TOMMASI, Salvatore
Medico, nato a Roccaraso (Aquila) il 26 luglio 1813 e morto a Napoli il 18 luglio 1888. Studiò medicina ad Aquila e a Napoli, dove si laureò nel 1838. Nel 1844 concorse alla cattedra di patologia, ma non ne riuscì vincitore, mentre ottenne per concorso la seconda di medicina pratica, corrispondente alla moderna di patologia speciale medica. Tenne questa cattedra fino al 1848. Destituito dall'insegnamento per motivi politici, subì il carcere e fu poi esiliato. Dopo avere peregrinato alcun tempo fra Parigi e Londra si stabilì a Torino, dove esercitò la medicina e diede lezioni di fisiologia. Liberata dalla dominazione austriaca la Lombardia nel 1860, fu nominato Professore di patologia speciale e di clinica medica nell'università di Pavia, passando poi a Napoli (1864) alla direzione della seconda clinica medica. Alla morte di Francesco Prudente assunse la direzione della prima clinica, cattedra che tenne fino alla sua morte. Fece parte di varie commissioni ministeriali per la riforma dell'insegnamento pubblico. Nel 1864 fu nominato senatore.
Fu medico di larghe vedute filosofiche e creò una nuova scuola di medicina, che movendo dalla filosofia trova il suo fondamento oltre che nell'anatomia, nella patologia e nella clinica, in quella disciplina che secondo lui era la chiave di vòlta del sistema speculativo, cioè nella fisiologia. Unificò in Italia l'indirizzo medico, richiamandosi agl'insegnamenti di A.M. Valsalva, di M. Malpighi, di G.B. Morgagni e di L. Spallanzani. Fu un vero seguace del metodo sperimentale. Difese il naturalismo contro le accuse di materialismo e mai separò il concetto di forza da quello di materia. La sua teoria sulle psicopatie è basata sull'asserto che queste non dipendano da alterazioni anatomiche né da alterazioni chimiche, ma che siano disturbi profondi nell'organismo dello spirito. Per lui la patologia delle malattie mentali nulla ha a che fare con quella delle malattie corporee. Riguardo alla teoria darwiniana egli concepì l'evoluzione non come meccanismo cieco, ma come progresso e incremento continuo del reale. L'evoluzione dello spirito in specie non ha limiti. In patologia il T. pensava che i tipi morbosi debbano essere studiati e stabilita in antecedenza la cura la quale però, per ogni singolo ammalato, resta sempre una creazione del medico, che deve bene conoscere le condizioni fisiologiche dell'infermo e per lunga pratica anche le variazioni nosografiche delle singole malattie. S.T. fu naturalista prima di essere medico, e fisiologo prima di divenire clinico.
Scritti principali: Istituzioni di fisiologia (Napoli 1847-48; 2a ed., 1852); Il vitalismo nella scuola moderna (Torino 1855); Il naturalismo moderno (Napoli 1866); Sommario della clinica medica di Pavia diretta da S. T. (ivi 1874); Prolegomeni di clinica medica preceduti da un discorso sul metodo clinico (ivi 1874); Sul moderno evoluzionismo a proposito dei dialoghi del prof. Piero Siciliani intorno alla filosofia zoologica del sec. XIX (Firenze 1877); S.T. e G.B. Ercolani; evoluzione, scienza e naturalismo (Napoli 1877); Sul linguaggio sotto il punto di vista fisio-psicologico (ivi 1878); Carlo Darwin (commemorazione, ivi 1882); Il rinnovamento della medicina in Italia (scritti critici di S.T. raccolti da Raffaele Maturi, ivi 1878); Lezioni di terapia generale e di clinica medica (Napoli 1888).
Bibl.: J. Moleschott, S. T. e la rinascita delle scienze mediche in Italia, in Klinisches Jahrbuch, III (1891), pagg. 3-31; F. Orsi, S. T. e la riforma della medicina in Italia per Moleschott, in Gazzetta medica lombarda, XLIX (1891), pp. 481-484; A. Cantani, S. T., in Biographisches Lexicon der hervorragenden Ärzte aller Zeiten und Völker, V, Berlino e Vienna 1929, p. 606; G. M. Ferrari, S. T. e il suo naturalismo filosofico, in Bollettino dell'Ist. storico it. dell'arte sanitaria, XIII (1933), pp. 70-75.