SALUZZO, Ludovico
I da, marchese di Saluzzo. – Nato nei primi mesi del 1405 dal matrimonio fra il marchese Tommaso III e Margherita (1403), figlia di Ugo II conte di Roucy e di Braine, Ludovico ereditò ben presto il titolo alla successione paterna per la morte prematura del primogenito Carlo Giovanni (1404-1406).
Fra il 1416 e il 1417, attorno ai dieci anni d’età, successe a Tommaso III, affidato alla tutela della madre, affiancata da cinque consiglieri, sotto la reggenza del fratello naturale Valerano (morto nel 1443), che doveva avere poco meno di quarant’anni.
Negli anni successivi, prima che Ludovico potesse gestire personalmente il potere marchionale, soprattutto dopo la morte della madre Margherita (1419) – che nel testamento nominò «governatore e rettore» del giovane marchese e del marchesato appunto Valerano – il potere passò di fatto a quest’ultimo, pur se questi fu affiancato spesso nelle decisioni, prima da Margherita e poi dallo stesso Ludovico.
Il contesto internazionale era connotato dalla crisi della monarchia francese, che non fu in grado di far rispettare una sentenza del 1390 con cui il Parlamento di Parigi decretava che l’omaggio del marchese di Saluzzo spettava unicamente al re di Francia: pertanto Tommaso III prima, e Valerano poi a nome del giovane Ludovico, trovarono più prudente sottomettersi al potente e ambizioso conte Amedeo VIII di Savoia. Nel 1424, a maturità raggiunta, Ludovico rinnovò in prima persona il giuramento di fedeltà a quest’ultimo senza che Valerano (che ricompare però talvolta nei documenti come governatore del Marchesato, almeno fino al 1431) fosse ormai menzionato nemmeno fra i testimoni.
A quella data Ludovico I aveva già dato prova di voler allargare l’area di riferimento della ‘politica matrimoniale’ dei marchesi, di solito limitata alla regione piemontese-ligure pur con qualche rilevante eccezione, dando in sposa il 14 gennaio 1431 la sorella Riccarda al marchese Niccolò III d’Este. Si trattò di una scelta importante che sancì l’ingresso dei Saluzzo nel concerto dei poteri regionali dell’Italia padana: poco dopo Ludovico fu incaricato di arbitrare la pace tra Filippo Maria Visconti, Firenze e Venezia. In quell’occasione mostrò capacità di mediazione non comuni, unite a una buona dose di prudenza. La missione riuscì e la pace fu siglata il 26 aprile 1433.
La notizia, appresa a Padova dalla voce di un banditore, che ne attribuì il merito allo zelo dei marchesi di Saluzzo e di Ferrara, fece esultare di gioia uno studente in legge originario di Dronero, Giacomo Falco, destinato a far carriera nel Marchesato e autore di una Lode di Ludovico I molto nota nei circoli umanistici dell’Italia padana.
Tali fatti non devono essere sopravvalutati: il marchese continuò a dipendere politicamente dal duca di Savoia, con il quale, anzi, dal punto di vista giuridico i rapporti si erano semplificati sin dall’autunno del 1426, quando i due omaggi che tradizionalmente Ludovico prestava ad Amedeo VIII (l’uno per la maggior parte del marchesato e l’altro, come successore dei Savoia-Acaia, per Revello e Carmagnola) furono ridotti a uno solo, relativo a tutto il marchesato di Saluzzo. Non soltanto: nel febbraio del 1434, a Chambéry, in occasione del matrimonio con Anna di Cipro del figlio del duca, il principe Ludovico di Savoia, avvenne un altro fatto, di notevole portata simbolica: Ludovico I di Saluzzo, come già il padre, fu creato cavaliere del Collare, il più prestigioso ordine cavalleresco sabaudo. Chiaro esempio della sua subordinazione ad Amedeo VIII, sono anche gli accordi fra i due principi concernenti il matrimonio di Ludovico I con Isabella (1419-1475), figlia del marchese Gian Giacomo di Monferrato e contemporaneamente nipote del duca. Il matrimonio fu celebrato nel 1436, ma la stesura di questi accordi era avvenuta nell’agosto del 1435 a Ripaille, in Alta Savoia, per mano del segretario ducale Antonio Bolomier ed era stata sottoscritta da testimoni quasi tutti sabaudi. Il matrimonio fu celebrato l’anno successivo. Contemporaneamente, Amedeo costrinse Ludovico ad accettare in toto certe sue decisioni in materia di cambi monetari. Il matrimonio con Isabella si rivelò tuttavia proficuo anche per il consolidamento dei suoi rapporti con gli altri poteri regionali: nel 1444 gli fu affidata la luogotenenza del Ducato e due anni dopo quella del Marchesato di Monferrato.
La supremazia del Ducato di Savoia sul Marchesato di Saluzzo andò in crisi verso la metà del Quattrocento con il mutare, in favore della Francia, delle sorti della guerra dei cent’anni e con l’esplodere delle lotte di fazione alla corte sabauda dopo la morte di Amedeo VIII, nel 1451.
Non è forse un caso che in una lettera a Francesco Sforza del marzo 1452 Ludovico I si mostrasse preoccupato per la pace della penisola: «parlando da italiano – scrisse – bramo e desidero la pace dell’Italia». Lo scambio epistolare fra i due, in verità non cospicuo, non contiene tuttavia altri riferimenti all’argomento e dobbiamo ritenere che il discorso cadde, appena intavolato.
