GRASSI, Salomone de
Figlio del pittore e miniatore Giovannino, è documentato per la prima volta nel 1397 (Annali…, App., I, p. 243; Rossi, 1995, p. 168 n. 182), per l'incarico della decorazione miniata della nuova copia manoscritta del Beroldo (Milano, Biblioteca Trivulziana, cod. 2262), il manuale liturgico della Chiesa ambrosiana. Sembra che in un primo tempo il G., probabilmente per la sua giovane età, lavorasse sotto la tutela del padre, al quale si doveva l'impostazione generale del codice. Di fatto egli non compare in precedenti imprese decorative che necessitavano di aiuti, come per esempio la decorazione delle sovrapporte delle sacrestie del duomo (1395-96), per la quale era stato assunto Porrino de Grassi, fratello di Giovannino (Annali della Fabbrica…, I, p. 150). Dopo la morte del padre avvenuta il 5 luglio 1398, il G. venne pagato per le miniature del Beroldo l'11 e il 13 agosto (ibid., pp. 187 s.; App., I, p. 243). Questi dati potrebbero far supporre che il G. fosse nato a Milano verso il 1375-80; ma gli elementi a disposizione sono troppo scarsi per poter confermare tale ipotesi.
Il 21 sett. 1398 la Fabbrica del duomo assunse per due anni il G. con il salario di 4 fiorini al mese, un terzo di quello del padre, e senza il titolo d'ingegnere (Annali della Fabbrica…, I, p. 189). Il successivo pagamento del 7 novembre attesta che il G. lavorava, seguendo le orme del padre, quale disegnatore. Infatti il 4 genn. 1400 la Fabbrica affiderà proprio al G. la "custodia" di tutti i disegni del padre, frutto delle più importanti decisioni architettoniche prese nel corso dell'ultimo decennio del Trecento e ritenuti fondamentali per l'assetto strutturale e decorativo del duomo.
L'attività del G. per la cattedrale risulta prevalentemente pittorica, oltre che disegnativa: il 30 maggio 1399 dipinse uno stendardo da inviare a Verona per raccogliere oblazioni; il 4 agosto decorò una statua della Maddalena (Annali…, App., I, pp. 245 s.), probabilmente quella scolpita dal padre, da Zambonino da Campione e da Nicolino Bozardi (Rossi, 1995, p. 168, nn. 185, 187); l'11 ag. 1399 ornò una bandiera da porre sopra il campanile della chiesa (Annali…, App., I, p. 246).
Un'importante delibera del 15 giugno 1399 richiedeva che dal salario del G. venisse detratto un fiorino al mese, in quanto l'artista lavorava per il duca Gian Galeazzo Visconti una settimana ogni mese (Annali della Fabbrica…, I, p. 196): si tratta ancora una volta della testimonianza di continuità dei lavori del padre, quasi certamente la decorazione dell'Offiziolo Visconti (Firenze, Biblioteca nazionale, Banco rari, 397, e Landau Finaly, 22) e di altri codici.
Il 26 ott. 1399 il G. è documentato per la prima volta in qualità d'ingegnere della Fabbrica del duomo, insieme con Marco da Carona, Iacobello Dalle Masegne e Jean Mignot, per stabilire le modalità con le quali condurre a termine la costruzione delle sacrestie, criticate dall'architetto francese (Annali della Fabbrica…, I, pp. 198 s.). Proprio nel contesto del nuovo, ampio dibattito sulla statica e la struttura della cattedrale, provocato da Mignot, s'incontra la già citata delibera con la quale viene affidata al G. la custodia dei disegni del padre, garanti di quanto stabilito dalla Fabbrica.
Il 17 genn. 1400 si affidava al G. la realizzazione del disegno del monumento sepolcrale di Galeazzo (II) Visconti, padre di Gian Galeazzo (ibid., p. 209), già previsto da Giovannino nel 1393 nell'abside del duomo. In febbraio lo stesso G. si recherà a Pavia presso il duca a mostrare il suo progetto (Annali…, App., I, p. 255).
