NOBILI VITELLESCHI, Salvatore
– Nacque a Roma il 28 luglio 1818, da Pietro, marchese di Rigatti, maestro delle strade (1817), cameriere d’onore di Leone XII, membro della Commissione dei sussidi (1827), priore dei caporioni, e da Maddalena Ricci Parracciani, figlia di Giovanni Ricci e Faustina Parracciani.
I Nobili Vitelleschi discendevano dalla famiglia Vitelli, il cui avo Vitellio – figlio di Angelo – si stabilì a Foligno nel 1302. Suo figlio Puccetto fu capitano della custodia di Siena nel 1342. Giacomo, figlio di Puccetto, perseguitato dai folignati Trinci, si rifugiò a Corneto, dove nacque Giovanni Vitelleschi, poi cardinale arcivescovo di Firenze e generale delle armi di Santa Romana Chiesa. Federico II concesse nel 1452 il titolo di conti e poi quello di marchesi sul feudo di Rigatti. I Vitelleschi si estinsero con Virginia, figlia di Sante, che sposò Girolamo de’ Nobili di Rieti. I marchesi Marcello e Alessandro Vitelleschi, con atto del 1° aprile 1624, dichiararono loro eredi Girolamo e Virginia, vincolando il primo a unire al proprio cognome quello dei Vitelleschi. Nel secolo successivo il casato fu annoverato tra i patrizi coscritti romani (con bolla Urbem Romam del 4 gennaio 1746 di Benedetto XIV).
Primo di cinque figli, Nobili Vitelleschi studiò filosofia e teologia presso il collegio di S. Pietro in Vincoli. Divenuto presbitero il 27 marzo 1841 per mano del cardinale Giacomo Giustiniani, conseguì il 25 settembre dello stesso anno la licenza in utroque iure presso l’archiginnasio della Sapienza di Roma. In precedenza, il 12 dicembre 1837, era stato nominato cubiculario segreto soprannumerario e nel 1839 canonico di S. Pietro. Sempre nel 1841 fu designato prelato domestico prima (11 ottobre) e prelato referendario subito dopo (2 dicembre). Il 24 gennaio 1842 divenne relatore della sacra consulta dei Vescovi e dei Regolari e lo stesso anno ponente del Buon Governo, carica che ricoprì fino al 1845, anno in cui fu nominato secondo assessore del Tribunale criminale.
Pio XI lo fece giudice aggiunto del Tribunale criminale dell’uditore generale della Camera apostolica prima del 30 gennaio 1847. Il 5 agosto 1850 divenne ponente della Sacra consulta. L’anno successivo fu nominato prelato aggiunto della sacra congregazione del Concilio. Nel 1851 Pio IX gli affidò l’incarico di segretario in una commissione composta da tre cardinali e preposta alla cura spirituale e materiale dei lavoratori delle industrie dello Stato pontificio. Nel Giornale di Roma del 4 ottobre 1851 si legge: «Che il Papa vegliando indefessamente al miglior essere di tutti i suoi sudditi ha di recente (a’ 6 giugno 1850) rivolto le speciali paterne sue cure ad una delle più estese classi dei medesimi, che è quella di coloro i quali professano le varie arti e mestieri in questa dominante. Nell’intendimento di stabilire tra di loro un’intima unione che presti dell’incomparabili garanzie ad ottenerne il conseguimento dell’interesse religioso ed industriale, Sua Santità si è degnata commettere ad una particolare congregazione la proposta di quelle provvidenze che, prendendo l’uomo per il duplice interesse della vita spirituale e della vita materiale, valgano a riannodare con più stretti vincoli, sotto l’autorità della Chiesa, che solo può renderle veramente utili e proficue alla società, le corporazioni industriali e le confraternite religiose. Mentre la congregazione si occupa con ogni alacrità nella discussione e nello sviluppo dell’affidatole incarico, Sua Beatitudine ha voluto dare una pubblica e non dubbia testimonianza della clementissima sua propensione e concedere a’ copri di arti e mestieri di Roma una così benefica istituzione».
Il 18 marzo 1852 divenne uditore della Sacra Rota romana in sostituzione provvisoria di Angelo Quaglia; il 10 aprile dello stesso anno, con una lettera al cardinale Giacomo Antonelli, segretario di Stato, chiese di essere dispensato dall’incarico a causa di un problema alla vista. Il 21 giugno fu, quindi, nominato chierico della Camera apostolica con un assegno di 75 scudi.
Il 30 novembre 1854 divenne membro della consulta di Stato per le finanze e il 9 dicembre commendatore dell’ospedale di S. Spirito in Sassia, mentre il 26 aprile 1856 fu designato diacono della Cappella pontificia.
Il 19 giugno 1856 fu eletto arcivescovo titolare di Seleucia e consacrato il 6 luglio dello stesso anno, presso la Cappella paolina del palazzo apostolico del Quirinale a Roma da papa Pio IX, assistito da Alessandro Macioti, arcivescovo titolare di Colosso e assessore della suprema sacra congregazione del S. Uffizio, e da Giuseppe Palermo, arcivescovo titolare di Porfireone e sacrista del Palazzo apostolico. Durante la stessa cerimonia furono consacrati anche Flavio III Chigi e Alessandro Franchi .
