SALAMANCA
(lat. Salamantica)
Città della Spagna occidentale, nella regione di León, capoluogo dell'omonima provincia, S. sorge su una collina di roccia arenaria, attraversata dal fiume Tormes e dai suoi affluenti, in una posizione di grande valore strategico che giocò nel corso dei secoli un ruolo determinante nello sviluppo e nella crescita della città.La storia di S., occupata da Annibale nel 220 a.C. e inglobata dopo la conquista romana nel conventus di Mérida (Bejarano, 1955; García de Valdeavellano, 1988), è poco conosciuta per quanto riguarda il periodo successivo alle invasioni germaniche. Le uniche notizie sicure sono relative alla partecipazione dei suoi vescovi ai concili di Toledo e alla coniazione di moneta, per lo meno durante il regno di Ervige (680-687; España Visigoda, 1985).Nell'ambito del processo di riconquista del bacino del Duero a opera della monarchia asturiano-leonese, la sede episcopale di S. fu restaurata nel 940 da Ramiro II (931-951), anche se un documento del 953, nel quale Ordoño III (951-955) concede alla sede di León le chiese ripopolate nel distretto di S. durante la campagna del suo predecessore, sembra indicare che la permanenza della città nelle mani cristiane fu breve (Sánchez Albornoz, 1980).Durante il regno di Alfonso VI (1072-1109), dopo la presa di Toledo nel 1085 e il ripopolamento di Zamora e di Toro, S. fu riconquistata definitivamente e ripopolata sotto il genero del re, il conte Raimondo di Borgogna (m. nel 1107); la città venne cinta di mura e la popolazione si distribuì in quartieri differenti, secondo la provenienza geografica (González, 1943b; González García, 1973b).La crescita demografica di S. e la fondazione di diverse parrocchie determinarono la necessità di costruire una nuova cattedrale, che fu edificata (Casaseca Casaseca, 1993) sul sito di una fondazione visigota precedente. I primi dati sulla costruzione risalgono al 1149, al tempo del vescovo Berengario (1135-1151). Al 1152 data un documento di Alfonso VII (1126-1157) che dichiara esenti da tributi le maestranze dell'opera della cattedrale, privilegio rinnovato da Ferdinando II (1157-1188) nel 1183 e da Alfonso IX (1188-1230) nel 1199. Allo stesso modo, la menzione del ciborio nel testamento del canonico Vela nel 1163, erroneamente interpretata come un'allusione al tiburio della cattedrale, fornisce un altro dato utile per fissare la cronologia dei lavori (Documentos, 1977).Sebbene diversi autori abbiano proposto datazioni molto precoci per l'inizio dei lavori, l'analisi della pianta, che mostra una stretta parentela con San Vicente di Ávila e con San Isidro di León, suggerisce come momento più adeguato una data intorno al 1150 (Camón Aznar, 1958; Pradalier, 1972; Rodríguez De Ceballos, 1978). Strutturata in tre navate, transetto sporgente e capocroce triabsidato, la cattedrale fu progettata per essere coperta con volta a botte nella navata centrale e a crociera in quelle laterali; pertanto l'introduzione di volte a sesto acuto presuppose notevoli trasformazioni strutturali. A una prima fase dei lavori, datata tra il 1152 e il 1175, apparterrebbero il disegno della pianta e la costruzione delle tre absidi del capocroce, del portico occidentale - coperto con volta a botte e archi trasversali -, dei muri del transetto e delle navate, nonché l'edificazione delle basi dei pilastri. Tuttavia, già in questa fase si manifestarono cambiamenti nel progetto, poiché, se le absidi vennero coperte con volta di un quarto di sfera, nelle cappelle fu adottata già la volta a botte acuta (Martín González, 1961; Pradalier, 1972; Casaseca Casaseca, 1993).A un secondo momento costruttivo, tra il 1175 e gli inizi del sec. 13°, apparterrebbe la copertura della chiesa, per la quale vennero utilizzate soluzioni differenti: volte a crociera con