MAZZA, Salvatore
– Nacque a Milano il 19 apr. 1819, secondogenito di Carlo, ragioniere alle dipendenze del marchese Giuseppe Arconati Visconti, e fratello di Giuseppe. Il padre, già impegnato a sostenere la formazione artistica del figlio maggiore, lo iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia. Laureatosi nel 1840, il M. abbandonò però quasi subito gli studi di diritto. Nei circoli studenteschi e patriottici, che frequentò precocemente, egli conobbe numerosi artisti impegnati sul fronte antiaustriaco, i quali lo introdussero alla pittura. È datato al 1842 il suo esordio alle esposizioni di Brera. In quell’anno egli presentò cinque dipinti di genere che il critico G. Elena apprezzò per lo studio dal vero del paesaggio e criticò invece per la debolezza dell’impianto disegnativo (Guida critica…, 1842).
Sulla scia delle scelte iconografiche e stilistiche compiute da D. Induno, il M. operò negli anni successivi, sensibile alle sollecitazioni (provenienti da una certa parte della critica militante e, soprattutto, da Pietro Estense Selvatico) a produrre una pittura di soggetto realista e moderno a discapito di una pittura di tema aulico, legata al passato.
Nel quinquennio 1843-47, assiduo delle rassegne braidensi, egli propose dunque al pubblico soggetti di storia contemporanea (nel 1844 due episodi della guerra d’indipendenza greca) insieme con scene di ambientazione popolare. Alcuni viaggi, in particolare nello Stato pontificio e nel Regno delle Due Sicilie, gli ispirarono personaggi e situazioni: Un funerale nella Campagna romana, Briganti calabresi, La maliarda (1845) e Predica al santuario nelle vicinanze di Sora (1847), opere tutte di ubicazione ignota.
Nel 1848 il M. partecipò ai moti antiasburgici culminati, in marzo, nelle Cinque giornate di Milano. Si trattò di una partecipazione appassionata, della quale diede conto il lungo racconto autobiografico Le Cinque giornate di Milano (Milano, 1885).
Nelle 64 pagine di testo il M. ripercorre nel dettaglio la propria avventurosa esperienza, consumata tra le file dei partigiani di C. Cattaneo dentro e fuori le mura cittadine. Esalta l’intelligenza e il sacrificio di patrioti celebri quali L. Manara e A. Anfossi, il coraggio e la moralità del popolo inizialmente restio al coinvolgimento, il lavoro di assistenza e cura ai feriti svolto dalla cittadinanza borghese; condanna senza appello la viltà del clero e delle autorità di polizia, l’efferatezza dell’esercito austriaco. Le quattro incisioni che accompagnano la narrazione offrono un sintetico reportage visivo dell’accaduto: Barricata al ponte de’ Fabbri (p. 27), Cadaveri nel castello (p. 31), La presa di S. Apollinare (p. 53), Barricata al ponte di porta Ticinese (p. 57). Esse completano la galleria di dipinti ispirata al tema che il M. aveva realizzato già intorno al 1850: Scena delle Cinque giornate in via S. Radegonda, Scena delle Cinque giornate a porta Tosa (entrambe in collezione privata: ripr. in «Oh giornate del nostro riscatto», 1998, pp. 158, 160), Notturno milanese (Milano, Società degli artisti e patriottica: ripr. in I Mazza…, 1952, tav. 35) e Milano, 18 marzo 1848, l’inizio della rivoluzione delle Cinque giornate (già nella collezione di Giovanni Labus: ripr. ibid., tav. 41).
Chiusa la parentesi rivoluzionaria, il M. si dedicò ancora alla scrittura e all’illustrazione di un romanzo storico, Il memoriale di fra’ Luca d’Avellino. Fantasie artistiche e letterarie, in due volumi stampati a Milano per i tipi di C. Wilmant (1850).
