Vedi SAMARIA dell'anno: 1965 - 1997
SAMARIA (v. vol. vi, p. 1088)
La ceramica riportata alla luce nel sito ha dimostrato che S. era abitata già nel Bronzo Antico (3100-2200 a.C.); sulla base di altri reperti ceramici è stata accertata l'occupazione del teli nel X-IX sec. a.C. Nel 1965-1967 il Dipartimento delle Antichità della Giordania realizzò un programma per lo sviluppo del sito, sotto la guida di F. Zayadine; tale progetto, finalizzato sia allo scavo che al restauro delle vestigia del sito, è stato finanziato dall'agenzia americana U.S. AID, sotto il controllo dell'archeologo P. W. Lapp.
Attualmente le mura erodiane della città si possono seguire per una lunghezza di circa 4 km. Gli scavi recenti ne hanno restituito l'intero troncone NO, ostruito da detriti depositati in gran parte dagli scavatori dell'Università di Harvard. L'intervento ha inoltre permesso di riportare alla luce la porta O e di verificare la stratigrafia della grande torre meridionale.
Contro la torre S della porta, è stato effettuato un saggio stratigrafico che ha raggiunto in profondità il banco di roccia. Ne è risultata una sequenza di strati di detriti databili tra l'epoca del regno di Samaria e il periodo bizantino. Sul fondo della trincea è stata trovata una cava del IX sec. a.C., in associazione con un muro rinvenuto in stato frammentario. La torre poggia su una base quadrangolare, costruita in blocchi irregolari. La base potrebbe risalire agli inizi dell'epoca ellenistica (IV sec. a.C.), dal momento che negli strati di detriti sono stati raccolti numerosi frammenti ceramici di epoca persiana. I primi quattro filari sono in tecnica erodiana, ma il resto della torre risulta costruito con materiali eterogenei e va datato a epoca tardo-imperiale, probabilmente all'età di Settimio Severo. Tra le due torri si nota la base modanata di un pilastro, testimonianza della porta romana che si apriva sull'asse della via colonnata. A pochi passi dall'entrata, sono visibili sulla destra una cisterna e la base modanata di un altare romano.
Con lo scavo di una trincea lunga 50 m e larga 15 è stato possibile individuare il livello della via romana, della cui pavimentazione originaria si è conservato tuttavia ben poco. L'occupazione d'epoca bizantina (IV-VII sec. d.C.) ha notevolmente alterato i monumenti romani. Sul lato S un'abitazione bizantina, che riutilizza l'entrata di una bottega romana, fu costruita occupando lo spazio della via. Tramite una porta che si apriva sul lato orientale, essa comunicava con una corte lastricata e con un piccolo bagno dal pavimento rivestito a mosaico bianco e accessibile tramite una rampa di sette gradini.
Sul lato Í sono state rinvenute in situ sette colonne monolitiche (alt. m 4,5) pertinenti al porticato. Sul lato S sono stati recuperati solo due capitelli corinzi a tre file di foglie di acanto. Tra le colonne del porticato settentrionale furono costruite abitazioni molto modeste, il suolo calcareo delle quali ha restituito una cospicua quantità di monete bizantine dell'epoca di Costanzo Gallo (337-361).
Il livello bizantino è ricoperto da uno spesso strato di cenere, prodottosi in seguito a una violenta distruzione attribuibile alla rivolta dei Samaritani del 529 oppure al terremoto del 551. Successivamente la via fu rioccupata fino alla fine del VII sec., come testimoniano le numerose monete di Costanzo II (641-668).
In quanto arteria stradale principale, la via colonnata va attribuita a un impianto urbanistico di epoca ellenistica, alla quale risale anche la porta occidentale della città. Nonostante ciò, a eccezione di un piccolo santuario con cella in antis, databile al tempo di Erode il Grande e situato sul lato settentrionale della via, l'indagine archeologica ha individuato nel sito ben pochi elementi ellenistici o della prima età imperiale: come a Gerasa, i porticati corinzi sono attribuibili alla seconda metà del II sec. d.C.
Dalla via colonnata si accede al Foro, i cui porticati sono databili alla fine del II sec. d.C. È stata inoltre ritrovata parte dell'acquedotto che garantiva l'approvvigionamento idrico della città, sfruttando la sorgente di 'Ayn Hārūn, e che alimentava due vasche poste a S della basilica e nel Foro.
