SALUZZO DI MONESIGLIO, Giuseppe Angelo
conte. – Nacque il 2 ottobre 1734 a Saluzzo da Luigi Tommaso conte di Monesiglio e da Rosa Operti dei conti di Cervasca.
Giuseppe Angelo fu indirizzato fin dall’infanzia alla carriera militare, come da tradizione della famiglia Saluzzo, che rappresentava un casato molto antico. A undici anni venne nominato paggio del re di Sardegna Carlo Emanuele III. All’inizio degli anni Cinquanta cominciò a frequentare le reali scuole di artiglieria, fondate nel 1739 da Giuseppe Bertola, primo ingegnere del re. L’istituzione era allora diretta da Alessandro Vittorio Papacino d’Antoni, che nel 1753 propose Saluzzo al grado di tenente nel corpo d’artiglieria.
Durante la frequenza dei corsi, in particolare quelli di matematica tenuti da Francesco Domenico Michelotti, Saluzzo conobbe Giuseppe Luigi Lagrange, il quale era in relazione, tramite le lezioni di fisica sperimentale tenute da Giambattista Beccaria nella facoltà delle arti dell’Università di Torino, con Gianni Francesco Cigna, iscritto a medicina e parente dello stesso Beccaria. I tre giovani vennero ammessi ai seminari privati di Beccaria e diventarono i suoi più brillanti allievi. Incomprensioni sia scientifiche sia caratteriali portarono alla rottura del rapporto con il maestro. Saluzzo, Cigna e Lagrange decisero così di dare vita, nel 1757, alla Società privata torinese. La Società, la cui la sede era in palazzo S. Germano, presso la residenza di Saluzzo, ottenne nel 1760 il titolo di ‘Reale’, andando a costituire il primo nucleo della futura Accademia delle scienze.
Merito di Saluzzo fu quello di aver promosso, inserendosi nel dibattito sugli studi di chimica pneumatica (cioè dello stato gassoso della materia), la diffusione del sapere chimico nel Regno di Sardegna, rendendolo degno di riconoscimento istituzionale. Ciò avvenne, soprattutto, mostrando che la scienza poteva essere di grande aiuto al potenziamento del settore militare. In particolare, partendo dalle scoperte di Stephen Hales, che nell’opera Vegetable Staticks (1727) aveva dimostrato la natura chimica dell’aria, Saluzzo effettuò originali ricerche sulle caratteristiche e sul comportamento della polvere da sparo, i cui risultati apparvero, a partire dal 1759, sui resoconti della Società. Tali indagini, inoltre, vennero discusse da Joseph Priestley sulle Philosophical transactions della Royal Society e ottennero un pubblico elogio da parte di Antoine-Laurent Lavoisier nei celebri Opuscules physiques et chymiques, editi a Parigi nel dicembre 1773: «il sig. conte di Saluzzo ha svolto a Torino una serie di ricerche molto interessanti sul fluido elastico sprigionato dall’incendio della polvere da cannone» (Lavoisier, 1773, 2005, p. 51). Sotto il profilo strettamente teorico, tuttavia, Saluzzo non aderì mai alla nuova chimica francese e rimase sempre ancorato alle tradizionali spiegazioni basate sull’esistenza del flogisto (dal greco, infiammabile), l’agente ipotizzato da Georg Ernst Stahl per spiegare in maniera coerente e unitaria i processi di combustione e di calcinazione.
Secondo Stahl, il flogisto abbandonava i corpi durante queste operazioni, le quali costituivano quindi processi di scomposizione. La reazione in senso inverso, invece, quella che oggi viene comunemente indicata con il termine riduzione, costituiva una combinazione. Questo schema teorico si scontrava, tuttavia, con una difficoltà sperimentale ben nota agli studiosi del Settecento. Le calci risultavano più pesanti dei metalli; dunque, alla perdita di flogisto (calcinazione) era associato un aumento di peso, mentre la combinazione del flogisto produceva una diminuzione di peso. I chimici, utilizzando modelli che facevano ancora uso degli elementi della tradizione aristotelica (aria, fuoco, acqua, terra), affrontarono la questione spesso in maniera qualitativa, per non dire fantasiosa, arrivando in alcuni casi ad attribuire al flogisto un valore negativo. Fra il 1775 e il 1777 Lavoisier riuscì invece a definire chiaramente l’origine dell’aumento di peso nelle calci metalliche (ovvero degli ossidi), stabilendo che l’aria era costituita da un miscuglio di gas, i cui principali componenti erano l’ossigeno e l’azoto.