nervature di profilo quadrangolare nella navata centrale e triangolare in quelle laterali. Per questa fase le analogie strutturali sono più evidenti nell'Ovest della Francia, con la cattedrale di Angers, Le Mans e Poitiers (Pradalier, 1972; Sánchez Sánchez, 1991). Apparterrebbe sempre a questo momento l'inizio dei lavori nel chiostro, considerato come uno spazio destinato a usi funerari, secondo una concezione che precedeva quella gotica; esso fu ricostruito nel 1785, ma recenti lavori di restauro hanno riportato alla luce i muri delle gallerie est e sud. Emerge il portale che comunica con la cattedrale, decorato con capitelli di acanto, di gusto classicheggiante e con oculi a traforo (Gómez Moreno, 1967; Sánchez Sánchez, 1991; Casaseca Casaseca, 1993).I lavori della cattedrale culminarono, tra i primi anni del sec. 13° e il 1225-1230, con la costruzione del tiburio, la c.d. torre del Gallo, che viene a costituire, insieme a quelli simili della cattedrale di Zamora e della collegiata di Santa María la Mayor a Toro, un gruppo omogeneo all'interno del Romanico spagnolo. Questa struttura consta di una cupola a spicchi, elevata su di un doppio tamburo e con torrette angolari, modello che trova raffronti più stretti nell'architettura di Poitiers o di Aulnay-de-Saintonge (Goddard King, 1925; Hersey, 1937; Gómez Moreno, 1967).La decorazione interna si distingue per la varietà del programma scultoreo, la cui evoluzione stilistica procedette parallelamente all'andamento dei lavori della costruzione (Camón Aznar, 1958; Pradalier, 1972). Come l'architettura, in linea generale anche la scultura salmantina deve essere messa in relazione con modelli dell'Ovest della Francia, per es. Notre-Dame-la-Grande a Poitiers, Saint-Pierre a Pérignac, Saint-Martin a Chadenac e Saint-Pierre ad Aulnay-de-Saintonge, senza escludere gli elementi presenti nel sepolcro dei ss. Vincenzo, Sabina e Cristeta nella chiesa di San Vicente ad Ávila (Gaillard, 1972). Dal punto di vista iconografico rivestono notevole interesse i capitelli della cappella maggiore (Caamaño Martínez, 1984; Ruíz Maldonado, 1986).Relativamente alla scultura funeraria, la cattedrale salmantina ospita importanti sepolcri dal 13° al 15° secolo. Tra i più antichi si citano quello del canonico Alfonso Vidal e quello c.d. di donna Elena, entrambi della seconda metà del sec. 13°, sebbene si tratti di opere che riproducono meccanicamente schemi formali e iconografici sperimentati in precedenza nei sepolcri del transetto della cattedrale di León e a Matallana, presso Palencia (Gómez Moreno, 1967).Tra gli oggetti di oreficeria spicca l'immagine della Vergine de la Vega, statua lignea rivestita da lastre di rame profilato, con i volti della Vergine e del Bambino in bronzo brunito. Il trono è ornato da smalti che raffigurano angeli lungo i montanti laterali e apostoli nello schienale. Sia lo stile del pezzo sia la tecnica degli smalti indicano che la statua è opera di una bottega limosina, anche se forse fu realizzata a S., dove, come in altre parti della Castiglia e della Galizia, è documentata l'attività di artisti provenienti da Limoges durante la prima metà del sec. 13°, momento al quale data questa opera (Gómez Moreno, 1967; Sánchez Sánchez, 1991; Casaseca Casaseca, 1993).La cattedrale conserva inoltre notevoli esempi di pittura murale nella cappella dedicata a s. Martino, fondata dal vescovo Pedro Pérez nel 1262. All'interno si dispone un complesso pittorico alla maniera di un grande retablo, con incorniciature architettoniche che ospitano le immagini dei profeti Geremia, Isaia e Daniele nella parte superiore, dei Ss. Gioacchino e Anna in quella inferiore. Un'iscrizione fornisce presumibilmente il nome dell'autore, Antón Sánchez di Segovia, e la data dell'opera (1262); lo stile, paragonato a quello