Con questa iniziativa egli diede un personale contributo al dibattito contemporaneo sulla convenienza di corredare i testi letterari di un apparato figurativo. In particolare, proponendosi nella doppia veste di novelliere e pittore, s’impegnò a risolvere il conflitto tra intenzioni del narratore e loro traduzione in figura; un conflitto che, su scala internazionale, scatenava a quei tempi accese polemiche. Il Memoriale è ambientato nella Napoli settecentesca, al tempo di Carlo di Borbone e del ministro B. Tanucci, e ha come protagonista Gabriele Stefani, un giovane di estrazione borghese che, superate innumerevoli avversità, conquista la stima del re (e il titolo di conte) per il coraggio militare, la moralità incorrotta e il disprezzo delle ricchezze materiali. La sua parabola si chiude con la morte nella battaglia di Velletri (agosto 1744), tra le grida di trionfo per la vittoria riportata dall’esercito ispano-napoletano su quello austriaco. A Croce spetta la prima e unica recensione del romanzo, giudicato «una sequela affannosa di casi stranissimi, di personaggi misteriosi, di maliarde, di cenciaiuoli che sono nobili e padroni di sterminate ricchezze, di donne e fanciulle abbandonate, d’inattese rivelazioni» (1954, p. 95). Una stroncatura che risparmia soltanto le circa 800 illustrazioni, sospese tra scena di genere e paesaggio, realizzate con tocco veloce e indubbia abilità tecnica.
Nell’anno di pubblicazione del romanzo, il M. riprese a esporre a Brera. Nel quinquennio 1850-54 presentò ben 28 dipinti, oggi irreperibili, commissionati in buona parte dai membri delle famiglie Cagnola e Litta. Tra essi si distinguono I bravi alla Malanotte, soggetto tratto dai Promessi sposi (1854), e due paesaggi montani, Un uragano sull’Appennino e La caduta del sole, riprodotti in Gemme d’arti italiane (1852, p. 109) e nell’Album dell’Accademia di Brera (Album. Esposizione di belle arti in Milano ed altre città d’Italia, 1853, p. 96). Nel 1856 il M. vinse, con il dipinto Una mandria in riposo (già a Milano, Pinacoteca di Brera: ripr. in Comanducci), il premio Mylius.
In quel frangente maturò la decisione di limitare la produzione di scene di genere in favore di paesaggi e pitture di animali di medie e piccole dimensioni, oggetto di un interesse crescente da parte della borghesia imprenditoriale ambrosiana.
Le opere esposte a Brera tra il 1857 e il 1884, oggi rintracciabili solo in minima parte, sono complessivamente assimilabili alla contemporanea produzione di F. Inganni. Al Centro nazionale di studi manzoniani si conservano i paesaggi La Grigna (1860) e A Mandello, oltre a La sorte di un compagno (1879), piccola tela che raffigura l’interno di una stalla abitato da una giovane contadina e dal bestiame. Al genere animalista appartengono due opere conservate presso la Pinacoteca di Brera (Animali all’abbeveratoio) e la Galleria d’arte moderna (Orgoglio e umiltà). Sono dispersi i dipinti di soggetto pastorale che valsero al M. i maggiori riconoscimenti: La sentinella morta, celebrato nell’Album di Brera per lo scrupoloso studio dal vero degli animali e per l’intensità poetica degna di F. Londonio (1858, pp. 95-98); La stalla di un albergo, premiato all’Esposizione nazionale di Firenze del 1861 (Lubrano Celentano); Il pensieroso, Il maniscalco, Stalla rustica, ammessi all’Esposizione universale di Parigi del 1867. Il metodo di lavoro del M. (che fu en plein air, a contatto diretto con il motivo) è ben raccontato in un ulteriore scritto, apparso a Milano in due volumi nel 1872: Gite d’artista e studii dal vero: descrizioni e racconti. Il testo testimonia la permanenza prolungata del M. nelle aree prealpine, alpine e appenniniche, secondo una consuetudine che fu pure di altri paesaggisti lombardi, quali G.B. Lelli e G. Fasanotti.
