Vedi SAMO dell'anno: 1965 - 1973 - 1997
SAMO (v. vol. vi, p. 1091)
Nuovi scavi e nuove ricerche sono stati condotti dal 1963 che non sono peraltro conclusi e non permettono delle conclusioni definitive.
Storia e topografia. La scoperta topografica più importante, che è stata fatta in questi ultimi cinque anni, è senza dubbio quella del tronco dell'albero sacro della dea Hera, il Lygos, che si trova ancora in situ immediatamente ad oriente dei più antichi altari di Hera. Si tratta di un tronco d'albero, spesso circa 40 cm; l'albero stesso era stato abbattuto già nell'antichità a colpi di ascia. Poiché il tronco giace troppo in profondità e la sua conservazione si deve soltanto al fatto che da secoli si trova nell'acqua del suolo, il trovamento è stato preservato con un rinterramento e perciò deve restare non visibile. Deve esser cresciuto intorno all'anno 1000 a. C., come fanno giudicare i trovamenti di frammenti di terrecotte e di frammenti fittili avvenuti immediatamente intorno al tronco e alle sue radici. È sperabile che ulteriori ricerche nel campo specifico della dendrologia permettano di stabilire l'età dell'albero nel momento in cui fu abbattuto, e che attraverso il metodo del radiocarbonio si possa definire l'età assoluta del tronco d'albero. Poiché l'albero stava all'esterno degli altari più antichi, ma dentro le fondazioni dell'altare di Rhoikos, si ricaveranno le conseguenze straordinariamente incisive dal punto di vista della storia costruttiva, e cioè che l'albero cadde dopo l'erezione dell'altare di Rhoikos, circa dopo il 540 a. C. Una ricostruzione come quella data da H. Schleif e adottata da C. G. Yavis, sarebbe in questo caso del tutto impossibile: in primo luogo Pausania nella sua Periegesi ricorda due volte il Lygos di Hera, e lo dice il secondo come antichità in tutta la Grecia, e inoltre le monete bronzee di S. della metà del III sec. d. C. mostrano il Lygos in una posizione che corrisponde pienamente al trovamento del tronco protogeometrico in relazione al tempio di Hera di quel tempo.
A N del Tempio di Rhoikos gli scavi hanno tagliato evidentemente il centro della città del primo periodo del Bronzo, che fu coperta più tardi dal santuario di Hera. Dei vani tipo magazzini di un grande edificio sono stati scavati immediatamente accanto ad una strada accuratamente costruita, la quale correva dritta per circa m 30 e conduceva chiaramente ad una piccola piazza cultuale. Nel magazzino e nel cumulo di depositi vascolari erano stati riposti più di una quarantina di vasi fittili in parte ben conservati, in parte molto frammentati del primo periodo del Bronzo, che attestano anche forme finora sconosciute. Nell'insieme questi vasi variano da bicchieri ruiniaturistici fino a pìthoi monumentali. Molto interessanti sono due matrici per fondere accette, martelli e altri strumenti. Si sono trovati anche varî oggetti, tra l'altro moltissime fuseruole, comunemente decorate, delle quali una è particolarmente notevole perché vi si trovano incise figure umane.
Nell'antica città di S., che dal Medioevo si chiamò Tigani e il cui nome ufficiale, oggi suona Pythagoreion per il filosofo Pitagora che si suppone nato colà, dal 1965 si sono sistematizzati i precedenti scavi sul colle del Kastro. Da questi lavori sono venuti in luce come in precedenza oggetti caratteristici preistorici, ceramica, utensili, armi. Gli oggetti trovati sono nel complesso più antichi di quelli preistorici trovati nell'Heraion; appartengono al tardo Neolitico e alla fase subneolitica. La vecchia ipotesi per cui per ragioni a noi ignote, in un determinato momento nell'epoca del primo periodo del Bronzo l'abitato cbe occupava il luogo della posteriore città di S. sia stato abbandonato e che si sia trasferito nel luogo della palude dove più tardi fu impiantato il santuario di Hera, acquista perciò nuova verisimiglianza.