di una Bibbia conservata all'Escorial (Bibl., I.J.2), è stato messo in relazione anche con le pitture di San Justo di Segovia, confermando così l'indicazione sulla provenienza dell'artista. Nel muro contiguo si trova un altro interessante complesso pittorico della metà del sec. 14°, rappresentante il Giudizio universale e l'Etimasia nella parte superiore (Gómez Moreno, 1967; Casaseca Casaseca, 1993).La chiesa di San Marcos, fondata nel 1178, presenta una pianta circolare che la apparenta ad altre chiese spagnole a pianta centrale, come la basilica di Eunate, presso Pamplona, o la Vera Cruz di Segovia: esempi che rimandano in ultima istanza al modello del Santo Sepolcro, sebbene nel caso salmantino si siano addotte ragioni di ordine difensivo per l'adozione di questa forma (Gómez Moreno, 1967). All'interno si conservano un altare romanico e resti di pitture murali del sec. 14°, messi stilisticamente in relazione con i dipinti coevi della cappella dedicata a s. Martino nella cattedrale di S. (álvarez Villar, Riesco Terrero, 1969).La chiesa di Santo Tomás de Canterbury fu fondata nel 1175 dai fratelli Riccardo e Randulfo, il cui epitaffio è conservato nell'accesso al chiostro della cattedrale. Questa chiesa, che costituisce un'evidente prova della rapida diffusione del culto di s. Tommaso Becket (m. nel 1170), ha la pianta a croce latina con tre absidi semicircolari e, malgrado la datazione avanzata, nella decorazione presenta numerosi arcaismi (Gómez Moreno, 1967).La chiesa di San Martín, la cui fondazione è documentata nel 1103, mostra numerose analogie con la cattedrale. Presenta tre navate di quattro campate, con transetto immisso e tre cappelle absidali. I grandi pilastri cruciformi erano previsti per sostenere archi trasversali doppi nella navata centrale e di crociera in quelle laterali, ma nel corso dei lavori si optò per una copertura con volta a botte acuta. Nella decorazione scultorea, che presenta analogie stilistiche con quella della cattedrale, si distingue la partecipazione di due botteghe, operanti in momenti distinti. Alla seconda bottega, della fine del sec. 12°, appartiene il portale nord, ispirato alla Puerta del Obispo della cattedrale di Zamora e decorato con un rilievo che raffigura S. Martino che divide il proprio mantello con il povero (Gómez Moreno, 1967; Tamames, 1971).L'origine del monastero di Santa María de la Vega risale a una cappella, documentata nel 1150 e situata nella vallata o sponda del Tormes, nel quartiere dei mozarabi, in cui si venerava un'immagine della Vergine. Nel 1166 Velasco Enego e sua moglie cedettero la cappella a San Isidro di León, perché vi si stabilissero i Canonici regolari di s. Agostino. Si conservano alcune parti delle arcate del chiostro romanico, nelle quali è stato riconosciuto il lavoro di due maestri di qualità molto differente: la parte attribuita al primo artista presenta una fattura alquanto rozza, mentre l'opera del secondo è stilisticamente in relazione con le ultime fasi decorative della cattedrale (Gómez Moreno, 1967).Il convento di Santa Clara ebbe origine nel 1238, quando un gruppo di dame istituì il convento delle Signore di s. Maria dell'Ordine di s. Damiano. Un incendio nel 1413 distrusse praticamente tutti gli edifici, che furono ricostruiti durante i secc. 15° e 16° e ampliati e rimodellati successivamente. In questo complesso emergono specialmente le pitture murali situate nel coro basso della chiesa, scoperte nel corso di alcuni lavori nel 1976. Esse, che rappresentano diverse figure di santi, si inquadrano all'interno del Gotico lineare e si dovrebbero collocare cronologicamente tra il 1262, data delle pitture della cappella dedicata a s. Martino nella cattedrale, e il 1350 (Garrido, Pisón, 1994).
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