Samantha Cristoforetti
Primadonna dello spazio
L’astronauta italiana ha battuto molti record di permanenza in orbita e ha dato un contributo decisivo alla scienza con i suoi esperimenti, soprattutto in campo medico.
Alle 15,44 – ora italiana – dell’11 giugno 2015 si è conclusa ufficialmente con l’atterraggio della capsula Soyuz TMA-15M in Kazakistan, nei pressi della città di Dzhezkazgan, la missione Futura dell’astronauta italiana Samantha Cristoforetti. Con una permanenza in orbita di 199 giorni e 17 ore Samantha ha collezionato una serie di record: intanto quello della più lunga presenza consecutiva nello spazio per una donna, superando quello della statunitense Sunita Williams con 195 giorni. Ma è anche la prima donna italiana nello spazio, l’astronauta dell’Agenzia spaziale italiana con più giorni totali in orbita e quella dell’Agenzia spaziale europea con più giorni consecutivi nello spazio. Settimo astronauta italiano in orbita, Samantha è decollata per lo spazio il 24 novembre 2014 con il russo Anton Shkaplerov e l’americano Terry Virts.
Sarebbe dovuta tornare a terra dopo 6 mesi, nel maggio 2015, ma il cargo russo Progress M-27M, che lanciato a fine aprile avrebbe dovuto raggiungere la ISS (International space station) per rifornirla di cibo, acqua, carburante e strumentazione scientifica, non è mai arrivato a destinazione: andato fuori controllo, è poi precipitato, disintegrandosi sopra l’Oceano Pacifico l’8 maggio 2015. Il rientro dell’equipaggio è stato così posticipato di 30 giorni.
Numerose le attività e gli esperimenti scientifici condotti dalla nostra astronauta durante la sua lunga permanenza a bordo della ISS. Uno dei più importanti della missione è stato Drain brain: Samantha ha indossato un’apposita tuta con una serie di sensori volti a misurare il flusso sanguigno e svolto esercizi muscolari e di respirazione previsti dal protocollo scientifico dell’esperimento. Poi ha fatto su sé stessa una ecografia vascolare, sotto la supervisione a distanza del responsabile dell’esperimento, Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara. Samantha aveva già svolto esami analoghi alcuni mesi prima, per mettere in evidenza gli effetti a lungo termine in orbita. Nei primi giorni di aprile del 2015 è giunto presso l’ISS il materiale necessario per l’esperimento di biologia Cytospace, realizzato dalla Kayser Italia S.r.l. e dal Dipartimento di Medicina clinica e molecolare dell’Università La Sapienza di Roma. Cytospace ha indagato l’influenza della microgravità sul bagaglio genico degli esseri viventi in orbita attraverso la modificazione della forma cellulare, e altre reazioni che interessano pressoché tutte le funzioni cellulari. Le informazioni raccolte saranno utili nel migliorare le terapie di patologie che interessano i tessuti connettivi, il cancro e l’osteoporosi. E proprio a quest’ultima patologia era dedicato un altro esperimento della missione Futura: Nanoparticles and osteoporosis (NATO). Il progetto è stato realizzato dalle Università di Pavia e di Milano, dall’Istituto di Cristallografia del CNR e dalla Kayser Italia S.r.l. per vedere se l’impiego di alcune nanoparticelle sulle cellule ossee possa riattivare la formazione di tessuto osseo e ridurne il processo di riassorbimento. Bone/Muscle check è un esperimento simile, che userà la raccolta e il congelamento a intervalli temporali prefissati di campioni di urina e saliva a bordo della ISS. Questi campioni saranno poi analizzati nei laboratori dell’Università di Salerno e correlati con altri campioni prelevati agli stessi soggetti durante test svolti prima e dopo il volo.
Un altro importante ambito di ricerca in cui Samantha ha condotto esperimenti è stato quello dello studio dei meccanismi di adattamento sensoriale e motorio alla condizione prolungata di assenza di gravità.
C’è stato un esperimento, realizzato dall’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) di Roma, per studiare contromisure basate sull’esercizio fisico per prevenire problemi di salute dopo i voli spaziali, per esempio l’intolleranza ortostatica, uno dei più frequenti sintomi che gli astronauti presentano dopo i voli di lunga durata. Ma la nostra astronauta si è prestata da ‘cavia’ per studiare anche i meccanismi che regolano il sonno in orbita, si è cimentata nella costruzione di oggetti in 3D grazie a una stampante tridimensionale, il ‘cuore’ dell’esperimento POP3D, e ha infine ottenuto un altro record, certo non importante come gli altri, ma sicuramente curioso: è stata la prima astronauta a bere un vero caffè espresso in orbita. Merito dell’esperimento tutto italiano ISSpresso, realizzato dalla Argotec e dalla Lavazza, per lo studio della dinamica dei fluidi e delle miscele in condizioni di microgravità.
AstroSamantha in numeri
♦ 2184 fotografie
Condivise con la terra attraverso i suoi profili Facebook e Twitter, su cui conta 554.000 follower.
♦ 130 milioni di chilometri
Percorsi negli ultimi 7 mesi. La base spaziale ISS è a un’altezza orbitale di soli 400 km rispetto alla Terra.
♦ 200 minuti
La durata del volo di rientro a bordo della navicella Soyuz. Per frenare la caduta della capsula è stato utilizzato un paracadute di 500 metri quadrati.
♦ 9 borse di ‘bonus food’
Ogni astronauta può portare un po’ del suo cibo preferito: nelle borse di Samantha c’erano (prodotti dallo chef Stefano Polato) piatti creati con mele del Trentino, verdure, pesce azzurro, carni bianche e cereali integrali.
♦ 6 paia di pantaloni
Samantha ha avuto a disposizione un pantalone al mese. Il resto dei capi sono contenuti nei cosiddetti ‘bricks’, mattoncini che contengono i vestiti per 2 settimane: 7 slip, 2 magliette, 2 pantaloncini e una maglietta da sport, 3 paia di calzini, 3 reggiseni.
♦ 5 ore di sonno
Il lavoro sulla ISS è parecchio e quindi non c’è molto tempo per riposare. Non esiste la differenza notte e giorno e per ogni astronauta sono pianificate circa 5 ore di sonno nel proprio piccolo alloggio personale: una sorta di loculo nella zona della stazione chiamata Tranquillity, dove si dorme in un sacco a pelo ancorato al muro.
♦ 16 giri intorno alla terra ogni giorno
La base spaziale ISS gira intorno alla terra 16 volte al giorno, a una velocità di 27.600 km/h.