SAINT-PIERRE
. charles-irénée castel, detto l'abbé de saint-Pierre, nacque nel castello di Saint-Pierre-l'Église nel 1658 e compì i suoi studî a Caen, interessandosi di filosofia, fisica, medicina, scienze naturali, teologia. Si stabilì a Parigi nel 1686, ed entrò nel 1695 all'Académie de France. Il congresso di Utrecht, in cui seguì il cardinale di Polignac, gli diede occasione di elaborare il suo famoso piano di pace universale (Mémoires pour rendre la paix perpétuelle en Europe, Colonia 1712). I sovrani europei dovevano costituire una lega, il Corps Européen, e garentirsi reciprocamente per sempre le loro attuali posizioni territoriali. Tutti i possibili conflitti dovevano essere risolti dal tribunale della lega e, nel caso che qualche stato non si sottomettesse alle sue decisioni, forze internazionali lo avrebbero costretto a piegarsi. Per mantenere i continui contatti tra gli stati, un congresso permanente dei loro plenipotenziarî doveva tenersi in una città libera o neutra, quali Utrecht, Colonia, Ginevra, Aix-la-Chapelle. Sopra ad ogni conflitto di principi o nazioni, un'idea giganteggiava nell'anima del Saint-Pierre, cioè l'Europa: corpo europeo, tribunale europeo, forza europea. Saint-Pierre comunicò le sue idee a Leibnitz, ma il grande campione del pacifismo e dell'europeismo era stanco, sfiduciato, e gli rispose malinconicamente che vi è una fatalità che impedisce agli uomini di essere felici (7 febbraio 1715). Ma l'abate di Saint-Pierre continuò a lottare con i suoi scritti, e nel 1718 stampò una requisitoria violentissima contro Luigi XIV, il Discours sur la polysynodie, che gli procurò la radiazione dall'Académie. Neanche questo lo turbò, e verso il 1720 fondò con l'abate Alary il Club de l'Entresol, che riuniva nella casa del presidente Hénault il fior fiore degli uomini politici e degl'intellettuali del tempo. Saint-Pierre morì a Parigi nel 1743. Credeva con ferma fede nel progresso degl'individui e della società. Glorificava il lavoro e ne affermava la piena libertà contro le prescrizioni religiose del riposo festivo e contro i regolamenti governativi. Con Vauban e Boisguillebert fu acerrimo critico del sistema tributario esistente, e ne caldeggiò uno più equo e proporzionato alle possibilità economiche di ciascuno. Tutto bontà, simpatia, amore del prossimo, divulgò l'uso della parola bienfaisance, nella quale lo spirito morale del Settecento trovò la sua direttiva di marcia.
Bibl.: J. Drouet, L'abbé de S.-P. L'homme et l'œuvre, Parigi 1912; S. Gorceix, Du nouveau sur un vieux projet de paix perpétuelle, in Mercure de France, 1° maggio 1934; P. Hazard, La crise de la conscience européenne (1680-1715), Parigi 1935, II, pp. 280-281.