MORPURGO, Salomone
– Nacque a Trieste il 17 novembre 1860, da genitori entrambi nativi di Trieste, Giacomo di professione banchiere (nato nel 1812 da Menasse e Regina Morpurgo) e Vittoria Vitta (nata il 20 gennaio 1825 da Salomone e Sara Norsa), sposati con rito religioso ebraico il 28 ottobre 1859.
Padrini della milah di Salomone furono il nonno Salomone Vitta e Salomone Levi Mondolfo. Il ceppo ebraico askenazita della famiglia Morpurgo, originario da Marburg – oggi Maribor nella Repubblica di Slovenia – nel XV secolo si spostò a Vienna e da qui nel XVI secolo a Gradisca d’Isonzo, da dove rami diversi in epoche diverse fluirono a Gorizia, Udine, Trieste, oltre che a Livorno, Padova, Ancona, Salonicco, Amsterdam. L’ascendenza di Salomone Morpurgo è meno elitaria della dinastia di Elio, Giuseppe, Salomone, figli di Isacco Morpurgo, giunto a Trieste alla fine del Settecento attratto dalle opportunità offerte dall’istituzione del porto franco del 1719 e fondatore assieme alla famiglia Parente di una banca privata destinata ad acquisire fama e prestigio sui mercati finanziari e commerciali locali ed europei.
Importante fu il processo di integrazione del giovane Salomone nell’ambiente culturale italiano e politico irredentista: ancora studente partecipò con l’amico e compagno di lotta Guglielmo Oberdan alle cospirazioni contro l’Austria e nel 1878 fu imprigionato per due mesi a Trieste assieme all’amico Albino Zenatti con l’accusa di sedizione. Rifugiatosi successivamente a Roma, si iscrisse alla facoltà di lettere dell'Università La Sapienza, laureandosi con onore nel 1881. Allievo di Ernesto Monaci, fu largamente influenzato dalla formazione della coscienza nazionale ricca dei fermenti ideali di Giosuè Carducci. Nel 1879, con Zenatti, pubblicò a Roma la prima edizione del carducciano Saluto italico per la società politica clandestina La giovane Trieste.
Nel 1880 si recò a Londra per un viaggio di studi, ricerca e documentazione; qui ebbe modo di verificare l’importanza di una raccolta di 2000 manoscritti – già appartenuti al conte, matematico e bibliofilo fiorentino Guglielmo Libri Carrucci dalla Sommaja (morto nel 1869) e da questi venduta nel 1847 a lord Ashburnham – in buona parte sottratti alla Biblioteca Medicea Laurenziana e ventilò a Monaci la possibilità di un suo acquisto da parte dello Stato italiano.
Sempre con Zenatti, fondò e diresse la rivista periodica, orientata in senso antigermanico e antislavo, Archivio storico per Trieste l’Istria e il Trentino (1881-95), alla quale collaborarono anche Carducci, Francesco Novati, Isidoro Del Lungo e Carlo Cipolla. Nel 1882 – con Novati, Zenatti e Rodolfo Renieri – progettò e diede vita al Giornale storico della letteratura italiana, rivista destinata a diventare la più importante del settore, immenso archivio di informazioni e documenti, un autentico monumento all’erudizione letteraria. La casa editrice Ermanno Loescher, tramite l’intervento e il contributo di Arturo Graf, accettò di stamparla, ma ben presto si palesarono forti contrasti programmatici ed esecutivi tra i promotori, tanto che nel febbraio 1883 Morpurgo e Zenatti abbandonarono la direzione. Con Tommaso Casini fondarono allora la Rivista critica della letteratura italiana, il cui primo numero uscì nel luglio 1884.
Sorto con finalità informative sulle nuove pubblicazioni, il mensile svolgeva un’opera a tutto campo: recensioni espositive e critiche; cenni bibliografici; informazioni sugli studi in preparazione o di prossima pubblicazione; rassegne pubblicate su giornali stranieri riguardanti la letteratura italiana. Al periodico collaborarono, tra gli altri, Carducci, Monaci ed Enrico Panzacchi. Morpurgo derivò da Carducci il gusto per la letteratura borghese e popolare dei primi secoli: degli scrittori del Trecento acquisì grande padronanza, mostrando subito vivace acume critico e filologico.