La statuetta lignea di Hera già ricordata (v. vol. vi, s. v.) che probabilmente fu scolpita intorno alla metà del VII sec. a. C., può mostrare bene quale immagine si facevano i Sami di allora dell'aspetto fisico della loro dea. Il simulacro stesso del culto era in gran parte aniconico: uno scultore Skelmis, che si è desunto dal frammento 105 di Callimaco, non è mai esistito e risale ad una errata interpretazione dello Scolio. Nel VI sec. a. C., e forse in relazione con la nuova costruzione del tempio per opera di Rhoikos e Theodoros, lo scultore Smilis di Egina, accanto all'antico simulacro di Hera, creò una seconda statua di culto, ora naturalmente in stile arcaico completamente sviluppato. Gli ultimi scavi hanno scoperto anche la porta, finora supposta, nel muro settentrionale di recinzione del santuario. Il pezzo del muro settentrionale, che si collegava dal lato occidentale, era del resto distrutto. La porta fu costruita ugualmente al tempo dell'architetto Rhoikos. Dall'esterno conduce alla porta una strada di cui si sono potute fissare sei stratificazioni diverse nettamente separate. I più antichi di questi strati stradali risalgono al VI sec. a. C., i più recenti appartengono al periodo intorno al 250 a. C. Evidentemente la porta fu costruita dopo questa data, e poi, ancora più tardi, in parte distrutta.
Da centinaia di frammenti è stato possibile ricostruire il capitello di marmo del secondo grande tempio diptero. Il capitello segue certamente il tipo canonico ionico, come appare anche nell'arcaico Artemision di Efeso, ma è più riccamente decorato. Sul lato breve dell'elemento a voluta e intorno al collarino si ha una larga fascia decorativa con spirali, palmette e fiori di loto. Le colonne a cui appartenevano questi capitelli, sono prive di scanalature.
Negli ultimi anni gli scavatori si sono occupati anche degli edifici profani che in varî periodi furono eretti all'interno del santuario. Relativamente pochi sono i resti di queste case che si possono attribuire al periodo preellenistico. Ma a partire dal III sec. a. C. l'attività edilizia profana viene chiaramente intensificata. Queste case di abitazione ellenistiche sono state in parte di nuovo distrutte da ricostruzioni più tarde. Ma le piante di belle case di abitazione del primo e medio periodo imperiale si distinguono ancor oggi a N e a S del santuario. Nelle vicinanze della porta settentrionale si è potuto liberare una grande casa di periodo tardoantico, che aveva in parte incorporato la porta settentrionale. Dei dodici ambienti, alcuni servivano certamente a scopi commerciali; comunque nella cantina di un vano giaceva un grande rocchio di colonna, con lavorazioni di secondo impiego, che probabilmente apparteneva ad un frantoio. Queste costruzioni sulla base dei frammenti ceramici ritrovati, si possono attribuire al periodo di Teodosio I.
I maggiori trovamenti di piccolo formato sono avvenuti in uno strato paludoso a S del tempio e dell'altare, il cui complesso in sostanza appartiene al VII sec. a. C. Molte sono le importazioni. Di provenienza orientale è uno scudo bronzeo con decorazione circolare incisa. Da Cipro provengono molte figurine di terracotta. In questo strato sono state trovate anche statuette lignee e oggetti; notevole è una figura con le mani ripiegate, il cui volto è purtroppo distrutto, forse assira. È da ricordare anche una immagine nella quale un intagliatore samio ha voluto imitare la raffigurazione dell'egizio Bes. Di una lamina bronzea con raffigurazione dell'accecamento di Polifemo purtroppo resta soltanto la parte destra. Dal riempimento di una fontana immediatamente ad oriente del grande altare proviene una statuetta bronzea di una Samia del VI sec. a. C. A N del santuario si è trovato un torso marmoreo più grande del naturale: si tratta forse di una statua votiva per un atleta del tardo V sec. a. C.
Bibl.: G. Gruben, Die Kapitelle des Heratempels auf Samos (estratto di una tesi di laurea), Monaco 1960; E. Homann-Wedeking, Ausgrabungen im Heraion von Samos 1961, in Arch. Anz., 1964, cc. 77-87; H. Walter, Ausgrabungen im Heraion von Samos 1952-1962, in Deltion, XVIII, 1963, II, 2, cc. 286-296; E. Homann-Wedeking, Samos 1964, in Arch. Anz., 1965, cc. 428-446; id., Samos 1964, in Deltion, XX, 1965, II, cc. 500-501; H. Walter, Das griechische Heiligtum (Heraion von Samos), Monaco 1965; E. Homann-Wedeking, U. Jantzen, G. Kopcke, Samos 1965, in Arch. Anz., 1966, pp. 158-170; U. Jantzen, Samos 1966, in Arch. Anz., 1967, cc. 274-279. - In particolare: E. Buschor, Altsamische Standbilder, V, Berlino 1961; cfr. J. Barron, Altsamische Standbilder, in Journ. Hell. Stud., LXXXIII, 1963, pp. 210-211; C. Blümel, Bruchstück einer samischen Kore, in Arch. Anz., 1964, cc. 87-91; J. P. Barron, The Silver Coins of Samos, Londra 1966; B. Freyer-Schauenburg, Elfenbeine aus dem Saemischen Heraion, Amburgo 1966.