In alcuni lavori degli anni Ottanta, come le Expériences et observations sur le gas déphlogistiqué e l’Examen des phénomènes que présente la réduction de quelques chaux métalliques, Saluzzo rifiutava di staccarsi dal modello qualitativo stahliano, dimostrando di non aver compreso pienamente la portata delle innovazioni teoriche e sperimentali provenienti dalla Gran Bretagna (grazie alle scoperte di Joseph Black, Henry Cavendish e Priestley) e dalla Francia. In sostanza, egli non riuscì mai ad accettare che l’aria fosse una miscela di gas, invece che un elemento. La chimica di Saluzzo continuò a essere basata sull’esistenza di pochi principi, non solo capaci di dare luogo a tutte le trasformazioni materiali esistenti, ma anche di convertirsi gli uni negli altri. Non sorprende, dunque, che nel 1787 l’Accademia delle scienze decidesse di non prendere alcuna posizione in merito alla veridicità della teoria chimica di Lavoisier, che di lì a poco avrebbe trovato la sua sintesi nel Traité élémentaire de chimie, edito nel 1789, poco prima dello scoppio della Rivoluzione francese.
La fondazione della Reale Accademia delle scienze venne ufficialmente sancita da Vittorio Amedeo III con lettere patenti del 25 luglio 1783. Saluzzo, il quale negli anni era riuscito a costruire una fitta trama di relazioni internazionali, mantenne la presidenza dell’accademia per cinque anni. Tali relazioni sono ben messe in evidenza dal livello, davvero impressionante, degli scienziati che furono eletti come membri stranieri dell’istituzione: Eulero, Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert, Pierre-Simon Laplace, Benjamin Franklin, Torbern Olof Bergman, Gaspard Monge, Lazzaro Spallanzani, Priestley, Ruggero Giuseppe Boscovich, Pierre-Joseph Macquer, Antonio Maria Lorgna, Antoine-Grimoald Monnet, Otto Friedrich Müller, Charles Bossut, Jacob Reinhold Spielmann, Marsilio Landriani, Antoine Portal, Louis-Bernard Guyton de Morveau, Franz Karl Achard. Alcuni di loro, come ad esempio Eulero, erano già da tempo in contatto con la Società privata torinese, sui volumi della quale (furono complessivamente cinque) pubblicarono alcuni pregevoli lavori. Tra le fonti di ispirazione di Saluzzo, spesso vicine agli ideali del tardo Illuminismo, ci fu sicuramente Marie-Jean-Antoine-Nicolas Caritat, marchese di Condorcet (anch’egli nominato socio straniero nel 1783), segretario perpetuo dell’Accademia delle scienze di Parigi dal 1776.
L’accademia torinese avrebbe dovuto essere il centro di promozione della politica scientifica, culturale ed economica dello Stato, favorendo in questo modo anche il progresso morale e sociale. Tuttavia, notevoli furono le difficoltà nel portare avanti questo progetto, soprattutto nel momento in cui si rese necessario l’incontro tra il sapere degli accademici, le conoscenze degli artigiani e le esigenze delle prime forme di imprenditoria industriale, come è dimostrato dalle vicende relative allo stato dell’arte tintoria nel regno e ai lavori della Regia deputazione sopra le Tinture, istituita nel 1789 (di cui Saluzzo fece parte), che tuttavia finì la sua attività senza produrre risultati particolarmente significativi.
Parallelamente all’attività scientifica, Saluzzo avanzò nella carriera militare. Nel 1768 venne nominato scudiere dell’allora principe di Piemonte, Carlo Emanuele, poi re di Sardegna dal 16 ottobre 1796. Nel 1789 ricevette, quindi, i gradi di colonnello del corpo d’artiglieria, per poi essere nominato generale nel 1794, in uno dei momenti più difficili della storia del Regno di Sardegna, che nel 1792 era entrato a far parte della prima coalizione contro la Francia rivoluzionaria. Dopo l’armistizio di Cherasco (28 aprile 1796), Saluzzo ricevette l’incarico di ispettore generale e conservatore dei confini del regno. Crollata la monarchia e affrontato, non senza difficoltà, il convulso periodo dell’occupazione austro-russa, con il ritorno definitivo dei francesi in Piemonte, grazie alla vittoria sugli austriaci a Marengo (14 giugno 1800) a Saluzzo venne nuovamente assegnata, seppur per pochi giorni, dal 24 gennaio al 15 febbraio 1801, la presidenza dell’Accademia delle scienze, in occasione della riapertura. Successivamente entrò a far parte del consiglio della Pubblica Istruzione. Napoleone lo nominò cancelliere della sedicesima coorte della Legione d’onore.
