GAMBARDELLA, Salvatore
- Nacque a Napoli il 17 nov. 1871 da Camillo, portinaio, e da Aurora Silvestre. Ancora adolescente, per contribuire al modesto bilancio familiare, iniziò a lavorare come garzone nella bottega di ferramenta di Vincenzo Di Chiara, considerato un'autorità nel mondo della canzone napoletana, il quale assecondò l'amore del G. per la musica introducendolo negli ambienti teatrali della città e facendolo partecipare come comparsa agli spettacoli del teatro S. Carlo.
Avvalendosi dei consigli e del sostegno del Di Chiara il G., pur privo di preparazione musicale e praticamente autodidatta, compose nel 1893 la canzone 'O marenariello, per la quale intervenne anche sul testo poetico, rivelando un temperamento musicale vivacissimo e un'innata incisività melodica.
Il successo riportato lo fece notare dall'editore F. Bideri che lo presentò ad Achille Longo, allora insegnante nel conservatorio di S. Pietro a Majella, da cui il G. imparò a trascrivere le melodie fino ad allora eseguite a orecchio. L'innata musicalità, la creatività estemporanea, unite a una profonda sensibilità poetica, gli assicurarono l'apprezzamento non solo del pubblico ma anche degli esponenti più qualificati del mondo musicale italiano (tra cui si può ricordare G. Puccini che ammirò in particolare Funurella, composta nel 1894) nonché della tradizione poetica napoletana, quali S. Di Giacomo, E. Murolo, F. Russo, i cui versi ebbe spesso occasione di musicare.
Nell'arco della sua breve esperienza umana, vissuta interamente nel mondo della musica, il G. fu attratto anche dal varietà e, a partire dal 19°3, fu direttore artistico del teatro Nuovo organizzando le stagioni estive dedicate alla canzone napoletana.
Mori a Napoli il 29 dic. 1913.
Tra le canzoni, tutte in dialetto napoletano, pubblicate a Napoli si ricordano: 'A funtanella (versi di A. Califano, 1894), 'O primmo amore (A. Cinquegrana, 1894); 'O surdatello (A. Califano, 1894); 'E trezze 'e Carulina (S. Di Giacomo, 1895); l'voglio bene a ne! (P. Cinquegrana, 1895); Raggio 'e sole (F. Russo, 1895); Tarantella ntussecosa (R. Bracco, 1895); 'A voce e primmavera (D. Del Gaizo, 1896); 'O pizzaiuolo nuovo (G. Capurro, 1896); 'A canzone d'ennammurate (A. Califano, 1897); 'A sciantosa (G. Capurro, 1897); Canzone 'e sentimento (Id., 1897); Don Carluccio (S. Di Giacomo, 1897); Pirichiè pirichì pirichià (A. Califano, 1898); 'A serenata d'o studente (V.P. Guarino, 1901); Don Ciccillo (A. Califano, 1901); Nannì Nannì (V.P.Guarino, 1901); Comme a na fronna (Id., 19°2); Madama Chichierchia (A. Califano, 1903); Serenatella nera (F. Russo - E. Di Capua, 1903); 'E rragazze (A. Califano - E. Di Capua, 1904); Pusilleco addiruso (E. Murolo, 1904); Quanno mammeta nun ce sta! (G. Capurro, 1904); Serenata a Maria (A. Califano, 1904); Lili Kangy (G. Capurro, 1905); Nun me guardate cchiù (F. Russo, 1905); Tarantella de vase (R. Ferraro-Correra, 1905); Comme facette mammeta (G. Capaldo, 1906); 'O surdato napulitano (A. Califano, 1906); Tu sola! (F. Russo, 1906); Albergo 'e Il'allegria (G. Irace, 1907); 'A scigna mbarcone (G. Capaldo, 1907); Serenata a Sumento (A. Califano, 1907); U'arte do sole (G. Capaldo, 1908); 'E sserene 'e Marechiaro (A. Cinque, 1909); Nini Tirabusciò (A. Califano, 1911); Quanno tramonta 'o sole (F. Russo, 19II).
Pur non avendo avuto una formazione musicale regolare, tanto che la maggior parte delle sue canzoni dovettero essere trascritte da altri compositori, gareggiò ugualmente, e con successo, con i maggiori esponenti della canzone partenopea del suo tempo. Influenzato inizialmente dalle canzoni del Di Chiara, rivelò presto una sua ben definita personalità e, a partire da 'O marenariello - una delle sue più felici creazioni e un caposaldo del repertorio musicale napoletano dell'ultimo Ottocento -, compose una serie di piccoli capolavori che, oltre a segnare un ulteriore passo avanti nella storia della canzone napoletana del Novecento, sono rappresentativi di un'epoca e di un costume di vita.
Fedele ai testi poetici di A. Califano, di G. Capaldo ed E. Murolo, da lui interpretati con vissuta e appassionata partecipazione, si servi sempre del dialetto napoletano e, nell'arco di pochi anni, compose canzoni tra le più belle e caratteristiche della moderna sensibilità che animava il gruppo dei giovani compositori appartenenti alla nuova generazione. Sensibile alle sollecitazioni che gli venivano dal mutare dei gusti del pubblico si accostò ai generi musicali più diversi passando dalle barcarole di stampo ottocentesco, alle scene di vita napoletana, alle macchiette, come nella canzone 'O pizzaiuolo nuovo o in Don Carluccio, in cui delineò la figura del guappo napoletano, o ancora nella celebre Liti Kangy, portata al successo da N. Maldacea, in cui tratteggiò la figura della sciantosa, rievocata poi anche con felice intuito nella fortunatissima Nini Tirabusciò, interpretata per la prima volta da G. Pasquariello ed entrata nel repertorio di tutte le grandi interpreti del genere sino ai nostri giorni. Allo stesso modo si avvicinò all'elegia in Quanno tramonta 'o sole su versi di F. Russo, il poeta forse più vicino alla sensibilità del G., al pari di G. Capurro che forni al musicista i versi per la popolarissima Quanno mammeta nun ce sta!, vera galleria di personaggi e tipi della Napoli ottocentesca; ma in realtà in tutte le sue canzoni risuonano le voci della sua città, che trovano nella sua musica l'espressione più vera d'una commossa e variopinta umanità.
Fonti e Bibl.: Necr. in Il Messaggero, 29 dic. 1913; S. Di Giacomo, Luci ed ombre napoletane, Napoli 1914, p. 205; A. Costagliola, Napoli che se ne va: il teatro, la canzone, Napoli 1919, p. 387; S. Di Massa, La canzone napoletana e i suoi rapporti col canto popolare, Napoli 1939, p. 167; F. Petriccione, Piccola storia della canzone napoletana, Milano 1959, pp. 28, 44, 80, 109; S. Di Massa, Storia della canzone napoletana dal '400 al '900, Napoli 1961, pp. 116, 267, 297, 314; V. Paliotri, La canzone napoletana ieri e oggi, Milano 1962, pp. 61, 63, 68, 86, 90; M. Vafro, Fascino della canzone napoletana, Napoli 1962, pp. 198 s., 229, 231; E. De Mura, Enc. della canzone napoletana, Napoli 1968, I, pp. 287-290; II, pp. 37, 170, 179, 281, 290, 298, 342, 356, 363, 440; IlI, pp. 16, 20; V. Viviani, Storia del teatro napoletano, Napoli 1969, pp. 708, 759, 782, 836; G. Borgna, Storia della canzone italiana, Bari 1985, pp. 15, 19, 30; Enc. della musica Rizzoti-Ricordi, III, p. 83.