FURNARI, Salvatore
, Nacque il 16 marzo 1808 a Novara di Sicilia, alle pendici dei Monti Peloritani, da Giuseppe e da Maria Campo. Compiuti gli studi classici nel collegio di Bronte, nel 1830 si laureò in medicina e filosofia a Palermo. Subito dopo la laurea tradusse l'opera di N.P. Adelon con il titolo Fisiologia dell'uomo (Palermo 1831). Fu per poco tempo a Napoli, quindi si recò a Parigi, dove si addottorò in scienze naturali e in chimica industriale. Fissata la sua dimora nella capitale francese, nel 1834 ottenne l'autorizzazione a esercitare la professione di medico in Francia. Dedicatosi allo studio dell'oftalmologia, si rivelò un ottimo studioso delle malattie oculari e un provetto oculista; inoltre fondò, in collaborazione con Ch.-J.-F. Carron de Villars, un dispensario per le malattie degli occhi, che tuttavia non riuscì ad affermarsi. Autore di interessanti scritti di clinica oculistica, segretario di redazione del Journal des connaissances médicales e capo redattore dell'Esculape, il F. in breve divenne figura nota negli ambienti scientifici e acquisì una notevole autorità, tanto che nel 1841 il governo francese lo inviò in Algeria con l'incarico di studiare e curare le numerose forme di oftalmia che affliggevano i soldati francesi colà stanziati. Durante il viaggio ebbe occasione di operare per la correzione dello strabismo a Digione, a Besançon e a Marsiglia.
In Africa studiò attentamente le oftalmie in rapporto ai vari fattori ambientali (Essai sur les causes, la nature et le traitement des ophthalmies en Afrique, in Annales d'oculistique, VII [1844], 11, pp. 18-42) e ne redasse un pregevole rapporto che inoltrò ai ministeri della Guerra e dell'Istruzione pubblica e gli valse l'attribuzione della Legion d'Onore. Le esperienze maturate nel viaggio in Africa furono alla base del libro che pubblicò a Parigi nel 1845, Voyage médicale dans l'Afrique Septentrionale.
Di particolare interesse in quest'opera è la descrizione di un metodo utilizzato dagli arabi per suturare le ferite, consistente nell'applicare sui margini della lesione le mandibole a croce dell'insetto carnivoro Scarito pyracmon, al quale di colpo strappavano il torace: in tal modo l'apparato buccale rimaneva serrato sui bordi della ferita, che risultavano pertanto strettamente aderenti e tali rimanevano durante il processo di cicatrizzazione fino alla guarigione. Il F. concepì l'idea di mettere a punto una tecnica simile applicabile soprattutto negli interventi di autoplastica e, in particolare, di blefaroplastica: sul modello di tali insetti, che allo scopo aveva raccolti, commissionò quindi a M. Charrière la costruzione di morsette a croce che chiamò serres-fines, il cui impiego preconizzò negli interventi di entropion per l'oculistica e di fistole perineali, di quelle retto- e vescico-vaginali e di enterorrafia per la chirurgia generale. Lo strumento subì poi numerose modifiche a opera di altri chirurghi, così che non è stato più associato al nome del suo ideatore.
Molto nota in Francia e in Italia fu la produzione scientifica del F., pubblicata nei più autorevoli periodici della specialità. Si ricordano: De la prétendue influence des climats sur la production de la cataracte, ou de l'innocuité de la réverbération directe de la lumière sur les milieux réfrigeints de l'oeil, in Annales d'oculistique, VIII (1845), 13, pp. 158-164; Note sur l'altération momentanée du sang, constatée chez deux personnes opérées des maladies oculaires pendant l'influence anesthésique du chloroforme, ibid., XI (1848), 19, pp. 76 s. (comunicazione presentata a l'Académie des sciences di Parigi il 17 genn. 1848); Nouvelle invention d'un instrument pour l'opération de la cataracte et de la pupille artificielle, ibid., XV (1852), 27, pp. 144-148; Pupille artificielle pratiquée avec succès en 1841; perte de la vision dix ans après par suite d'une cause traumatique; nouvelle restauration de la pupille en 1851. Sept opérations sur le même oeil; succès définitif, ibid., XVI (1853), 30, pp. 232-236; De l'occlusion palpébrale, ibid., XVII (1854), 31, pp. 123-134. Fu inoltre autore di approfonditi studi sull'igiene e la sicurezza del lavoro in rapporto alle malattie degli occhi nei vari settori delle arti e dei mestieri e condannò decisamente lo sfruttamento della manodopera infantile: espose tali concetti nel Traité pratique des maladies des yeux (Paris 1841), che l'Ovio non esita ad accostare al De morbis artificum diatriba di B. Ramazzini.
Noto anche per i suoi studi di chimica (fra l'altro, fu autore di studi sulla possibilità di estrarre lo zucchero dal Cactus indica e di utilizzare a scopo alimentare in tempi di carestia la pianta erbacea Brionia diodica, molto diffusa nel sottobosco mediterraneo, detossicata e resa edule mediante l'ebollizione), rifiutò tuttavia la cattedra di chimica medicinale offertagli dall'università di Palermo nel 1858, preferendo dedicarsi ai prediletti studi oftalmologici. Aveva intanto illustrato un suo metodo operatorio per il panno tracomatoso, che divenne noto come "operazione del Furnari" (Della tonsura congiuntivale e della sua efficacia contro le lesioni panniformi e croniche della cornea, e contro le ulcerazioni vascolarizzate e le opacità interlamellari di questa membrana, in Giornale d'oftalmologia italiana, V [1862], pp. 196-204). Nel 1862, accettando la chiamata della facoltà medica dell'università di Palermo, assunse la direzione della clinica oculistica e si trasferì nel capoluogo siciliano, succedendo nell'insegnamento dell'oftalmologia a S. Polara e concludendo così la sua carriera clinico-scientifica.
Membro di numerose accademie scientifiche, tra le quali la R. Accademia di medicina di Palermo, il F. morì a Palermo il 19 giugno 1866 e fu sepolto nel cimitero di S. Orsola.
Fonti e Bibl.: Notizie fornite dal Comune di Novara di Sicilia attinte, per la data di nascita, all'Archivio parrocchiale di S. Maria Assunta; Dictionnaire encyclopédique des sciences médicales, a cura di A. Dechambre, XLI, Paris 1880, pp. 385 s.; G. Lodato, L'oftalmologia in Sicilia dal Rinascimento ai nostri giorni, in Riv. sanitaria siciliana, XV (1927), pp. 475-484; G. Sofia, Ancora una piccola rivendicazione, in Il Policlinico, sez. pratica, XL (1933), p. 1978; G. Ovio, Storia dell'oculistica, I, Cuneo 1950, pp. 664 s.; U. Di Natale, Novara di Sicilia e i suoi figli nel tempo, Milazzo-Palermo 1968, pp. 129-136; A. Pazzini, La medicina nella storia, nell'arte e nel costume, Milano 1970, p. 804; A. Hirsch, Biograph. Lexikon der hervorragenden Ärzte…, II, p. 647.