MANCINO, Salvatore
Nato a Palermo, nel 1802 da genitori di modeste condizioni, vi compì gli studi umanistici e vi intraprese la carriera ecclesiastica come canonico della cattedrale e come docente nel seminario arcivescovile e all'Università cittadina. Le basi della sua formazione furono ispirate al sensismo, ancora dominante in Italia, e in Sicilia impostosi in contrasto con il pensiero di V. Miceli. La cultura filosofica siciliana, tuttavia, era pronta a superare l'estenuata prospettiva ispirata a E. Bonnot de Condillac e, al principio degli anni Trenta, fu attraversata dai fermenti provenienti d'Oltralpe dalla filosofia di V. Cousin, che attrasse anche il M., il quale volle farsene promotore.
In Sicilia l'eclettismo, come a Napoli dove operava P. Galluppi, si era affacciato grazie ad autori come F. Pizzolato, che da Palermo aveva fatto sentire la sua voce con una Introduzione allo studio della filosofia dello spirito umano (1832), e come V. Tedeschi Paternò Castello, che a Catania aveva messo in circolazione, sempre nel 1832, i propri Elementi di filosofia.
Quando il M. fu chiamato a insegnare nel monastero benedettino di S. Martino delle Scale, poco distante da Palermo, poté introdurre il punto di vista eclettico, variamente adattato alla situazione italiana e alle esigenze della religione cattolica, in un clima culturale già ben predisposto. Rientrato a Palermo, continuò a insegnare nel collegio di S. Rocco e, in seguito, nel seminario arcivescovile, dove ebbe modo di riordinare ed elaborare il materiale fino ad allora raccolto e di pubblicare nel 1835 il primo volume dell'opera che lo rese famoso, gli Elementi di filosofia; seguita nel 1836 dal secondo volume, fino al 1861 l'opera fu ripubblicata e rimaneggiata in quattordici edizioni.
Inizialmente gli Elementi furono concepiti come manuale di filosofia per il seminario arcivescovile, ma la loro origine è da ricondurre al processo di riforma dell'insegnamento della filosofia avviato dal 1826 dalla commissione di Pubblica Istruzione della Sicilia.
Tale organismo aveva invitato filosofi e cultori a predisporre un manuale didattico contenente istituzioni di ideologia, con l'impegno che l'opera considerata migliore sarebbe stata adottata in tutte le scuole siciliane. Tuttavia, soltanto nel 1836, resasi vacante la cattedra di logica e metafisica, fino ad allora ricoperta per supplenza da A. Criscuolo in sostituzione del titolare I. Li Donni, i lavori di questa commissione furono riconsiderati in vista di un concorso per titoli. Diversi potenziali candidati, fra cui il M., inviarono i loro lavori. In quella circostanza l'opera Elementi di filosofia fu preferita ad altri manuali, ma in seguito furono avanzate riserve intorno alla vicenda concorsuale.
Nel 1836 il M. ottenne la cattedra di logica e metafisica all'Università di Palermo, dove nel 1833 aveva tenuto l'insegnamento di algebra e geometria e dove rimase fino al 1863, quando, per motivi che V. Di Giovanni fa risalire alla situazione politica, fu rimosso dal ministro della Pubblica Istruzione M.B.G. Amari, lo storico siciliano animato da una passione politica e culturale integralmente razionalista e positivista.
Di recente O. Cancila nelle sue ricerche sull'Università di Palermo ha documentato le critiche rivolte al M. come docente, ma anche la fiducia riservatagli dalle autorità accademiche, come dimostra la nota elogiativa del rettore G.M. D'Agostino del 24 febbr. 1851.
Tornato alla vita privata dopo l'espulsione dall'Università, il M. si dedicò a riordinare le proprie lezioni e a frequentare il più rinomato salotto filosofico del tempo, quello di A. Franco, ex ministro pro tempore per gli affari di Sicilia a Napoli.
Nell'autunno del 1866 il M. fu colpito dall'influenza che dilagava a Palermo e, dopo breve malattia, morì il 28 ott. 1866.