Nel mese di settembre risulta che il G. aveva miniato un codice per la duchessa di Milano, finora non identificato.
Da questo momento non si hanno più notizie del G.; e gli Annali della Fabbrica del duomo (App., p. 256) ipotizzano una sua morte precoce. D'altra parte era scaduto il termine di due anni con il quale era stato assunto in duomo, per cui si potrebbe anche pensare a un suo abbandono della Fabbrica per potere stare a servizio della corte.
Oltre alla decorazione del Beroldo, la critica, a partire da Toesca (1912, pp. 318-322), ha riferito al G. importanti interventi nell'Offiziolo Visconti negli anni 1399-1400, giustamente individuati nella parte finale di Banco rari 397 e in quella iniziale di Landau Finaly 22, molto probabilmente sulla base di un'impostazione risalente ancora a Giovannino (Cadei, 1984, pp. 68-73). Lo stile del G. risulta caratterizzato da una pennellata più densa rispetto a quella del padre, fatta di sottili velature di colore, da un disegno meno raffinato, da cromie meno accese e da figure modellate con maggior decisione ed effetti di chiaroscuro (Bollati, 1987, p. 215).
Il legame con il padre può essere inoltre individuato nella collaborazione ad alcuni fogli del Taccuino di disegni di Bergamo (Biblioteca civica A. Mai, cassaf. 1.21), soprattutto nel terzo e nel quarto fascicolo, connotati da stesure di colore più dense (Rossi, 1995, p. 52) ed eseguiti verso la fine del XIV e gli inizi XV secolo nell'ambito della bottega di Giovannino e presto rilegati al primo, da lui firmato. Avvicinabili al leopardo e al ghepardo a foglio 15r del Taccuino sono i leopardi del disegno 189r del British Museum di Londra, sul cui verso sono raffigurati un caprone e un muflone, e forse il 290rv con cani e volpi (Rossi, 1995, p. 137), ai quali sono legati due fogli della Pierpont Morgan Library di New York (inv. I. 82-85) e sei del Museo di Weimar (KK 8805-8810), probabilmente appartenenti a un unico libro di modelli (Recanati, 1998, pp. 27 s.).
M. Bollati (1987, pp. 216 s.; 1997, pp. 214-219) individua pure la mano del G. nella Bibbia in quattro volumi per la certosa di Pavia (Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Mss., AE XIV 24-27), nella decorazione del primo e di parte del secondo, poi passata al Maestro del Libro d'ore di Modena, sempre con la collaborazione di altri miniatori. Particolarmente significativo è il foglio 26r con l'incipit della Genesi, che riprende da Giovannino il gusto per il bas-de-page ricco di emblemi viscontei e utilizza nei tondi con le Storie della creazione modelli analoghi a quelli dell'Offiziolo del Landau Finaly 22.
Un altro codice miniato che vede attiva, accanto ad altre, la bottega dei Grassi, con interventi forse dello stesso Giovannino e del figlio, è la ricchissima Historia plantarum della Biblioteca Casanatense di Roma (ms. 459), probabilmente appartenuta a Venceslao IV di Lussemburgo re di Boemia, rappresentato sul frontespizio (Cadei, 1985, pp. 35-38), e forse a lui donata da Gian Galeazzo Visconti a seguito dell'incoronazione ducale. Al G. potrebbero essere riferiti, oltre ad altre miniature, i caratteristici medaglioni con teste classicheggianti e animali che compaiono in molti bas-de-page del manoscritto, per indubbie analogie con quelli a foglio 51r dell'Offiziolo del Landau Finaly 22, recentemente restituiti a Giovannino stesso (De Marchi, 1992, pp. 22 s.).
M. Bollati (1997, pp. 222-225) assegna giustamente al G. anche l'iniziale con Giasone e Medea, miniata a foglio 1r del volgarizzamento della Historia destructionis Troiae di Guido delle Colonne (Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Castiglioni, 6), già avvicinata da Toesca (1912, pp. 332, 334) alla Crocifissione a 156v del Messale E 18 inf. della Biblioteca Ambrosiana, recentemente attribuita direttamente al G. (Recanati, 1993).
