Mineo, Sal (propr. Salvatore Jr)
Attore cinematografico e cantante statunitense, nato a New York il 10 gennaio 1939 e morto a Los Angeles il 12 febbraio 1976. Attore dal talento finissimo, caratterizzato da una recitazione 'nervosa', M. divenne insieme a James Dean una delle giovani star della Hollywood anni Cinquanta con il cult movie Rebel without a cause (1955; Gioventù bruciata) di Nicholas Ray. Intrappolato nel cliché del ribelle, riuscì a liberarsene con il personaggio di Dov Landau, il sopravvissuto di Auschwitz, in Exodus (1960) di Otto Preminger, interpretazione per la quale nel 1961 vinse un Golden Globe e ottenne una seconda nomination all'Oscar come attore non protagonista, dopo quella giunta per il film di Ray.
Figlio di un costruttore di bare di origine siciliana, M. iniziò a studiare recitazione e danza all'età di nove anni e nel 1950 la produttrice di Broadway Cheryl Crawford lo ingaggiò per una piccola parte in The rose tattoo di T. Williams. Nel 1953 Yul Brynner lo prese sotto la sua protezione e lo volle accanto a sé in una fortunata edizione del musical di R. Rodges e O. Hammer Stein The king and I. Dopo alcune apparizioni televisive, sempre consigliato da Brynner, M. esordì nel cinema con il poliziesco Six bridges to cross (1955; La rapina del secolo) di Joseph Pevney. Pochi mesi dopo il tormentato personaggio di Plato e l'ideale 'famiglia' formata insieme a Jim (James Dean) e Judy (Natalie Wood) in Rebel without a cause lo portarono alla ribalta. Sotto shock per l'improvvisa morte di Dean, cui era legato da una grande amicizia, M. ebbe l'opportunità di lavorare con John Cassavetes in Crime in the streets (1956; Delitto nella strada) di Don Siegel, in cui interpretò Angelo, un membro di una gang di quartiere. Sull'onda della crescente popolarità M. incise nel 1957 un disco che rimase nella classifica statunitense per più di tre mesi. Nello stesso anno riprese il suo ruolo di giovane 'delinquente' nel fortunato Dino (1957) di Thomas Carr. Tentò di cambiare registro con la commedia musicale A private's affair (1959; La moglie sconosciuta) di Raoul Walsh e con la sentita interpretazione del grande batterista jazz Gene Krupa in The Gene Krupa story (1959; Ritmo diabolico) di Don Weis. Ma fu nel 1960 che M. raggiunse la piena maturità espressiva con Exodus dopo il quale venne chiamato a partecipare al kolossal bellico The longest day (1962; Il giorno più lungo) di Ken Annakin, Andrew Marton, Gerd Oswald e Bernhard Wicki. John Ford lo notò e gli volle affidare il ruolo dell'indiano Red Shirt in Cheyenne autumn (1964; Il grande sentiero), quindi interpretò il kolossal biblico The greatest story ever told (1965; La più grande storia mai raccontata) di George Stevens. Da quel momento la sua stella iniziò a offuscarsi; se si eccettua Escape from the planet of the apes (1971; Fuga dal pianeta delle scimmie) di Don Taylor, M. lavorò soprattutto in televisione e in teatro dove si cimentò anche come regista con Fortune men's eyes (1969). Proprio di ritorno da una prova teatrale morì sette anni più tardi, accoltellato in circostanze mai chiarite e rievocate nel romanzo di S. Braudy, Who killed Sal Mineo? (1982).
H.P. Jeffers, Sal Mineo: his life, murder, and mystery, New York 2000.