DAL NEGRO, Salvatore
Nacque a Venezia il 12 nov. 1768 da famiglia di origini modeste.
Seguì la carriera ecclesiastica: entrò dapprima presso il seminario patriarcale di S. Cipriano in Murano, poi fu chierico presso la chiesa parrocchiale di S. Maria Maddalena e studiò teologia. Nel 1791 venne ordinato sacerdote. Nello stesso anno si trasferì a Padova per studiarvi diritto e qui risiedette fino alla morte, salvo qualche breve soggiorno a Venezia.
Conseguì a Padova la laurea in utroque iure il 14 maggio 1796, ma nel frattempo i suoi interessi si erano orientati verso la fisica. Negli stessi anni in cui studiava diritto frequentò le lezioni di fisica sperimentale di S. Stratico e cominciò fin dal 1791, come attesta egli stesso, ad occuparsi della costruzione di macchine elettrostatiche. Dopo la laurea in diritto fu per breve tempo insegnante di filosofia presso l'università di Padova, ma in seguito si dedicò interamente alle materie scientifiche. Dapprima fu coadiutore dello Stratico, e dopo l'allontanamento di questo, caduto in disgrazia del governo austriaco, fu ancora assistente, poi supplente di fisica sperimentale e supplente di geometria (dal 1803 al 1805).
Nel 1806, sotto il governo napoleonico, fu nominato professore ordinario di fisica sperimentale con decreto del viceré; la nomina gli fu poi confermata dall'imperatore d'Austria nel 1817. Mantenne l'incarico fino alla sua morte. Ricoprì, sempre presso l'università di Padova, diverse cariche importanti: fu più volte direttore della sua facoltà, nell'anno accademico 1807-08 fu vicereggente e nell'anno 1828-29 rettore magnifico. Nel periodo napoleonico aveva anche fatto parte del Collegio elettorale dei dotti.
Godette di molta stima anche da parte delle autorità; nel 1805 il governo austriaco del Veneto lo chiamò, con l'abate A. Vivorio, ad esprimere un parere sul "Piano Artico" per la regolazione delle acque del Brenta; fu poi membro della commissione consultiva per la riforma monetaria e dei pesi e misure. L'imperatore Ferdinando I lo decorò nel 1838 con l'Ordine di cavaliere della Corona di ferro.
Fu socio dell'Accademia di Padova dal 1794 - vi entrò come "alunno" - fino alla morte; fu inoltre socio della Società dei XL di Modena (Società italiana per le scienze), delle accademie di Torino e di Vilna, della Virgiliana di Mantova, degli atenei di Venezia e Treviso.
Morì a Padova il 31 genn. 1839.
Gli studi del D. nel campo della fisica abbracciano argomenti svariati. Spirito eminentemente pratico, si dedicò con passione al miglioramento degli apparecchi già conosciuti ma ne inventò anche di nuovi. Come professore.di fisica sperimentale fu anche direttore del gabinetto di fisica dell'università e poté giovarsi dell'aiuto del macchinista padovano Francesco Tessarolo (m. 1842) e del figlio di lui Antonio. alle capacità dei quali rese omaggio in molti suoi scritti. Nel 1809inventò un apparecchio per la misura di tempi molto brevi che chiamò con nome greco "oligocronometro" (Nuovooligocronometro, Padova 1809), basato su di un pendolo composto. L'apparecchio fu perfezionato a più riprese (Nuovo metodo di misurare le più minute frazioni del tempo, Padova 1816) fino al 1825 e fuusato dal suo inventore per misurare sia il tempo di caduta dei gravi sia la velocità iniziale dei proiettili (Nuovo metodo di misurare le velocità iniziali dei projetti, Padova 1824,e Saggio di esperimenti relativi alla velocità iniziale dei proietti, in NuoviSaggi d. I. R. Accad. di Padova, III [1831], pp. 372-76).Esso ebbe a suo tempo una certa notorietà e valse al D. premi e riconoscimenti. Nel 1810perfezionò l'ariete idraulico, inventato da J.-M. Montgolfier (Esperimenti e considerazioni sull'ariete idraulico, Padova 1811).
L'interesse maggiore del D. fu però per l'elettricità; il suo primo libro, Nuovo metodo di costruire macchine elettriche di grandezza illimitata e nuovi esperimenti diretti a rettificare l'apparato elettrico (Venezia 1799), riguarda le macchine elettrostatiche alle quali, come già notato, si interessava fin da quando era studente di diritto. Nel 1802 e 1803 pubblicò a Padova due opuscoli dal titolo Dell'elettricismo idrometallico, in cui esponeva diversi perfezionamenti apportati da lui alla pila di Volta, di recente invenzione. Alle pile, che chiamava "elettromotori", si interessò poi sempre, ma soprattutto negli ultimi anni della vita. Nel 1835 pubblicò un opuscolo sull'argomento (Nuovi esperimenti che confermano l'influenza della reciproca distanza dei perimetri di due metalli sull'efficienza degli elettromotori, Padova 1835), in cui rispondeva tra l'altro ad alcune critiche di L. Nobili.