La mano del G. pittore può essere invece individuata in una tavoletta con Trinità e angeli, passata sul mercato antiquario parigino (Bollati, 1987, pp. 220, 223).
Fonti e Bibl.: Annali della Fabbrica del duomo di Milano, I, Milano 1877, pp. 150, 187-209; Annali…, Appendici, I, ibid. 1883, pp. 243-256; P. Toesca, Di alcuni miniatori lombardi alla fine del Trecento, in L'Arte, X (1907), 3, pp. 190-193; Id., La pittura e la miniatura nella Lombardia…, Milano 1912, pp. 306-311, 318-323, 332, 334, 355, 372, 392, 414 s., 535-537, 548; P. D'Ancona, La miniature italienne du Xe au XVIe siècle, Paris-Bruxelles 1925, p. 22; P. Mezzanotte, Il duomo, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 888 s.; M. Salmi, La pittura e la miniatura gotica, ibid., pp. 768, 770-772; E. Arslan, Riflessioni sulla pittura gotica "internazionale" in Lombardia nel tardo Trecento, in Arte lombarda, VIII (1963), pp. 58, 63; M.L. Gatti Perer, Appunti per l'attribuzione di un disegno della Raccolta Ferrari. Giovannino de' Grassi e il duomo di Milano, ibid., X (1965), 1, pp. 58 s.; L. Cogliati Arano, Miniature lombarde dall'VIII al XIV secolo, Milano 1970, pp. 408, 418, 421 s.; M. Meiss - E.W. Kirsch, The Visconti Hours, London 1971; A. Cadei, Studi di miniatura lombarda. Giovannino de' Grassi. Belbello da Pavia, Roma 1984, pp. 41-78; F. Todini, Dipinti su tavola del primo Quattrocento, in Il polittico degli Zavattari in Castel Sant'Angelo. Contributi per la pittura tardogotica lombarda, Firenze 1984, pp. 56 s.; A. Cadei, Ricognizione nella "Historia plantarum" della Biblioteca Casanatense di Roma, in Yetwart Arslan. Una scuola di storici dell'arte, Venezia 1985, pp. 27-38; M. Bollati, Giovannino e S. de Grassi, in Arte cristiana, LXXV (1987), 721, pp. 211-224; K. Sutton, Codici di lusso a Milano: gli esordi, in Il millennio ambrosiano. La nuova città dal Comune alla signoria, Milano 1989, p. 137; E. Kirsch, Five illuminated manuscripts of Gian Galeazzo Visconti, London 1991, pp. 61-67; A. De Marchi, Gentile da Fabriano. Un viaggio nella pittura italiana alla fine del gotico, Milano 1992, pp. 22 s., 26, 42 s.; F. Tasso, S. de' G., in La pittura in Lombardia. Il Trecento, Milano 1993, p. 419; M.G. Recanati, Anovelo da Imbonate, ibid., p. 415; M. Rossi, Giovannino de Grassi. La corte e la cattedrale, Cinisello Balsamo 1995, passim; A. Cadei - F. Manzari, in Enc. dell'arte medievale, VI, Roma 1995, pp. 766 s.; E.S. Welch, Art and authority in Renaissance Milan, New Haven-London 1995, pp. 92, 99, 101, 104; K. Sutton, in The Dictionary of art, XIII, London-New York 1996, p. 319; M. Bollati, in Miniature a Brera, 1100-1422, Milano 1997, pp. 214-219, 222-225; M.G. Recanati, Il "Taccuino" di disegni della Biblioteca civica "Angelo Mai" di Bergamo…, in Taccuino di disegni di Giovannino de Grassi, commentario al codice con saggi di G.O. Bravi e M.G. Recanati, relazione di restauro a cura di M.G. Vaccari - L. Montalbano - C. Rossi Scarzanella, Modena 1998, pp. 17-43.