Il maggior titolo di merito del M., la cui fama crebbe al punto da essere indicato da molti come il successore di Galluppi all'Università di Napoli, è la sua tenace divulgazione dell'eclettismo di Cousin: ciò gli procurò riconoscimenti non solo dallo stesso filosofo francese, ma anche dagli studiosi che hanno esaminato l'influsso dell'eclettismo in Italia. Di tale fruttuosa attività di promozione restano gli Elementi di filosofia, che ne furono il volano, e il significativo saggio Sopra l'avvertimento premesso da V. Cousin alla terza edizione de' "Frammenti filosofici", in Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia, IX (1840), t. 28, pp. 23-47. Da parte sua Cousin, attento alle vicende della filosofia siciliana, definì l'opera del M. come "naturalizzazione" dell'eclettismo in Sicilia, secondo l'espressione da lui usata nell'avvertimento alla terza edizione del 1838 dei Fragments philosophiques, con l'intima speranza che l'adesione di un uomo di Chiesa facesse cadere i sospetti di panteismo che colpivano la sua filosofia. Il M. fu in contatto epistolare con Cousin, e del carteggio fra i due si conservano otto lettere del filosofo francese, che coprono il decennio 1837-47, e quindici del M., che arrivano al 1858.
Dei suoi Elementi, dal versante cattolico, piacquero, come sottolineava L. Bonelli in una recensione del 1836, non soltanto l'ordine, la chiarezza e la sobrietà necessari, ma anche il fatto che si prestavano a essere utilizzati sia contro l'empirismo sia contro il razionalismo intransigente e rigoroso proveniente dalla filosofia tedesca. Su un altro piano Criscuolo rimprovera al M., invece, proprio la mancanza di un principio ordinante in quanto - senza seguire una sequenza sistematica - distribuisce le materie in modo accidentale.
L'opera del M., in ogni caso, è inscritta in quel clima culturale che, in una visione che risentiva in certo modo di G.B. Vico, intese coniugare la prospettiva psicologica, presente nella filosofia francese dominante, con i fatti e le vicende umane che la storia mette a disposizione. In questo senso il fondamento teorico principale che giustifica la posizione eclettica del M., è dato, secondo un'indicazione sistematica e di metodo avanzata da Cousin, dall'intenzione di conciliare il punto di vista soggettivo con quello oggettivo.
Altri scritti del M.: Elementi di filosofia per uso del Seminario arcivescovile di Palermo, I-II, Palermo 1835-36 (ed. successive, rivedute e aggiornate, ibid. 1838, 1839, 1842, 1846, 1849; ed. autorizzate a Firenze dal 1841; a Napoli dal 1851; ed. contraffatta, ibid. 1845); Sulla importanza dello studio dell'umano pensiere per la scienza dei fatti umani, in Annali scientifici e letterari per la Sicilia, I (1842), pp. 13-29.
Fonti e Bibl.: Cenni biografici si trovano in V. Di Giovanni, S. M. e l'eclettismo in Sicilia, Palermo 1867 (in partic. pp. 5-9), in Id., Storia della filosofia in Sicilia da' tempi antichi al sec. XIX, II, Palermo 1875, pp. 99-141, 516-536 (rist. anast., Bologna 1968). Su alcune vicende personali lo stesso M. intrattiene corrispondenza con V. Cousin: cfr. le otto lettere di Cousin e due bozze di lettere del M., in V. Di Giovanni, S. M. e l'eclettismo, cit., pp. 23-41; le quindici lettere del M. in E. Di Carlo, Lettere inedite di Salvatore Mancino a V. Cousin. Contributo alla storia della cultura siciliana del secolo XIX, Palermo 1938. Cfr. L. Bonelli e A. Criscuolo, che nel 1836 - il primo elogiando, il secondo stroncando - recensirono gli Elementi: rispett. in Annali delle scienze religiose, III (1836), pp. 394-403 e in Giorn. di scienze, lettere e arti per la Sicilia, XIII (1836), 52, pp. 278-286. Si vedano inoltre: A. Catara Lettieri, Ricordi intorno al movimento filosofico nella prima metà del secolo XIX in Sicilia, Messina 1881, pp. 144, 149; S. Mastellone, V. Cousin e il Risorgimento italiano, Firenze 1955, pp. 214-224; Enc. filosofica, Venezia 1957, III, s.v. (poi Firenze 1967, IV, s.v.); Enc. biografica. I grandi del cattolicesimo, diretta da C. Carbone, II, Roma 1958, s.v.; O. Cancila, Storia dell'Università di Palermo dalle origini al 1860, Roma-Bari 2006, pp. 411, 445-447, 487.