Nel ventennio della piena maturità artistica il M. affiancò alla pratica pittorica un’intensa attività di disegnatore e vignettista al servizio di giornali satirici. In particolare fornì caricature a Lo Spirito folletto e Il Pungolo, tra i principali periodici di propaganda antiasburgica (Rebora; Pallottino, p. 132). Realizzò inoltre, sotto la supervisione di R. Focosi, alcune illustrazioni per la monumentale impresa di F. Mistrali in quattro volumi, I misteri del Vaticano o La Roma dei papi (Milano 1861-64), originale rilettura della storia della Chiesa in chiave anticlericale e libertaria. Nella veste di critico d’arte e polemista, membro del consiglio accademico di Brera, egli recensì infine mostre ed eventi culturali ne Il Pungolo, Panorama, La Lombardia. Fu assiduo frequentatore della Società degli artisti e patriottica di Milano, socio d’onore delle accademie artistiche di Mantova e Urbino, e cavaliere della Corona d’Italia.
Morì a Milano il 24 ott. 1886. Un suo ritratto giovanile, autografo del fratello Giuseppe, è conservato a Milano, Centro nazionale di studi manzoniani.
Fonti e Bibl.: Guida critica all’Esposizione delle belle arti in Brera, Milano 1842, p. 39; A. Caimi, Delle arti del disegno e degli artisti nelle provincie di Lombardia dal 1777 al 1862, Milano 1862, pp. 95 s.; L. Malvezzi, Le glorie dell’arte lombarda, Milano 1882, p. 287; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, Firenze 1906, pp. 288 s.; P. Lubrano Celentano, Gli artisti e le opere premiate all’Esposizione di Firenze del ’61 e la protesta dei «tredici», in Esiste un’arte moderna in Italia?, Milano 1912, pp. 153-167; La Quadreria della Soc. degli artisti e patriottica di Milano, Milano 1925, tavv. XI, XXXV; A.M. Comanducci, I pittori italiani dell’Ottocento, Milano 1934, pp. 417 s.; La Galleria d’arte moderna. I dipinti, I, a cura di G. Nicodemi - M. Bezzola, Milano 1935, p. 348; Opere di Giuseppe Mazza e S. M. esposte nella Galleria d’arte moderna (catal.), a cura di G. Nicodemi, Milano 1942; G. Nicodemi, La mostra di Giuseppe e S. Mazza, in Milano, II (1943), pp. 63-66; B. Croce, Di un poco noto romanzo scritto da un pittore e da lui illustrato, in I Quaderni della critica, IV (1950), 16-18, pp. 115-118 (poi, in Aneddoti di varia letteratura, IV, Bari 1954, pp. 92-98); I Mazza…, Milano 1952; Romanticismo storico (catal.), a cura di S. Pinto, Firenze 1974, p. 60; Mostra dei maestri di Brera (1776-1859), Milano 1975, p. 293; Galleria d’arte moderna. Opere dell’Ottocento, a cura di L. Caramel - C. Pirovano, II, Milano 1975, p. 357; Ospedale Maggiore/Ca’ Granda. Collezioni diverse, a cura di M.T. Fiorio, Milano 1988, p. 39; S. Rebora, in La pittura in Italia. L’Ottocento, II, Milano 1991, p. 913; Pinacoteca di Brera. Dipinti dell’Ottocento e del Novecento. Collezioni dell’Accademia e della Pinacoteca, II, Milano 1993, p. 466; «Oh giornate del nostro riscatto». Milano dalla Restaurazione alle Cinque giornate (catal.), a cura di F. Della Peruta - F. Mazzocca, Milano 1998, pp. 158, 160, 256; P. Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana, Bologna 1998, pp. 106, 132; I Mazza: 1817-1964. Arte, poesia, costume: storia di una famiglia, a cura di A. Garavaglia, Gavirate 1999; G.L. Marini, Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento, Torino 2002, p. 494; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 305.