SAINETE
Vocabolo spagnolo che originariamente significava "boccone delicato" o "salsa appetitosa" (da saín, derivato a sua volta dal latino sagina), e che nel sec. XVII passò a indicare la farsa, o scherzo comico in un atto, generalmente di carattere popolare, che si soleva dare come spettacolo finale dopo il dramma o la tragedia, a guisa di boccone gustoso pour la bonne bouche.
Il termine, trasformato in saynète, è stato poi adottato anche in Francia per designare commediole in un atto, per lo più in versi, analoghe al proverbe dramatique e alla comédie de paravent, da recitarsi negl'intermezzi.
Il sainete ebbe i suoi precedenti nei pasos di Lope de Rueda e negli entremeses di Cervantes, di Calderon, di Quiñones de Benavente. Veramente il sainete nel sec. XVII era un nome generico che si applicava indifferentemente all'entremés, al baile o alla mojicara o moJiganga, che si dava come fin de fiesta o anche come intermezzo fra il secondo e terzo atto. Fu solamente nel 1778 che venne soppresso l'antico entremés, sostituendovi il sainete nella sua forma attuale. Il più celebre autore di sainetes è Ramón de la Cruz, del sec. XVIII, che ne ha scritto più di 300, quasi tutti in versi ottonarî. Buon madrileno, uomo colto, osservatore acuto e geniale, fu il vero creatore del sainete moderno. Egli fu il primo che abbia osato ritrarre in brevi quadretti di genere la realtà della vita ordinaria e i tipici costumi della plebe madrilena d'allora, creando dei piccoli drammi popolari, pervasi di amarezza filosofica e di satira morale, dialogati nella stessa parlata familiare e ricchi della tradizionale arguzia picaresca.
Il sainete fu considerato con indifferenza, se non addirittura con ostilità, dai fautori del neoclassicismo, che tentavano di cancellare dal teatro spagnolo il carattere e il genio genuinamente nazionali. Avversarî suoi furono tra gli altri Nicolás Moratín, Clavijo y Fajardo, Tomás de Iriarte; ma il Moratín fece più tardi notevoli concessioni al sainete, avvertendone il carattere francamente spagnolo e verista dei quadri e l'animazione del dialogo. Ramón de la Cruz fu seguito, sebbene da lontano, dai suoi contemporanei Luis Moncín, noto anche per la sua versione del Bugiardo di Goldoni, M. Vázquez, J. J. López de Sedano, e un po' più tardi da un sainetero veramente notevole, Juan Ignacio González del Castillo, meno fecondo, ma non meno abile nella dipintura di tipi e macchiette e nel dialogo arguto.
Oggi scrivono sainetes quasi tutti i commediografi spagnoli, primi tra essi i fratelli Quintero.
Nell'America Latina il teatro gauchesco e il sainete sono le uniche forme di teatro che esprimono l'anima creola della pampa. Il sainete argentino, ingiustamente spregiato dagl'intellettuali, ma generalmente favorito dal pubblico, porta come caratteristica la composizione internazionale dei personaggi. Ogni personaggio forestiero vi è presentato nella propria maniera di parlare il castigliano, misto ai modi di dire più comuni a ciascuna lingua europea. Così lo spagnolo nei suoi diversi tipi regionali - catalano, gagliego, andaluso, ecc. -, l'italiano, il francese, l'inglese, il tedesco, il russo, il turco, ecc., fanno le spese della commedia in una specie di babele dialettale. Tra questi sainetes, che in certo modo si possono accostare alla commedia dell'arte italiana, vi sono veri bozzetti artistici, condotti con maestria. Tra i più originali saineteros argentini, vanno citati J. Escobar e A. Discépolo.