SAHARA (XXX, p. 441; App. III, 11, p. 645)
Nel corso dell'ultimo quindicennio le vicende politiche di carattere internazionale relative al S. hanno avuto conseguenze importanti per la maggior parte della regione. Nel corso dell'anno 1960, in seguito all'accessione all'indipendenza delle colonie dell'AOF e dell'AEF, si è avuta la nascita, nella zona sahariana, degli stati della Mauritania, del Mali [= ex-Sudan francese], del Niger, e del Ciad. Nel 1962 all'indipendenza è arrivato - dopo oltre sette anni di durissima lotta - un altro territorio francese, l'Algeria. Nel 1969 la Spagna ha restituito al Marocco il territorio sahariano di Ifni. Infine, nel 1976 la colonia del S. spagnolo è stata spartita tra Marocco e Mauritania (ma il Fronte Polisario - sostenuto dall'Algeria - ha proclamato, a nome delle popolazioni locali, la Repubblica democratica araba sahariana). Con il venir meno della dominazione francese, la maggior porzione del S., fin allora unificata sotto l'amministrazione coloniale francese, si è frantumata in una serie di porzioni separate fra loro da quasi 10.000 km di confini statali (i quali, benché ricalchino le vecchie suddivisioni stabilite nell'interesse delle potenze coloniali, hanno già dato luogo ad alcune controversie: tra Marocco e Algeria - zona di Tindouf -, tra Tunisia e Algeria - zona di el-Borma e Bir Aouîn -, tra Ciad e Libia - zona del Tibesti). Il completo spezzettamento del S. tra entità politiche diverse ha comportato l'accentuarsi della differenziazione economica e sociale tra le sue varie parti. Entrate a far parte come le zone più sottosviluppate di stati capitalisti (sia pure sottosviluppati), le porzioni di S. hanno subìto - ciascuna per proprio conto - le differenti scelte politico-economiche degli stati di appartenenza, stati i cui centri decisionali erano e sono tutti al di fuori del Sahara.
I riflessi, nelle singole zone "statali" sahariane, dei differenti orientamenti dei vari stati, sono stati ancor più differenziati dalla diversa disponibilità che le varie zone sahariane presentano per quanto riguarda le risorse naturali richieste dallo sviluppo capitalistico. Forse più che in passato, nell'ultimo quindicennio la maggior attenzione è stata riservata ai giacimenti minerari e alla loro utilizzazione. E dal momento che a tale utilizzazione sempre si accompagnano numerosi altri fenomeni economici e sociali, è proprio nelle regioni dove si trovano i più importanti giacimenti minerari (S. algerino, libico, mauritano) che si sono fatte, e si fanno, più sentire le conseguenze dell'introduzione delle forme moderne (capitalistiche) di economia sulla tradizionale vita economica e sociale sahariana.
Spezzettamento politico e varietà di aspetti delle realtà economico-sociali delle popolazioni del deserto - e grandissime carenze statistiche - rendono difficile e generica una trattazione generale del territorio del Sahara. Esso viene qui inteso nei suoi limiti "tradizionali" quali sono stati precisati - sulla base degli studi di R. Capot-Rey - da H. Schiffers: essi sono orlati a nord da una cimosa steppica mediterranea (precipitazioni attorno ai 180 mm), a sud dalla zona del Sahel (precipitazioni attorno ai 150 mm).