Nominato nunzio a Napoli, declinò l’incarico che rimase temporaneamente a Innocenzo Ferrieri, già destinato in Portogallo e fu poi assegnato a Pietro Giannelli. L’8 giugno 1858 divenne segretario della sacra congregazione dell’Immunità ecclesiastica e il 18 giugno successivo assistente al soglio pontificio, in seguito a una supplica che aveva inviata al papa l’11 dicembre 1857. Nel 1861 diventò consigliere di Stato ordinario con un assegno di 70 scudi mensili.
Il 21 dicembre 1863 fu trasferito alla sede di Osimo e Cingoli, con il titolo personale di arcivescovo, ma non riuscì mai a occupare la sua sede vescovile poiché lo Stato italiano non concesse l’exequatur e fu quindi costretto a governare attraverso il vicario generale.
Il 25 agosto 1871, in seguito alla morte di Stanislao Svegliati, fu nominato segretario della sacra congregazione dei Vescovi e dei Regolari. In seguito alle dimissioni da vescovo di Osimo e Cingoli, presentate il 20 novembre 1871, fu nuovamente promosso alla Chiesa arcivescovile di Seleucia in partibus infidelium.
Partecipò ai lavori del Concilio Vaticano primo, aperto nel giugno 1868 da Pio IX (Bellone, 1966, pp. 121-123). Nella fase preparatoria dei lavori mostrò un certo distacco: non sottoscrisse le dichiarazione del 1° luglio 1867 in risposta all’annuncio di Pio IX (Mansi, IL, 1923, pp. 247-262) e il suo nome non compariva nelle risposte al questionario inviato, nel giugno 1867, dalla sacra congregazione del Concilio ai vescovi, anche se va rilevato come anche altri vescovi lontani dalle loro sedi si fossero comportati in modo analogo.
Durante i lavori del Concilio fu invece attivo, partecipando a tutte le sessioni conciliari; intervenne sullo schema «de parvo catechismo» (Mansi, L, 1924, p. 752-757), avvicinandosi alle posizioni di coloro che pensavano che il catechismo non dovesse essere imposto alle singole diocesi, senza tuttavia essere presente in occasione della votazione, il 4 maggio, dello schema stesso, riformato dalla Deputazione. Questa sua posizione, favorevole a numerosi padri inopportunisti, insieme ad altri elementi, tra cui la mancata presa di posizione nella votazione del 4 maggio e l’astensione da ogni postulato infallibilista, favorirono l’opinione, per lo più di matrice inglese, secondo cui proprio Nobili Vitelleschi fosse l’autore del libello Otto mesi a Roma durante il Concilio, uscito sotto lo pseudonimo di Pomponio Leto. La questione fu molto dibattuta e a nulla valse la smentita dello stesso Pio IX che l’aveva già nominato segretario dei vescovi e regolari. Tuttavia i suoi interventi, in particolare sul capitolo IV della Constitutio prima de Ecclesia Christi (Mansi, LII, 1927, pp. 808-813; 1125 oss. n. 22; 1153 oss. n. 7), valgono a chiarire la sua adesione esplicita all’infallibilità del papa, anche se si deve constatare come egli si limitasse a dire che tale proprietà non fu storicamente mai contestata. Presentò inoltre alla Deputazione dei postulati una richiesta, nota come «Postulato di Nobili Vitelleschi» (Mansi, LIII, 1927, pp. 608-610) con cui proponeva preghiere reciproche tra i vescovi, nella recita quotidiana del breviario e nella celebrazione della Messa.
Fu creato cardinale e riservato in pectore nel concistoro del 15 marzo 1875, poi pubblicato il 17 settembre. Il 23 settembre successivo ricevette il titolo di S.Marcello.
Morì il 17 ottobre, prima di aver ricevuto la berretta rossa e aver preso possesso del suo titolo.
Il corpo fu esposto nella chiesa di S. Marco, dove fu celebrato il funerale il 21 ottobre 1875 daAlessandro Sanminiatelli-Zabarella, arcivescovo titolare di Tiana, elemosiniere di Sua Santità e fu poi tumulato presso il cimitero del Verano a Roma.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio segreto Vaticano: Segr. St. 1850, rubr. 82, ff. 24-86; Segr. St. 1852, rubr. 82. ff. 35-43; Notizie per l’anno 1857, p. 337; Segr. St., Brevi ap. 5630 ff. 238-243; Annuario pontificio 1864, p. 488; ASV, Segr. Stato, Brevi ap. 5509 ff. 337-340; Segr. St., Brevi ap. 5511 ff. 345-350; Segr. St., Spoglio cardinali e officiali di curia, Vitelleschi, 1; L’Osservatore Romano, 19 ottobre 1875; L’Osservatore Romano, 22 ottobre 1875; A. Bartolini, Elogio del cardinale Salvatore Nobili Vitelleschi, Roma 1875; Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VIII, Padova 1978, pp. 20, 21, 49, 58, 134, 511; J.D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, L, Arnhem-Leipzig 1924; LII, ibid. 1927; LIII,, ibid. 1927; Enciclopedia storico-nobiliare italiana, a cura di V. Spreti, IV, Milano 1931, sub vocem; G. De Marchi, Le Nunziature apostoliche dal 1800 al 1956, Roma 1957, p. 177; B. Bellone, I vescovi dello stato pontificio al Concilio Vaticano I, Roma 1966, pp. 121-123; C. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates 1846-1878, II, Stuttgart 1978, pp. 20, 228, 246, 260, 349, 492, 723, 741; P. Boutry, Souverain et Pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la restauration (1814-1846), Roma 2002, pp. 603 s.