Dal 1884 elesse Firenze a sua dimora. Nel settembre di quell'anno fu inviato dal ministero della Pubblica istruzione a Torino per collaborare al Catalogo del Risorgimento. Nell’aprile 1885 il sottosegretario Ferdinando Martini, amico di Carducci, lo fece assumere come assistente alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze, allora diretta da Desiderio Chilovi; nel 1886, ricevuto l'incarico di sottoconservatore dei manoscritti, si occupò della descrizione a stampa dei codici Panciatichiani. Trasferito alla Biblioteca nazionale di Palermo ottenne invece di restare nel capologo toscano, passando, nell’estate del 1887, alla Biblioteca Medicea Laurenziana e, dal 1888, alla direzione della Biblioteca Riccardiana (in quegli anni sotto la direzione della Biblioteca nazionale centrale di Firenze). Nel 1893 conseguì la libera docenza a Bologna.
Fu questo un periodo fervido di attività: tra le altre pubblicazioni che illustravano i testi Riccardiani, tra il 1893 e il 1900 compose I manoscritti italiani della Biblioteca Riccardiana di Firenze (I), catalogo modello di cultura letteraria e di perizia bibliografica nel quale lo studioso e il bibliotecario si integravano.
Il 31 marzo 1895 sposò Laura Franchetti, figlia di Augusto, dalla quale ebbe due figli: Giacomo (morto a vent’anni, il 6 ottobre 1916, nell’assalto della Busa Alta in val di Fiemme) e Augusto.
Nel marzo 1898 fu chiamato a dirigere la Biblioteca Marciana di Venezia e provvide dal 1902 al 1905 al suo trasferimento dalla sede aulica, ma inadatta, di Palazzo Ducale al palazzetto dell’antica Zecca dello Stato veneto. Nel 1905 approdò infine alla direzione della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Diciotto anni più tardi consegnò al suo successore un istituto bene ordinato, con un museo bibliografico, un archivio di deposito della produzione libraria nazionale e una grande officina di lavoro. Durante la sua direzione fece affluire dall’estero, per acquisti e scambi, un considerevole numero di opere; non è un caso se, ancora nel 1957, più di cinquant’anni dopo, gli schemi del suo lavoro fossero proposti a modello al Congresso dei bibliotecari italiani. Nel 1923, sfiduciato, contrario al fascismo, depose l’incarico e il 1° gennaio 1924 fu collocato a riposo anticipatamente.
Ripresi allora gli studi antichi, completò e pubblicò il Supplemento a Le opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV indicate e descritte da F. Zambrini, Bologna 1929, preziosa indicazione e descrizione di un migliaio di pubblicazioni sulla letteratura italiana del Due e Trecento.
Oltre che socio della Società bibliografica italiana dal 1897 fino almeno al 1908 (e consigliere della stessa per il triennio 1903-06), fu membro dell’Accademia della Crusca, della Colombaria, della Società dantesca, della Deputazione di storia patria per la Toscana e per l’Umbria e di molte altre accademie e società fuori di Firenze, compresa la Commissione per i testi di lingua e socio onorario della Deputazione di storia patria per le Venezie.
Morì l’8 febbraio 1942 a Firenze, ricordato con un necrologio dal solo Osservatore Romano del 18 febbraio.
La sua raccolta di opuscoli è stata donata dagli eredi alla Nazionale di Firenze e parte dei suoi libri, sul Risorgimento, alla Biblioteca Bertoliana di Vicenza.
Opere: oltre alle citate si ricordino L'ebreo errante in Italia, Firenze 1891; El governo de famiglia e le malitie delle donne, a cura di D. Buonamici - S. Morpurgo, Firenze 1893 (per le nozze Cassin-D'Ancona); Dante Alighieri e le nuove rime di Giovanni Quirini, Firenze 1894 (per le nozze di Enrico Coen Cagli con Emma Bidoli); Antiche meridiane sui Ponti di Firenze, Firenze 1913.
Fonti e Bibl.: Trieste, Arch. della Comunità ebraica, Registro delle nascite; ibid., Registri dell’anagrafe anno 1866; A. Mondolfo, S. M., in Accademie e Biblioteche d’Italia, n.s, XXIX (1961), 12, pp. 341-351; C.F. Goffis, M. S., in Enciclopedia dantesca, III, Roma 1971, pp. 1035 s.; A. Stussi, S. M.: biografia, con una bibliografia degli scritti, in Studi mediolatini e volgari, XXI (1973), pp. 261-337; A. Benedetti, Contributo alla vita di S. M., in Quaderni Giuliani di storia, XXX (2009), 2, pp. 422-438; M. S., in Enc. italiana, XXIII, p. 871.