Come già lo studio della realtà sahariana, è proseguito attivamente l'approfondimento della conoscenza della regione, con un ritmo particolarmente intenso per gli studi geologici e geofisici, legati alla ricerca dei giacimenti minerari e delle risorse idriche sotterranee. Se molti di questi ultimi studi sono stati realizzati dalle società impegnate direttamente nell'attività economica, i restanti sono stati favoriti - oltre che dalla creazione di un numero sempre maggiore di punti di osservazione scientifici fissi e dalla realizzazione d'importanti missioni di studio - dall'istituzione, negli stati "del deserto" e all'estero, di nuovi centri di studio specializzati sul deserto o sulle zone aride, nonché dall'interessamento che alcuni enti internazionali hanno mostrato per la realtà sahariana (soprattutto l'UNESCO, con le Recherches sur la zone aride; con la ricerca - 1968-73 - sulle disponibilità di acque sotterranee dell'Africa del Nord; con la preparazione di numerose carte speciali). Si è fatto ricorso anche a metodi moderni: fotografie aeree; satelliti artificiali; isotopi radioattivi; simulazione dei problemi. Alcune opere fondamentali hanno sistematizzato la massa degli studi effettuati e le relative conclusioni; ricordiamo, fra le altre, per la geologia, R. Furon, Le Sahara: géologie et ressources minérales, Parigi 19642; per il clima J. Dubief, Le climat du Sahara, Algeri, I, 1959, II, 1963; per la vegetazione P. Quezel, La végetation du Sahara. Du Tchad à la Mauritanie, Stoccarda 1965; per il nomadismo il volume Nomades et nomadisme au Sahara (a cura di C. Bataillon), Parigi 1963 (vol. XIX della serie Recherches sur la zone aride). Negli anni 1971-73 il punto sulle conoscenze del S. è stato fatto in uno studio fondamentale: l'opera in tedesco Die Sahara und ihre Randgebiete, in 3 voll., ad opera di una quarantina di esperti del S., sotto la direzione di H. Schiffers.
La consistenza degli uomini e le sue caratteristiche. - L'attuale numero degli abitanti del S. è stimato pari - nei confini indicati, con esclusione delle fasce periferiche (spesso incluse) - a oltre 2,5 milioni di uomini. Dal confronto dei dati analitici (per lo più stime, e spesso non recenti) appare che l'incremento naturale della popolazione dopo il 1960 è stato sensibile. Mutata è sicuramente in generale la proporzione tra sedentari e nomadi rispetto a quella precedente (indicata in circa 60% di sedentari, circa 30% di nomadi e circa 10% di seminomadi); ma non si hanno dati precisi disponibili. È continuato, infatti, in tutto il deserto il fenomeno della trasformazione dei nomadi in seminomadi o sedentari. Tale processo ha peraltro presentato intensità diverse nelle varie zone: oggi il nomadismo ha ormai scarsissimo peso nel settore più orientale del deserto, mentre continua a essere diffuso nel settore più occidentale (S. ex-spagnolo, Mauritania) e in quasi tutta la metà meridionale del deserto. La parte più consistente della popolazione sedentaria è sempre localizzata nel quadrante nord-occidentale del deserto, dove nell'ultimo quindicennio si è avuta anche la creazione degl'insediamenti di tipo nuovo legati all'estrazione mineraria ("oasi industriali" o "nuove oasi": Hassi R'Mel, Hassi Messaoud - Cité Irara, Cité Maison Verte e Cité Residentielle -, Edjeleh e In Aménas in Algeria, Zelten in Libia, Zouérate e Cansado in Mauritania). Queste "isole" moderne, che ospitano anche popolazione europea, sono completamente artificiali: la loro sopravvivenza è del tutto legata ai collegamenti con l'esterno. Spesso risultano "doppiate" da una bidonville indigena. Delle oasi tradizionali hanno in genere aumentato la loro popolazione quelle maggiori e quelle in un modo o nell'altro collegate all'attività estrattiva o, più raramente, alle comunicazioni moderne o a esigenze militari. L'insediamento dei nomadi più poveri, avvenuto molte volte in forma precaria alle periferie delle oasi, ha spesso peggiorato la situazione igienica; ma anche i nuovi edifici moderni il più delle volte non risultano più confortevoli dei vecchi (cattivo isolamento termico, mancanza di ventilazione, ecc.).