Ciò non significa che il suo lungo e pacifico governo del Marchesato non fosse stato almeno in parte animato dal desiderio di far trionfare la pace come, non senza adulazione, fece osservare il suo suddito fra Gabriele Bucci da Carmagnola, che lo paragonò a Ottaviano «in conservatione pacis». Va forse interpretata anche in questo senso, ma come risposta alle tensioni interne al ceto eminente di Saluzzo, capoluogo del Marchesato, l’emanazione nell’agosto del 1460 di un decreto con il quale Ludovico elencava nominalmente per gruppi familiari i nobiles della piccola capitale, definiti in base agli uffici esercitati al suo servizio. Inquadrabile nell’articolato, ma non ben noto nei particolari, fenomeno di ‘chiusura’ dell’aristocrazia in ceto nobiliare, la decisione del marchese contribuì a consolidare il suo controllo sulle dinamiche in atto ai vertici sociali della piccola dominazione territoriale.
Nella nuova situazione, precisatasi nell’ottobre del 1452 con il trattato di Cleppié, divenne evidente la subordinazione politica del duca Ludovico di Savoia al re di Francia, il quale, nel dicembre del 1455, costrinse il duca a ratificare finalmente il trattato e pochi mesi dopo (11 febbraio 1456) impose a Ludovico I di Saluzzo di prestargli omaggio. La sottomissione del Marchesato al duca fu così sostituita dalla dipendenza politica dal Regno di Francia, che, nell’ottica dei marchesi, era stata da sempre preferita alla subordinazione ai Savoia. Fu una grande occasione per Ludovico I che, considerato, secondo un cronista, un «homme de vertu», si meritò l’appoggio di re Carlo VII. Avvenne così che, quando questi nel 1458 sottomise Genova, offrì al marchese la carica di governatore della città, che egli rifiutò; in sostituzione, fu scelto come reggente Giovanni d’Angiò, duca di Calabria.
Le relazioni fra Saluzzo e l’Oltralpe si strinsero ulteriormente. Già nell’agosto del 1461, a un mese dalla morte di Carlo VII, il primogenito del marchese, Ludovico Monsignore (il futuro Ludovico II), fece parte a Reims di un folto gruppo di principi, armati cavalieri durante le celebrazioni per l’incoronazione del successore, Luigi XI. Poi, mentre il giovane principe stava a corte, nel 1463-64, Ludovico I fu luogotenente del re in Piemonte, dove svolse un’attività di governo piuttosto intensa. Nel 1465 questi tornò a Saluzzo, mentre il giovane principe rimase alla corte di Luigi XI.
Il ruolo del primogenito del marchese alla corte del re è dunque, per quegli anni, particolarmente significativo degli stretti rapporti fra i Saluzzo e la monarchia francese. Tali legami, proseguiti nel tempo, si complicarono poi con un avvicinamento politico dei Saluzzo al duca di Milano Galeazzo Maria Sforza che, nel giugno del 1468, offrì una condotta a Ludovico Monsignore, da questi accettata in totale accordo con re Luigi XII. L’accettazione, da un lato, significò di fatto la «completa dipendenza politica» del marchesato dal duca di Milano (Barbero, in Ludovico I marchese di Saluzzo..., 2003), dall’altro rese evidente che a impegnare istituzionalmente il Marchesato di Saluzzo non era più ormai il vecchio Ludovico I, ma il suo primogenito con il proprio servizio in armi che, fra l’altro, aveva fatto entrare al soldo sforzesco anche il fratello minore Tommaso.
Del resto i rapporti tra le varie dominazioni non si basavano più, in modo esclusivo come un tempo, su un omaggio feudale o un trattato di alleanza: la semplice sottoscrizione di una condotta poteva ormai sottintendere, sul piano politico, la creazione di vincoli istituzionali altrettanto stringenti e duraturi. Per questo motivo, al momento della morte di Ludovico I legami istituzionali ancora assai forti univano il Ducato di Milano e la casa di Saluzzo, ma essi erano da sette anni almeno sottesi soprattutto alle condotte che «lo illustre Loyso Monsignore, primogenito del illustre signore marchese de Saluza», aveva stabilito con gli Sforza.
Ludovico I morì il 15 aprile 1475.
Lasciò un’immagine di qualche rilievo nella cultura letteraria quattrocentesca, che, nella descrizione delle sue virtù, riprende e rilancia spesso il topos della sua attenzione per le lettere. Gli umanisti che parlarono di lui, per conoscenza personale o indiretta – a cominciare da Enea Silvio Piccolomini –, ne apprezzarono soprattutto l’eleganza della scrittura e le capacità oratorie. Queste doti furono messe in rilievo ancor più della pietas, di cui egli secondo il poeta Antonio Astesano sarebbe stato campione, e della probità nell’‘onesto reggimento dei popoli’. La sua figura appare così nel complesso, senza che nessuno suo scritto sia ancor oggi conservato, come quella di un personaggio grande nelle lettere e in tutte le umane virtù: «litteris et omnimoda virtute conspicuus», come appunto, verso la metà del Quattrocento, ebbe a scrivere Flavio Biondo nell’Italia illustrata.
Fonti e Bibl.: Importante dal punto di vista documentario è D. Muletti, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città e ai marchesi di Saluzzo, V, Saluzzo 1831.
Un testo fondamentale è Ludovico I marchese di Saluzzo. Un principe tra Francia e Italia (1416-1475), a cura di R. Comba, Cuneo 2003 (anche per le citazioni nel testo cfr. in partic. L. Provero, L’onore di un bastardo: Valerano di Saluzzo e il governo del marchesato, pp. 73-85; A. Barbero, La dipendenza politica del marchesato di Saluzzo nei confronti delle potenze vicine al tempo di Ludovico I, pp. 191-206).