Nel 1768 Saluzzo aveva sposato Maria Margherita Giuseppa Girolama Cassotti di Casalgrasso. Tra i loro figli, Diodata (1774-1840; v. la voce Saluzzo, Diodata in questo Dizionario), Alessandro (1775-1851) e Cesare (1778-1853; di entrambi si vedano le voci in questo Dizionario) ricoprirono un ruolo di primo piano nella vita politica e culturale del Regno di Sardegna.
Morì a Torino, dopo una lunga malattia, il 16 giugno 1810.
Opere. Mémoire sur la nature du fluide élastique qui se développe de la poudre à canon, in Miscellanea philosophico-mathematica Societatis privatae taurinensis, 1759, t. 1, pp. 3-17; Suite des recherches sur le fluide élastique de la poudre à canon, ibid., pp. 115-146; Réflexions pour servir de suite aux mémoire sur le fluide élastique de la poudre à canon, in Mélanges de philosophie et de mathématiques de la Société royale de Turin pour les années 1760-1761, Turin s.a., pp. 94-142; Addition aux Réflexions pour servir de suite aux mémoire sur le fluide élastique de la poudre à canon, ibid., pp. 219-224; De l’action de la chaux vive sur différentes substances, in Mélanges de philosophie et de mathématiques de la Société royale de Turin pour les années 1762-1765, Turin 1766, pp. 73-152; Observations chimiques sur l’Ens veneris de Boyle, in Mélanges de philosophie et de mathématiques de la Société royale de Turin pour les années 1766-1769, Turin s.a., pp. 169-205; Réflexions sur un Essai de chimie comparée, in Mélanges de philosophie et de mathématiques de la Société royale de Turin pour les années 1770-1773, Turin s.a., pp. 191-210; Lettre de M. le Comte de Saluces à Mrs. Macquer et Cigna sur le salpêtre artificiel, Turin 1782; Expériences et observations sur le gas déphlogistiqué, in Mémoires de l’Académie royale des sciences. Années 1784-1785, 1786, pp. 51-94, 148-217; Examen des phénomènes que présente la réduction de quelques chaux métalliques, in Mémoires de l’Académie royale des sciences. Années 1786-1787, 1788, pp. 149-179.
Fonti e Bibl.: J. Priestley, Observations on different kinds of air, in Philosophical transactions of the Royal Society, 1772, vol. 63, pp. 165 ss., ad ind.; A.-L. Lavoisier, Opuscoli fisici e chimici (1773), a cura di M. Ciardi - M. Taddia, Bologna 2005, pp. 51 s.; G. Grassi, Elogio storico del conte G.A. S. di M., Torino 1813; V. Promis, G.A. S. di M., in Il primo secolo della Reale Accademia delle scienze di Torino. Notizie storiche e bibliografiche (1773-1883), Torino 1883, pp. 96-100; F. Abbri, Le terre, l’acqua, le arie. La rivoluzione chimica del Settecento, Bologna 1984, ad ind.; V. Ferrone, Tecnocrati militari e scienziati nel Piemonte dell’antico regime. Alle origini della Reale Accademia delle scienze di Torino, in Rivista storica italiana, XCVI (1984), pp. 414-509; W. Barberis, Le armi del principe. La tradizione militare sabauda, Torino 1988, ad ind.; V. Ferrone, La Nuova Atlantide e i Lumi. Scienza e politica nel Piemonte di Vittorio Amedeo III, Torino 1988, ad ind.; Tra società e scienza. 200 anni di storia dell’Accademia delle scienze di Torino, Torino 1988, ad ind.; F. Abbri, “De utilitate chemiae in oeconomia reipublicae”. La rivoluzione chimica nel Piemonte dell’antico regime, in Studi storici, XXX (1989), pp. 401-433; G. Ricuperati, I volti della pubblica felicità. Storiografia e politica nel Piemonte settecentesco, Torino 1989, ad ind.; M. Ciardi, Medicina, tecnologia civile e militare, filosofia naturale. L’insegnamento della fisica nel Regno di Sardegna, in Studi settecenteschi, 1998, vol. 18, pp. 217-247; L. Dolza, “Utilitas” o utilitarismo? Il ruolo sociale della scienza nell’Accademia delle Scienze di Torino, in Il ruolo sociale della scienza (1789-1830), a cura di F. Abbri - M. Segala, Firenze 2000, pp. 17-35.