Salimbene de Adam
Francescano, nato nel 1221, vivente ancora nel 1288, autore di una Cronica che è una delle fonti più ricche e autorevoli per la conoscenza del sec. XIII. L'opera, di altissimo pregio letterario oltre che storico, è ignorata da D., se così è lecito argomentare ex silentio.
Forse la circostanza va messa in relazione col fatto che sia la Cronica che le opere minori, storico-dottrinarie, di S. non ebbero una larga diffusione mentre D. era vivo (della prima si conservano il solo autografo, mutilo, e alcuni apografi tardi; le altre sono andate tutte perdute), cosicché il nome del francescano, che pur aveva intrecciato una fittissima rete di amicizie e conoscenze nel suo girovagare per i monasteri di Emilia e Romagna nella seconda metà del Duecento, ma non aveva mai rivestito cariche o occupato posti di rilievo in seno all'ordine, dové ben presto scomparire dopo la morte, senza lasciare tracce negli ambienti frequentati da D. negli anni dell'esilio.
La Cronica di S., traboccante di attualità vissuta o attinta a fonti dirette, offre un quadro estremamente vario, colorito e suggestivo di quel mondo duecentesco che è tanto presente alla coscienza del poeta. Uomini e avvenimenti che trovano eco nelle opere dantesche, specie nella Commedia, sono già nella Cronica, colti al vivo e nel particolare, raffigurati con mirabile evidenza pittorica: così, ad esempio, personaggi come il cardinale Ottaviano degli Ubaldini, o l'indovino parmense Benvenuto Asdente, o il faentino Tebaldello degli Zambrasi, o il conte Guido da Montefeltro, o Ezzelino da Romano, o Enrico III d'Inghilterra, o Pier della Vigna, personaggi in gran parte direttamente conosciuti dal cronista. Un'indagine critica sistematica in questo senso, accennata dal Musetti, non è stata ancora condotta.
Bibl. - Salimbene De Adam, Cronica, a c. di G. Scalia, Bari 1966; G. Musetti, Fra' Salimbene da Parma, s.l. [1954?], 79-98.