SALUS
Personificazione romana della prosperità generale di una comunità umana.
La salus semonia (C.I.L., vi, 30975) rammenta il vecchio dio Semo Sancus (Festo, p. 308), al cui seguito essa si sarà trovata già in tempi antichissimi. Il suo culto fiorì per tutta Italia: tra le tante testimonianze ricordiamo qui solo un'iscrizione su una coppa in terracotta proveniente da Orte (Diehl, Alt. lat. Inschrift.3, 192): salutes (sic) pocolom e una di Pompei salutei (sic) sacrum (Dessau, 3822). A Roma il Quirinale, detto collis salutaris, era sacro alla Salus. Fu qui che, nelle difficoltà provocate dalla guerra sannitica, il dittatore Gaio Giunio Bubulco giurò nell'anno 304 a. C. di elevare un tempio a S. (Liv., ix, 43), il quale tempio, dopo la consacrazione avvenuta il 5 agosto del 302, fu fatto adornare di pitture da Fabius Pictor (Val. Max., viii, 14, 6). I legami esistenti tra S. e la Fortuna (Plaut., Asin., 712) tra S. e Spes (Plaut., Merc., 867) e tra S. e l'antichissimo augurium salutis (Tac., Ann., xii, 23) stanno a testimoniare della sua importanza per lo Stato. Parte essenziale della comune prosperità è la salute del popolo. Assai prima della fondazione del tempio della S., Apollo aveva ottenuto un tempio pro valetudine populi e il soprannome di Medicus (Liv., iv, 45; xi, 31). Un'epidemia indusse Roma nel 293 a. C. ad accogliere Esculapio, il cui serpente trovò sull'Isola Tiberina asilo e culto (Liv., x, 47); vennero lì curate le malattie secondo il metodo di Epidauro. Al seguito del dio vennero a stabilirsi a Roma medici greci. Tra di essi era un antenato del maestro monetiere del 55 a. C. M. Acilius - il nome riecheggia la parola ἀκεῖσϑαι; questi coniò sul diritto di una moneta la testa di S. identificabile dall'iscrizione salutis, mentre sul verso venne rappresentata una donna con il serpente di Esculapio, identificabile da un'iscrizione valetu(dinis) che esprime piuttosto il lato fisico della salute comune.
Similmente alle altre personificazioni anche S. acquista sotto Augusto un rinnovato dinamismo, in quanto vien messa in rapporto con la persona dell'imperatore: si vede così su di una moneta dell'anno 16 a. C. la preparazione di un sacrificio con l'iscrizione pro valetudine Caesaris. Sulle monete di Nerone S. appare per la prima volta a figura intera, seduta o in piedi, tiene una coppa per sacrifici nella mano, indicando così i sacrifici e i voti presentati per il benessere dell'imperatore. Sulle monete repubblicane degli anni 68-69 l'iscrizione salus generis humani esprime la meta finale delle aspirazioni politiche del tempo: vengono inoltre rappresentate Nemesi, Vittoria, Marte e Minerva, questa già concepita e venerata dai Greci come ῾Υγίεια e compagna di Asklepios. Sotto i Flavi ricompare il serpente sulle figurazioni di S.; da allora in poi essa non è più soltanto il simbolo della "salute" dell'imperatore, ma contemporaneamente quello della prosperità generale. La salute dell'imperatore è indivisibile da quella del popolo; sulla salus Augusti riposa la salus publica, anzi quella dell'orbis terrarum; lo stesso Asklepios è divenuto "salutare" nel senso più ampio della parola. In serie ininterrotta si susseguono sulle monete le rappresentazioni del serpente di S. e sono da identificare come tali anche senza iscrizione delucidatrice: la figura di S. fa bere nella coppa dei sacrifici, il serpente, in cui ben si può vedere il genius salutare dell'imperatore, tenendo il serpente nelle braccia o porgendo la coppa ad un serpente che si erge da un altare di forma circolare. Esistono anche varianti di questa rappresentazione: sulle monete di Marco Aurelio S. porge al serpente un festone composto da spighe e papaveri, su quelle di Adriano Esculapio stesso porge al serpente la coppa; su monete di Claudio II e di Postumo S. sta accanto al dio della medicina. Giove vien detto Defensor salutis e vien celebrato ob conservationem patriae. Apollo medico, già da tempo immemorabile (v.) riceve l'epiteto Salutaris. I voti (vota) non sono espressi soltanto per l'imperatore e la sua casa, per la città e il popolo di Roma, ma anche per l'esercito (salus militum), per le province (salus Ital[iae], salus provinciarum) e per l'orbe; l'individuo stesso - lo attestano diverse iscrizioni - con l'esclamazione Salus augura fortuna alle persone care. Sotto gli imperatori cristiani le figure di S., di Esculapio e del serpente scompaiono dalle monete: il nuovo salvatore (σωτήρ) è ormai il signore dell'universo. Solo le iscrizioni, per esempio salus et spes rei publicae oppure salus generis Romani ricordano i tempi passati. Salus mundi, il nuovo titolo che appare ora, ha già carattere escatologico, come i simboli, rappresentati ora sulle monete: la croce (signum salutaris crucis) e il monogramma di Cristo (labarum), posto tra la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco. Le imperatrici troneggiano in atteggiamento devoto e sembrano pregare per la salus rei publicae, non più garantita dall'imperatore, ma che indica per eccellenza la salvezza eterna per il mondo intero.
Bibl.: G. Wissowa, Religion und Kult der Römer2, Monaco 1912, p. 131 ss.; P. L. Strack, Röm. Reichsprägung d. zweiten Jahrh., Stoccarda 1931, Traian, p. 171 ss.; Hadrian, p. 172 s.; Ant. Pius, p. 129; H. Mattingly, Coins of the Roman Empire, III, Londra 1936, pp. CXXXV; CLXIV; M. Grant, Roman Imperial Money, Londra-Edimburgo 154, pp. 161, 223.