GREGORIETTI, Salvatore
Nacque a Palermo il 9 luglio 1870 da Salvatore e Giuseppa Calì. Per volere del padre venne avviato alla carriera ecclesiastica e per qualche anno frequentò il seminario di Palermo ove il suo superiore, monsignor Gioacchino Di Marzo, notando la naturale propensione del giovane all'arte, lo spinse a seguire a Palermo i corsi di disegno alla scuola tecnica serale comunale. Qui ebbe come maestro E. Cavallaro con il quale, una volta concluso nel 1890 il ciclo di studi, collaborò nel 1891 alla decorazione dei foyers e dei corridoi del teatro Politeama. A questo stesso anno si datano gli interventi pittorici nella sala dei Gonfaloni nel palazzo delle Aquile.
Nel 1894 il G. venne nominato socio fondatore del Circolo artistico di Palermo del quale, l'anno successivo, decorò le sale interne. Ancora nel 1894 partecipò con Loggia dell'Incoronazione alla I Esposizione della Società promotrice siciliana di belle arti di Palermo e, nel 1896, alla V con Donne della Kalsa e Vicolo palermitano (Palermo, Civica Galleria d'arte moderna).
La sua attività espositiva continuò nel corso degli anni. Ad esempio, nel 1899, alla VI Promotrice di belle arti di Palermo, presentò Porto (ubicazione ignota); nel 1918 partecipò alla III Esposizione d'arte "Pro Patria Ars" con Vecchia Catania (Palermo, Civica Galleria d'arte moderna). Nel 1927, alla I Mostra nazionale d'arte marinara, espose Impressione veneziana (ubicazione ignota).
Condivise le idee che portarono E. Basile e altri artisti siciliani a dissociarsi polemicamente dalle scelte dell'istituzionalizzato Circolo artistico, costituendo, così, una fronda di dissenso; il G. presentò all'hotel de la Paix l'olio Dopo la pesca (ubicazione ignota) che la rivista Psiche (Palermo, 16 ott. 1897) lodò per l'attenta indagine realistica.
Nel 1897 il G. sposò Annunziata Rubino dalla quale ebbe sei figli tra cui Biagio (che fondò con il padre tra gli anni Venti e Trenta la "S. & B. Gregorietti - Vetrate artistiche dipinte a fuoco - Mosaici"), Totò e Guido, anch'essi pittori.
A partire dagli ultimi anni del secolo, il G. si dedicò anche alla grafica: tra il 1898 e il 1909 collaborò con la rivista palermitana Flirt e risalgono a questi anni i disegni di stemmi di famiglie nobiliari per il Libro del giuramento all'Immacolata (Palermo, Arch. stor. comunale).
In questo stesso periodo il G. entrò in contatto con Basile e con gli architetti del suo gruppo che in più occasioni richiesero la sua collaborazione (per i lavori realizzati nel corso degli anni dal G., dove non altrimenti indicato, si veda S. G., 1998). Fu così impegnato soprattutto nelle decorazioni di interni, divenendo uno degli artisti che meglio interpretarono la stagione del liberty palermitano, in particolare relativamente ai principî della progettazione totale di valenza modernista, secondo l'ideologia delle Arts and Crafts. A Palermo tra il 1899 e il 1902, realizzò vetrate a piombo (perdute) per porte e finestre del villino Florio, opera di Basile.
Nel 1901, su commissione della real casa, eseguì interventi pittorici nel soffitto della sala dei Viceré nel palazzo dei Normanni.
Gli elementi decorativi di tipo geometrico e l'elegante snodarsi lungo il perimetro di volteggianti puttini serpottiani a monocromo sono il risultato dell'eclettismo del G. il quale attinse, con estrema libertà inventiva, al repertorio figurativo della tradizione culturale siciliana.
Al 1903 si datano i lavori nel villino Riccobono di via Libertà, progettato da E. Armò (ora distrutto), in casa Lemos, e le decorazioni del teatro Biondo.
Il linguaggio del G. andava sempre più avvicinandosi agli stilemi dell'art nouveau, dimostrando di conoscerne le raffinate e ricercate forme grafiche. A Licata, in particolare nelle decorazioni del 1903 per villa Sapio-Rumbolo e del 1907 per casa Verderame in corso Roma, egli eseguì dipinti parietali e complementi di arredo che in Sicilia sono tra i risultati più riusciti di interventi modernisti non solo per la raffinatezza degli elementi ornamentali, ma anche per l'armonica coerenza con l'impianto generale.
Negli arazzi dipinti a olio su tela (oggi alcuni sono andati dispersi) si fondono elementi arabeggianti, rinascimentali, rococò e preraffaelliti; le linee sinuose dell'artnouveau percorrono pareti e soffitti con una varietà di soluzioni proprie di tale linguaggio. Ancora ai rapporti con la famiglia Verderame si deve il pastello Ritratto di Giovanna Verderame Sapio, del 1904 (Agrigento, collezione privata).
