BURCE (Burci), Salvo
Nacque a Piacenza, di nobile famiglia, tra il XII e il XIII sec.: l'unica data certa della sua biografia sembra il 1235, anno in cui compose il trattato antiereticale Super Stella.
Nulla si saprebbe del B., se il Mugellanus de Nemore XII della Laurenziana di Firenze, unico manoscritto che abbia conservato l'opera sua, non fosse preceduto da una prefazione anonima in cui se ne tramanda il nome (nome che è necessario accettare, benché non appaia in nessun altro documento contemporaneo) e si forniscono alcune precisazioni su di lui.
Il B. visse in un'atmosfera turbata dalle lotte intestine che dopo la fine del sec. XII favorirono a Piacenza il sorgere delle sette ereticali, sostenute dai nobili ghibellini in odio al guelfismo del partito popolare. Nonostante le persecuzioni, presero a circolare libelli eretici; e ad uno di questi, intitolato Stella, purtroppo non pervenutoci, il B. volle replicare. Non sappiamo se egli sia stato sollecitato a eseguire tale compito dal clero o dal partito popolare; ma la formula "editus ministerio" impiegata dall'anonimo autore della prefazione sembrerebbe lasciar intendere che il B. ricoprisse un ruolo importante nelle discordie religiose della sua città.
Pur essendo nobile, il B. non esitò ad affrontare quelli del suo rango; pur essendo laico e, come afferma l'autore della prefazione, "litterarum inscius" (cioè non provvisto di specifica dottrina teologica), scese in campo a difesa del cattolicesimo, divenendo così uno dei primissimi polemisti religiosi noti in Italia. Il titolo Super Stella fu dato al trattato dal B. stesso per indicare la sua volontà di confutare il libro eretico, che certamente aveva tra le mani; la divisione in capitoli è invece intervento arbitrario dell'anonimo autore della prefazione, che tentò di suddividere ordinatamente il testo, che tratta in forma disorganica argomenti tra loro diversi. In quanto alla datazione, il B. stesso afferma di star scrivendo il suo trattato in casa del nobile amico "Monachus de Chero" il 6 maggio 1235, di domenica; tale data è assai importante, dato che il B. confuta le pretese di antichità delle varie sette ereticali ricordando con precisione gli anni che sono trascorsi dalla loro fondazione.
Scritto in forma di dialogo con eretici ben conosciuti dal B., e basato sulle autorità neotestamentarie - uniche ammesse dai dualisti -, il Super Stella interessa soprattutto per le notizie tramandateci sugli eretici piacentini. La confutazione delle eresie verte principalmente sui catari, divisi in due sette: gli albanesi, dualisti assoluti, e i concorezzesi, dualisti moderati. I primi credevano in due dei assoluti, coeterni ed eguali ("pares"), il buono e il cattivo, ciascuno creatore del suo mondo, e in lotta costante con il suo rivale. I secondi credevano in un solo creatore ex nihilo: ilprincipio malvagio, Lucifero, creato da Dio, divenuto Satana, il giorno del suo peccato, avrebbe ideato con altri due spiriti gli elementi del caos e modellato Adamo ed Eva, da cui poi l'umanità trasse origine. Il radicalismo degli albanesi è tale che li spinge a immaginare sia l'invasione del mondo superiore ad opera dei figli del Dio cattivo, che quello del regno inferiore ad opera degli inviati del Dio buono. Tale eguaglianza assoluta tra i due porta l'élite degli adepti a credere segretamente a due crocifissioni, con cui ciascun Dio ha cercato di salvare le anime perdute nei tempi dei combattimenti avvenuti nel cielo e nell'inferno. Per gli intransigenti le anime cadute all'epoca del combattimento cosmico e introdottesi in terra nei corpi umani sono sottoposte alla metempsicosi fino alla espiazione della loro pena, a meno che attraverso il "consolamentum", solo battesimo ammesso, esse non ritrovino lo Spirito Santo o Paraclito, lasciato nel regno celeste e incaricato di recuperarle. Ad ogni modo, ogni anima creata dal Dio buono sarà salvata. I concorezzesi, che negano la metempsicosi, accettano il traducianismo e praticano anch'essi il "consolamentum", la cui efficacia dipende dalla dignità dell'officiante, restano al contrario dubbiosi sulla salvezza delle anime. Tutti i catari poi riducono la cristologia al docetismo, proibiscono i matrimoni, la vendetta e il giuramento. Dal trattato del B. non possiamo dedurre che tali fossero le uniformi credenze di ciascuna delle due sette sparse nella cristianità: qui si tratta soltanto dei dualisti di Piacenza cui si oppone il B., ed altri eresiologhi rileveranno numerose modalità differenti nei dettagli delle dottrine. Al di fuori della credenza nei due principi e della pratica rituale del "consolamentum", il catarismo, assoluto o moderato, offre dovunque altrove una infinita varietà.
Anche il valdesianesimo è confutato dal B.: contro le pretese dei valdesi di rappresentare l'autentica Chiesa di Dio, il polemista ricorda cronologicamente il loro inizio, sotto la guida di Valdés, poi la loro scissione, avvenuta nel 1205 con Giovanni di Ronco, capo dei poveri lombardi, i vani tentativi di riavvicinamento nel 1218 e la scissione definitiva, causata dal conflitto sulla gerarchia e il matrimonio, ma soprattutto sul lavoro, fonte di ricchezza, rifiutato dai poveri di Lione. Come i dualisti, anche i lombardi si oppongono alla giustizia secolare, al giuramento e alla Chiesa cattolica; il B. è inoltre il solo eresiologo che constati presso di loro il traducianesimo.
Del Liber supra Stella esistono solo le edizioni parziali di I. von Döllinger (Beiträge zur Sektengeschichte des Mittelalters, II, München 1890, pp. 52-84) e di Ilarino da Milano, in Aevum, XIX (1945), pp. 307-341.
Bibl.: A. M. Bandini, Bibl. Leopoldina Laurentiana…, I, Florentiae 1791, pp. 561-565; Ilarino da Milano, Il "Liber supra Stella" del piacentino Salvo Burci, in Aevum, XVI (1942), pp. 272-319, XVII (1943), pp. 90-146; XIX (1945), pp. 281-307; A. Dondaine, La hiérarchie cathare en Italie, in Arch. fratrum praedic., XIX (1949), pp. 288 s., 293, 298 s., 302 s.; Ch. Thouzellier, Catharisme et valdéisme en Languedoc à la fin du XIIe et au début du XIIIe siècle, Paris 1969, pp. 108 ss., 164 s., 170-180.