L'ultimo suo scritto che si conosce è una Memoria sopra le proprietà dei perimetri dei due metalli costituenti gli elementi voltiani letta all'Accademia di Padova il 26 giugno 1838 (in Nuovi saggi d. I. R. Acc. di Padova, IV [1838], pp. 389-95). Mise a punto anche un elettrometro, dotato di una scala graduata, per la determinazione della carica della colonna voltiana (Di un nuovo elettrometro ed alcune es erienze relative alla carica della colonna voltiana, in Mem. della Soc. ital. delle scienze, XI [1804], pp. 623-36). Un altro argomento cui si dedicò con passione fino agli ultimi giorni furono le "calamite temporarie" (elettromagneti): i suoi primi scritti in proposito sono del 1831 (Nuove esperienze ed osservazioni elettromagnetiche, in Nuovi saggi d. I. R. Acc. di Padova, III [1831], pp. 372-76); nel 1834 diede notizia di una nuova macchina elettromagnetica (Nuova macchina elettromagnetica immaginata dall'abate Salvatore Dal Negro, in Annali d. scienze d. Regno Lombardo-Veneto, IV [1834], pp. 324-36), da lui definita "ariete", in cui realizzava un moto alternativo per mezzo di un elettromagnete e di un commutatore opportuno. Il moto alternativo veniva poi convertito in rotativo per mezzo di una leva a rocchello - congegno allora già noto - e l'intero dispositivo poteva essere utilizzato ad esempio per il sollevamento di un peso. L'ariete del D. può quindi essere considerato un precursore dei motori elettrici. Esso venne perfezionato in seguito con l'introduzione di vari artifici, di cui l'autore dà notizia in uno scritto del 1838 (Descrizione degli arieti elettromagnetici tanto semplici quanto composti, in Annali d. scienze d. Regno Lombardo Veneto, VIII [1838], pp. 3-16): nella conclusione viene espresso l'auspicio che la nuova forza arrivasse ad eguagliare quella dei vapore. Per la misura dellaforza delle "calamite temporarie" il D. mise a punto un "dinamomagnetometro", basato sul dinamometro di M. Regnier (Dinamomagnetometro immaginato dall'abate professore Dal Negro, in Mem. della Soc. ital. delle scienze, XXI [1837], pp. 323-34).
Il D. fece nel corso delle sue esperienze osservazioni interessanti sui fenomeni transitori che avvengono introducendo un magnete permanente in una spirale di filo di rame, oppure interrompendo un circuito che comprende un elettromagnete (cfr. A. Fusinieri, Esperienze elettromagnetiche del Prof. D., in Annali d. scienze d. Regno Lombardo-Veneto, II [1832], p. 106, e, del D., Esperim. diretti a confermare le nuove proprietà degli elettromotori del Volta, ibid., III [1833], pp. 120-28); non diede però mai una formulazione teorica di tali fenomeni. Alcuni apparecchi fatti costruire dal D., come l'oligocronometro e l'ariete elettromagnetico, sono conservati presso il dipartimento di fisica "G. Galilei" dell'università di Padova.
Fonti e Bibl.: Padova, Arch. antico dell'Univers., Rotuli dei professori dall'a. a. 1806/7 al 1838/9; 1819 (prot. 114); 1839 (prot. 1245); L. Magrini, Sopra l'elettromagnetismo e le rec. scoperte del prof. ab. S. D., Padova 1834; A. Meneghelli, Necrologio di S. D., in Nuovi Saggid. L R. Accademiadi Padova, V (1840), pp. LIII-VI; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoiultimi cinquant'anni, Venezia 1855, pp. 275 ss.; F. Cortese, Di alcuni cranii di scienziati distinti che si conservano nel Museo anatomico dell'università di Padova e che appartennero alla sua scuola, in Mem. dell'Ist. veneto di scienze lettere ed arti, XXI (1879), p. 551; A. Maggiolo, I soci dell'Accademia Patavina dalla sua fondazione, Padova 1983, sub voce; J. C. Poggendorff, Biographischliterar. Handwörterbuch zur Geschichte der exakten Wissenschaften, II, p. 265; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, XX, pp. 133 ss.