Tra il 1903 e il 1904 il G. dette inizio alla costruzione della propria abitazione in via A. Leto a Palermo edificando, probabilmente con il supporto di Basile, il primo piano; al pianterreno, invece, allestì il suo laboratorio.
Nel 1906, in occasione della ristrutturazione del settecentesco palazzo Fatta di via Maqueda, eseguì decori pittorici e a stucco nei soffitti delle stanze del terzo piano; l'anno seguente, chiamato da Basile, realizzò interventi per il Grand Hôtel et des palmes. Dei lavori eseguiti nel 1908 insieme con R. Spagnoli per il caffè birreria Italia di via Cavour, oggi rimangono soltanto delle testimonianze fotografiche.
Un acquerello del 1909 raffigurante il Pont Neuf (Palermo, collezione privata) testimonia un soggiorno a Parigi del Gregorietti. Dal 1907 Basile lo introdusse nell'ambiente catanese, dove erano attivi architetti suoi allievi.
Tra le opere del G. eseguite al fianco di P. Lanzerotti si segnalano quelle per il cinema Hall (1913) e per il villino Priolo (1920), oggi demoliti; il velario per la clinica Di Stefano-Velona (1921) e le vetrate per il giardino d'inverno di palazzo Zingali-Tetto (1931). Collaborò anche con F. Fichera ai lavori per il cinema Olimpia (1913) e per palazzo Monaco (1921).
Chiamato a Enna dalla famiglia Militello, ne decorò il palazzo (1934-37) e lavorò anche all'hôtel Belvedere (1935) in stile déco. Tra il 1934 e il 1937, insieme col figlio Biagio eseguì vetrate e mosaici per il caffè Marro (oggi Antico Caffè).
Dopo il terremoto che colpì Messina nel dicembre 1908, anche il G. partecipò alla frenetica opera di ricostruzione della città, in particolare al fianco dell'architetto palermitano F. Valenti che lo chiamò, insieme con il figlio Guido, per la ristrutturazione, nel 1917, del soffitto ligneo del duomo della città (poi distrutto dai bombardamenti del 1943) e, verso la fine degli anni Venti, del soffitto della chiesa di S. Maria di Montalto.
Con il figlio Guido lavorò nel 1925 alla decorazione della stazione ferroviaria di Taormina-Giardini, considerata uno dei suoi risultati più alti per l'inventiva dell'insieme ornamentale.
Nel 1943 fu costretto, a causa della guerra, a sfollare con la famiglia a Isnello, sulle Madonie. Qui riprese a dipingere soprattutto acquerelli di piccolo formato (oggi in collezione privata palermitana).
Rientrato a Palermo alla fine della guerra, la sua ditta fu molto impegnata nel restauro e rifacimento di opere, anche di sua stessa produzione, che erano state danneggiate dai bombardamenti, come nel caso, per esempio, delle vetrate della chiesa di S. Francesco d'Assisi realizzate tra il 1925 e il 1926. Tale compito fu, comunque, svolto prevalentemente dal figlio Biagio, poiché il G. trascorse gli ultimi anni di vita costretto all'immobilità.
Morì a Palermo il 27 ag. 1952.
Per tutta la vita il G. affiancò la sua attività artistica a quella didattica, insegnando anche, a partire dal 1920, disegno di ornato presso il Reale istituto di belle arti di Palermo. Molti suoi lavori sono conservati in collezioni private. Tra quelli presenti in collezioni pubbliche palermitane ricordiamo Testa di vecchio (Civica Galleria d'arte moderna), il Ritratto di Giuseppe Di Stefano, il Ritratto di Biagio Pace (Biblioteca comunale), Case sulla roccia (Assemblea regionale siciliana, palazzo dei Normanni); il Mercato del lunedì a Catania, del 1918, è conservato presso la Pinacoteca civica di Ascoli Piceno.
Fonti e Bibl.: Documenti sul G. si trovano presso i suoi eredi a Palermo. Palermo 1900 (catal.), a cura di S. Boscarino - R. Bossaglia - G. Pirrone - P. Portoghesi, Palermo 1981, passim; A. Rocca, Il liberty a Catania, Catania 1984, pp. 57 s.; G. Barbera, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, 1900-1945, II, Milano 1991, p. 916; S. G.: un atelier d'arte nella Sicilia tra Ottocento e Novecento (catal., Palermo), a cura di A.M. Ruta - G. Valdini - V. Mancuso, Milano 1998; A.M. Ruta, S. G. e il palazzo Albano, in Kalós, XI (1999), 3, pp. 36-39; Ottocento siciliano, dipinti di collezioni private agrigentine (catal., Agrigento), a cura di G. Barbera, Napoli 2001, pp. 22, 112 s., 193 s.; L. Sarullo, Diz. degli artisti siciliani, II, Palermo 1993, pp. 244 s.