BELLASICH, Salvatore
Nacque a Fiume da Antonio e da Maria Cattalinich il 26 marzo 1890. Studente a Fiume e all'università di Budapest, appartenne giovanissimo alla società irredentista "Giovane Fiume". Fu poi l'attivo segretario della Società filarmonico-drammatica, rendendosi sospetto alla polizia ungherese per i suoi sentimenti patriottici. Allo scoppio della prima guerra mondiale organizzò il contrabbando dei giornali italiani a Fiume, cosicché, dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria, il 28 maggio 1915 venne arrestato e internato nel campo di concentramento di Kiskunhalas. Liberato alla fine del conflitto e ritornato a Fiume, il 29 ott. 1918 fu tra i promotori della costituzione del Consiglio nazionale italiano.
Il 30 ottobre, quale segretario di esso, lesse alla folla raccolta in piazza Dante il proclama col quale il Consiglio dichiarava l'annessione della città all'Italia. Mentre questa dichiarazione, serviva di base all'azione politica tendente alla revisione del patto di Londra, alcuni delegati del Consiglio chiedevano a Venezia l'occupazione di Fiume da parte della Marina. Il B. con E. Springhetti ed E. Marcuzzi presentò il 10 novembre quel proclama al re in visita a Trieste. Con l'occupazione interalleata, il Consiglio nazionale dispiegò notevole attività: importanti messaggi, redatti dal B., furono inviati il 31 maggio 1919 al Senato americano per chiedere il diritto all'autodecisione e il 4 settembre al senatore Lodge per protestare contro l'atteggiamento del presidente Wilson.
Maturò intanto, dopo manifestazioni antifrancesi e l'allontanamento dalla città dei reparti di granatieri, l'impresa dannunziana su Fiume. Gli esponenti cittadini più moderati, tra i quali il B., A. Grossich, A. Ossoinack, diffidarono presto delle prese di posizione più estreme dei legionari e mantennero i contatti col governo italiano. Nell'aggravarsi della situazione internazionale di Fiume, i delegati del Consiglio nazionale vennero ricevuti il 15 apr. 1920 da Nitti, al quale dichiararono che i Fiumani avrebbero accettato temporaneamente anche una diversa soluzione, che garantisse però la loro piena indipendenza e la contiguità territoriale con l'Italia. In tale occasione il B., R. Gigante, G. Host-Venturi promisero pure di adoperarsi per indurre D'Annunzio a lasciare la città, chiesero i rifornimenti necessari alla popolazione civile e la tutela dell'ordine pubblico.
Con la conclusione del trattato di Rapallo e l'allontanamento di D'Annunzio, il Consiglio nazionale riprese le sue funzioni, rassegnato a subire l'applicazione degli accordi italo-iugoslavi e la costituzione dello Stato di Fiume, ritenendolo provvisorio.
Il B., delegato alla Pubblica Istruzione, introdusse in città gli ordinamenti scolastici italiani; quindi nel febbraio 1921 venne nominato podestà di Fiume e, nell'imminenza delle elezioni per l'Assemblea costituente, dimessosi il Consiglio, assunse i poteri di commissario straordinario per la città. Nelle elezioni del 24 aprile il blocco autonomistico, capeggiato da R. Zanella, ottenne la maggioranza dei seggi all'Assemblea, ma il disaccordo tra le parti si inasprì rendendo impossibile la costituzione d'un governo. Solo dopo l'opera di pacificazione dispiegata dal B. e dagli alti commissari, cui trasmise i suoi poteri, il capitano di vascello A. Foschini e poi il generale L. Amantea, l'Assemblea poté essere riunita. Il 5 ottobre lo Zanella fu eletto presidente dell'Assemblea e dello Stato, dopo aver fatto una dichiarazione favorevole a una futura annessione di Fiume all'Italia, cui il B. rispose a nome del blocco nazionale. Invece lo Zanella mirava a rendere effettiva l'indipendenza dello Stato: sostituì i carabinieri con una milizia locale, iniziò trattative con la Standard Oil Company per cedere l'uso del porto. Sorsero in città malumori e disordini, finché i gruppi politici contrari allo Zanella si unirono nelComitato di difesa nazionale presiedutodal fascista A. Prodam, costringendolo a lasciare il potere e la città. Le funzioni dicapo provvisorio dello Stato vennero assunte da A. Depoli, che per quasi due anni seppeassicurarsi dai governi italiani l'indispensabile aiuto economico e preparare senza scosse l'annessione. Quando questi consegnò i poteri al governatore italiano generale G. Giardino e giunse la notizia ufficiale dell'imminente annessione, il 27 genn. 1924 il B. poté rileggere dal balcone del Palazzo del governo il testo del "plebiscito del 30 ottobre" alla folla entusiasta.
Dopo l'annessione di Fiume, il B. ricoperse per anni incarichi amministrativi, culturali e sportivi; si occupò di affari legali e di questioni economiche, mirando a potenziare le società di navigazione, le raffinerie e i cantieri locali. Durante la seconda guerra mondiale ebbe a svolgere per conto del governo italiano incarichi di fiducia in Ungheria, data la sua preparazione economica e linguistica. Lasciata Fiume, si adoperò alla fine del conflitto a favore dei profughi che abbandonarono in gran numero la città in seguito all'occupazione iugoslava.
Morì a Salò il 25 sett. 1946.
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