Le principali attività economiche. - Come si è già accennato, grande impulso hanno avuto nel quindicennio le attività economiche indotte dall'esterno del S.: fondamentalmente la ricerca e l'utilizzazione dei giacimenti minerari. A quest'ultima è sempre stata collegata la ricerca e l'estrazione dell'acqua (sotterranea) necessaria agl'impianti stessi, nonché lo sviluppo di nuovi tipi d'insediamento e di moderni mezzi e vie di comunicazione. Sviluppo assai più lento, o in taluni casi addirittura un regresso, hanno presentato l'agricoltura e l'allevamento. Ciascuno stato ha operato per proprio conto: l'Organisation commune des régions sahariennes, creatura francese, è venuta meno con il crollo del regime coloniale.
L'utilizzazione dei giacimenti minerari. - Nel quindicennio il petrolio è divenuto rapidamente il principale prodotto estratto nel deserto. All'Algeria si è aggiunta nel 1961 la Libia, la cui produzione è poi aumentata assai più rapidamente (nel 1977, Libia attorno ai 100 milioni di t, Algeria poco più di 50). Dalle zone di estrazione (principali: Hassi Messaoud, Rhourde Baguel, Zarzaïtine, Edjeleh in Algeria, Zelten, Djalo, Idris, Sarir in Libia) numerosi oleodotti portano il grezzo alla costa, da dove viene esportato nella quasi totalità (alcune raffinerie sulla costa; nelle zone di estrazione, una ad Hassi Messaoud in Algeria e una a Waha in Libia). Nel complesso delle esportazioni dell'Algeria e della Libia i prodotti petroliferi rappresentano più dell'80 e il 98%, rispettivamente. Assai cospicua è oggi anche la produzione di gas naturale, ancora in Algeria (soprattutto ad Hassi R'Mel) e in Libia. Gasdotti per la costa favoriscono l'esportazione. Dal 1963 si estrae il minerale di ferro del giacimento di F'Derick [già Fort-Gouraud] in Mauritania. Interamente esportato, ha comportato la costruzione nel deserto di una ferrovia di 650 km fino a Nouadhibou [già Port-Étienne], dove è stato costruito un apposito porto mineraliero. Il minerale di ferro rappresenta oltre i tre quarti delle esportazioni mauritane. Appena iniziati invece i lavori per l'utilizzazione dei ricchi giacimenti di Wadi el-Shati nel Fezzan (Libia). Dal 1968-70, sempre in Mauritania, si estrae anche il rame di Akjoujt, per la cui esportazione è stata realizzata una strada asfaltata fino a Nouakchott. Dal 1969 nel Niger si estrae l'uranio ad Arlit, nel massiccio dell'Aïr. Di un altro giacimento sta per essere iniziato lo sfruttamento nel Mali (regione dell'Adrar). Dal 1972, nel Sahara ex-spagnolo si estraggono fosfati a Bu-Craa (ora passato al Marocco). Per la loro esportazione dal porto di el-Aaiún sono stati costruiti nel deserto due nastri trasportatori consecutivi, lunghi 99 e 30 km. Tralasciando le estrazioni minori è da ricordare che continua ancora l'estrazione del sale, ottenuto con i tradizionali metodi primitivi dalle antiche saline di Idjil (Mauritania), dell'Amadror nell'Ahaggar (Algeria), di Taoudenni (Mali), di Fachi e di Bilma (Niger), e che viene ancora trasportato con carovane di cammelli nella zona saheliana e in quella sudanese. Da ricordare, infine, la chiusura (1964) delle miniere di carbone di Kénadsa, considerate non più economiche. Giacimenti - definiti "ricchissimi" - di minerali diversi sono stati scoperti nell'Ahaggar.