La basilica romana, che sorge a O del Foro, è un monumento di pianta rettangolare (68 X 32 m) terminante a E con un'abside e accessibile tramite due porte situate a E e a S. I suoi lati maggiori sono delimitati da porticati, mentre il pavimento della navata è rivestito da un mosaico. Questo edificio, all'interno del quale si svolgevano le attività finanziarie e giudiziarie cittadine, è databile alla fine del II sec., forse al regno di Settimio Severo. Presumibilmente ospitò la chiesa bizantina, prima della costruzione della cattedrale. Un saggio di scavo effettuato a NE della basilica ha messo in luce strutture realizzate in una tecnica confrontabile con quella impiegata nei più noti monumenti di Erode il Grande; ciò rende plausibile una datazione di questo edificio alla fine del I sec. a.C.
Il teatro è stato oggetto di scavi sistematici condotti dal Dipartimento delle Antichità negli anni 1965-1966. Al monumento, di modeste dimensioni (65 m di diametro), sembra si adatti meglio la definizione di odeon. La cavea era a due piani, separati da un passaggio (diàzoma), misurante 0,50 m di larghezza. Se ne conserva parzialmente soltanto il piano inferiore (ima cavea), suddiviso in sette cunei mediante sei scalaria, dei quali uno solo, con parte dei gradini originarî, è attualmente visibile. Dell'orchestra non si conservano che alcuni frammenti di pavimentazione. Il muro della scena era decorato, al livello dell'orchestra, da nicchie a pianta semicircolare o rettangolare e da colonne corinzie, alcune delle quali realizzate in granito. Tuttavia del muro in questione non restano che le fondazioni, alcuni rocchi di colonne sparsi e capitelli.
Il livello superiore della cavea è stato interamente rasato, il che ha consentito di precisare la cronologia delle diverse strutture murarie difensive della città in questa zona. Nell'angolo SE si erge la torre circolare di epoca ellenistica, larga fino a 4 m e costruita in pietre di forma irregolare. Gli scavi recenti hanno portato alla scoperta di un terzo muro, largo 5,50 m, addossato alla facciata Ν della fortificazione israelitica e in cattivo stato di conservazione, poiché in epoca ellenistica parte dei materiali venne utilizzata per la costruzione della torre circolare. Nella sua muratura è stato trovato un capitello protoionico reimpiegato, simile agli esemplari del palazzo di ‘Omrī. Frammenti di ciotole assire, rinvenuti nella trincea di fondazione, consentono di datarlo al periodo successivo alla ricostruzione della città, avvenuta a opera di Sargon II, nel 721 a.C. Nel muro è stata inoltre trovata una moneta d'oro di tipo achemenide, un c.d. doppio darico databile alla fine del IV sec. a.C., la quale proverebbe che il muro era in uso (e subiva interventi di manutenzione e restauro) in epoca persiana. Nello stesso cantiere di scavo è stata rinvenuta un'altra moneta argentea, una dracma ateniese databile intorno al 425 a.C.
A giudicare dai resti fin qui individuati (p.es. i capitelli corinzi), il teatro di S. è da attribuire alla seconda metà del II sec. d.C. (anche se non sono da escludere a priori fasi precedenti). Un'occupazione bizantina nel IV-V sec. d.C. è indicata da un pavimento in terra battuta, al di sopra dell'orchestra.
I tentativi di individuare una fase di occupazione erodiana del teatro si sono rivelati infruttuosi; è stato tuttavia possibile notare nelle sostruzioni dell'ima cavea numerosi blocchi tagliati, probabilmente pertinenti a un monumento di epoca anteriore.
Bibl.: J. W. Crowfoot, K. M. Kenyon, The Objects from Samaria, Londra 1957; F. Zayadine, Hellenistic Pottery from the Theatre, in AAJ, XI, 1966, pp. 43-53; id., Samaria-Sebaste. Clearance and Excavations, ibid., XII-XIII, 1967-1968, pp. 77-80; J. B. Hennessy, Excavations at Samaria-Sebaste, 1968, in Levant, II, 1970, pp. 1-21; K. M. Kenyon, Royal Cities of the Old Testament, Londra 1971, pp. 71-89; P. W. Lapp e altri, Discoveries in the Wadi ed-Dalieh (AASOR, XLI), Durham 1974, passim; F. Zayadine, J. W. Fulco, Coins from Samaria-Sebaste, in AAJ, XXV, 1981, pp. 197-225; A. Zertal, Fortified Enclosures in the Early Bronze Age in the Samaria Region and the Beginning of Urbanization, in Levant, XXV, 1993, pp. 113-125.
(F. Zayadine)