zelanda e per le Figi.
Le importazioni furono nel 1930, nella zona del mandato, di Lg. 275.355, le esportazioni 284.515; le prime principalmente dalla Nuova Zelanda (Lg. 81.388) e dall'Australia (58.653), le seconde agli Stati Uniti (108.850), prevalentemente copra, e in secondo luogo cacao in frutto e banane.
Etnologia. - Gl'indigeni di Samoa sono ancor oggi rappresentanti schietti e particolarmente simpatici della razza polinesiana, sebbene non siano rimasti completamente esenti da mescolanze straniere (v. polinesiani). Il lungo contatto con la civiltà europea o americana ne ha naturalmente modificato in misura notevole gli usi e i costumi e ha avuto un effetto svantaggioso specialmente su diverse arti e industrie indigene, come la costruzione delle barche, la fabbricazione della tapa, la lavorazione delle magnifiche stuoie ietonga e l'arte del tatuaggio.
Tuttavia la maggior parte dei Samoani vive ancora dei prodotti di una modesta agricoltura: taro, igname, tabacco, canna da zucchero, banane, palme di cocco e dei frutti di mare, fra i quali, oltre al gambero e alle conchiglie, è da menzionare il verme Palolo, la cui cattura nel periodo dell'ultimo quarto dopo la luna piena di ottobre o rispettivamente di novembre dà origine a una festa. Meno importante è il nutrimento di carne di maiale, polli e piccioni. La preparazione e l'uso della bevanda nazionale cava (v.) hanno conservato parte del loro antico significato cerimoniale. Per l'abbigliamento, le stoffe di corteccia e le fibre di piante sono sostituite sempre più dal cotone importato e le donne, sotto l'influenza delle missioni, nascondono sempre più il busto, che prima tenevano scoperto, con il lungo indumento tahitiano a forma di sacco; pure l'antico pittoresco costume non è del tutto scomparso e sono ancora molto in uso gli ornamenti floreali.
Persiste pure la fabbricazione di stuoie, ventagli, ceste, pettini, ecc.; le case ovali ricoperte di foglie si vanno gradatamente riempiendo di specchi, orologi, lampade, macchine da cucire ed altre suppellettili straniere.
I Samoani sono oggi tutti cristiani, principalmente wesleyani metodisti e cattolici, ma anche i mormoni vi hanno lavorato con successo. Tuttavia in alcune regioni si è mantenuta ancora gran parte delle antiche credenze.
Le qualità caratteristiche dei Samoani sono l'amabilità, la fierezza, l'ospitalità almeno fra di essi, e l'esemplare vita familiare: la donna occupa una buona posizione. Una certa pigrizia, che si spiega con le condizioni felici della loro vita, ha causato l'impiego di lavoratori stranieri, anche cinesi, nelle grandi piantagioni, nei porti e nei magazzini. D'altra parte il Samoano è un commerciante nato, e il suo livello mentale è assai alto; nelle scuole impara facilmente a leggere e a scrivere e dimostra un'intelligenza sorprendente; ha conservato nei tempi attuali l'antico piacere per la musica, le feste e i giuochi (p. es., il Iurfriding "cavalcare sulle onde").
Lingua. - Il samoano appartiene al gruppo occidentale della famiglia linguistica polinesiana (v. polinesia: Lingue). Ha un sistema consonantico assai semplice e povero; i gruppi consonantici sono sconosciuti e ogni voce esce in vocale. Il genere grammaticale non esiste. Nel sostantivo e nel pronome si distinguono tre numeri. Il duale e il plurale dei pronomi hanno due forme, una inclusiva e una esclusiva a seconda che la persona alla quale ci si rivolge partecipa o meno all'azione; p. es., ‛o i tāua "noi due" (incl. e cioè "io e te a cui parlo"); ‛o i māua "noi due" (escl. e cioè "io e un altro, ma non tu a cui parlo"). Il sistema verbale è relativamente semplice; con la ripetizione si formano i verbi frequentativi e intensivi, p. es.: sa-'ili, frequ. sa-'ili-ili "cercare"; col raddoppiamento i simultanei, p. es.: a-lofa "amare", a-lo-lofa "amare insieme". Le grammatiche pratiche considerano in generale queste forme come "plurali" delle voci verbali. Col prefisso fe- si formano generalmente i verbi reciproci (p. es., fealofani "amarsi reciprocamente"), ma anche gl'intensivi (p. es., femeina'i "fare rapidamente") e frequentativi (p. es., femaliua'i "andare di luogo in luogo").
Sulle isole e in generale, v. G. Turner, Samoa a hundred years ago, Londra 1884; W. B. Churchward, My consulate in Samoa, Londra 1887; A. Marsues, Iles Samoa, Lisbona 1889; A. Kraemer, Die Samoa Inseln, Stoccarda 1902-03; Th. Trood, Island Reminiscences (Samoa), Sydney 1912; R. M. Watson, History of Samoa, Londra 1919; W. A. G. Skinner, Handbook of Western Samoa, Wellington 1925; H. F. Brijan, American Samoa, a General Report by the Governor, Washington 1927.
Sulla lingua in particolare, v.: Le P. L. Violette, Dictionnaire samoa-français-anglais et français-samoa-anglais, précédé d'une grammaire de la langue samoa, Parigi 1879; O. Stuebel, Samoanische Texte, unter Beihülfe von Eingeborenen gesammelt und überstetzt, Berlino 1896; H. Neffgen, Grammatik der samoanischen Sprache nebst Lesestücken, Vienna-Lipsia (1902); Studien zur Morphologie der polynes. Sprachen, insbesondere des Samoanishen, Kiel 1923.