La ricerca dell'acqua. - L'estrazione mineraria ha comportato la necessità di avere a disposizione notevoli quantità d'acqua sui luoghi d'estrazione. Sono stati così approfonditi gli studi sulla consistenza delle falde acquifere sotterranee del deserto e si è realizzata una notevole estrazione mediante pozzi in corrispondenza dei centri minerari. Non si hanno dati precisi sul consumo complessivo annuo di tale acqua; è comunque sicuro che esso è notevolmente inferiore a quello dell'acqua sotterranea utilizzata per l'irrigazione delle oasi, valutata (UNESCO) in 750 milioni di m3 all'anno per le oasi algerino-tunisine. Si è pure stabilito che le falde acquifere sotterranee del S. sono enormi (le valutazioni variano da 15.000 a 60.000 [UNESCOl miliardi di m3); che esse sono in gran parte di origine fossile, ma che vengono in parte ricostituite dalle precipitazioni (pari, secondo Schiffers, teoricamente a 105 miliardi di m3 all'anno per l'intero S.: secondo Ambroggi, la ricostituzione sarebbe pari a 4,5 miliardi di m3 all'anno). A parte quella che, secondo alcuni, è per il momento l'"inutile chimera" della definizione del bilancio idrico, è stato accertato (UNESCO) che nel S. algerino-tunisino l'attuale estrazione d'acqua per usi agricoli potrà essere quadruplicata entro il 2000 senza intaccare le riserve non ricostituibili e con un abbassamento della falda non oltre i 60 metri.
L'attività agricola. - A differenza dell'estrazione mineraria, con i suoi potenti impulsi esterni al deserto, l'agricoltura solo in pochissimi casi ha visto determinati miglioramenti, grazie all'intervento statale (Egitto: conquista di circa 17.000 nuovi ettari di colture nelle oasi della "Nuova valle" del deserto libico; Algeria: redistribuzione ai contadini poveri di oltre 350.000 piante di palme da dattero, su oltre 600.000 da redistribuire, in base alla legge di riforma agraria del 1971, e realizzazione di parecchie centinaia di ettari di nuovi palmeti nelle oasi dell'Oued Rhir; Libia: realizzazione di circa 50.000 ettari di nuove colture nell'oasi di Cufra). Per la maggior parte, l'agricoltura delle oasi ha conservato le sue precedenti insufficienze tecniche e sociali: bassissima produttività e redditività economica, prevalenza di coltivatori non proprietari, altissimi costi dei concimi chimici (a causa del trasporto) e quindi loro scarsissimo uso, talvolta difficoltà di smercio dell'unico prodotto d'esportazione, i datteri. Unico elemento positivo: l'introduzione sempre più ampia di piccole pompe a motore per l'irrigazione. Ma a questo fanno da contraltare, nelle oasi più o meno prossime ai centri di estrazione mineraria o ai cantieri stradali, le defezioni dei tradizionali coltivatori sedentari, e il loro parziale rimpiazzo numerico da parte di seminomadi e nomadi in via di sedentarizzazione, spesso poco esperti di agricoltura. E, ancora, gli acquisti sempre più numerosi, da parte di commercianti arricchiti spesso non dimoranti nelle oasi, di terreni o di palme da datteri o di diritti sull'acqua.
L'allevamento. - Tradizionale occupazione dei nomadi e semi-nomadi, l'allevamento sahariano (pecore, capre, cammelli) ha visto continuare nella maggior parte del S. il declino della sua importanza, già in atto da parecchi decenni. Ai motivi precedenti si sono aggiunti nell'ultimo quindicennio: la suddivisione politica del deserto, che ha spesso separato territori di pascolo utilizzati dallo stesso gruppo umano (per es. Algeria-Niger Mali; Marocco-Algeria) o territori tra i quali avvenivano scambi tra nomadi e sedentari (per es. Mauritania-Marocco); la generale volontà dei nuovi stati di ridurre al minimo l'attività nomade; il mancato rinnovamento dell'attività stessa in senso tecnico moderno e quindi la difficoltà d'inserimento dei suoi prodotti nel circuito economico dei vari stati; la presenza frequente di un'intermediazione commerciale parassitaria esterna ai nomadi stessi. L'attività nomade è praticamente scomparsa in Egitto; ha mostrato una persistente tendenza a trasformarsi in attività seminomade o in attività agricola sedentaria nella parte settentrionale del restante deserto. Là dove ve n'era l'opportunità, anche i nomadi più poveri sono entrati largamente nelle attività legate all'estrazione mineraria. Le zone in cui il nomadismo permane più attivo sono dunque la parte meridionale del S. occidentale e centrale. Ma anche qui esso ha trovato un grosso ostacolo: il pericoloso spostamento sempre più a nord delle colture agricole nella zona del Sahel, spostamento che - sottraendo terre al pascolo - ha a sua volta risospinto verso il deserto vero e proprio molti gruppi nomadi, o ha impedito loro di uscire da esso. Gli anni di siccità hanno così falcidiato fino al 30% della consistenza il bestiame nomade. Nonostante le difficoltà, i cammelli sono in aumento, negli ultimi anni, nel S. ex-spagnolo, in Mauritania, in Marocco, in Algeria. In Mauritania essi alimentano una buona esportazione come animali da carne verso il Senegal e il Mali. Come mezzo di trasporto essi servono ormai esclusivamente per il sale e per rifornire i gruppi nomadi dei prodotti tradizionali o nuovi che essi ottengono dall'esterno (cereali, datteri, zucchero, tè, stoffe, utensili).
L'attrezzatura terziaria. - Le esigenze dell'estrazione mineraria e il desiderio di rafforzare la coesione statale hanno determinato nell'ultimo quindicennio un notevole miglioramento delle vie di comunicazione terrestri che collegano le principali oasi e i nuovi insediamenti minerari della metà settentrionale del S. alle zone centrali dei vari stati. Così oggi risultano collegate al resto del paese da strade asfaltate lunghe talvolta anche 800 km (da ovest a est): Bu-Craa; Tindouf, Timimoun, Edjeleh e gli altri centri petroliferi; Ghadames, Sebha, Zelten e gli altri campi petroliferi; Djalo e Djarabub; le oasi della "Nuova Valle". Inoltre, dei due principali attraversamenti trans-sahariani, quello centrale (via Béchar) è stato asfaltato fin oltre Adrar; quello orientale (oggi Strada nazionale algerina n.1), via Ghardaia e El-Goléa, fino quasi a Tamanrasset. Quest'ultimo dovrebbe venir migliorato e asfaltato in tutta la sua interezza, secondo il tracciato - che si dovrebbe biforcare dopo Tamanrasset, per Agades e per Gao - scelto nel 1968 da Algeria, Tunisia, Mali e Niger in accordo con l'ONU, quale principale collegamento tra i paesi stessi. Un notevole sviluppo hanno avuto in tutto il S. i collegamenti aerei, che ciascuno stato si è preoccupato di realizzare con le sue principali oasi. Dei circa 25 aerodromi esistenti attualmente nel S., i più numerosi sono in Algeria e Mauritania. Nel campo del commercio molte delle attribuzioni già proprie dei nomadi sono passate ai commercianti delle oasi maggiori, parecchi dei quali hanno costituito notevoli fortune (fra l'altro monopolizzando ì trasporti mediante autocarri). In qualche stato nelle oasi sono stati aperti negozi ad opera dello stato. Le esigenze burocratiche e militari hanno fatto sì che le principali oasi in tutti gli stati siano state fornite di collegamenti radiotelefonici. Esse inoltre sono state dotate almeno di un'infermeria. Lo sviluppo di attrezzature alberghiere di carattere turistico è rimasto invece sostanzialmente limitato alle principali oasi algerine.
Bibl.: Die Sahara und ihre Randgebiete, in 3 voll., I, Physiogeographie, 1971; II, Humangeographie, 1972; III, Regionalgeographie, 1973 (a cura di H. Schiffers), con ricchissima bibliografia, Monaco di Baviera. Per gli ultimi anni utile in primo luogo la rivista trimestrale dell'UNESCO Nature et ressources.