SACRISTIA (sagrestia, sacrestia)
È un luogo annesso alla chiesa, quasi sempre presso il coro e comunicante con esso per mezzo di porte interne. La sacristia è composta di uno o più locali, con uno o più piani. Nella sacristia si conservano gli arredi, i paramenti sacri e i libri liturgici, e in essa i sacerdoti indossano le sacre vesti prima di celebrare le funzioni ecclesiastiche.
Le origini. - La sacristia nasce e si sviluppa con l'edificio della chiesa, essendo un elemento necessario per lo svolgimento del culto. Nelle catacombe non vi era la possibilità di praticare luoghi speciali per l'abbigliamento del clero; il vescovo assumeva i paramenti davanti l'altare, e tale costume, per i vescovi, dura anche oggi. Con l'editto di Costantino del 313 comincia la fioritura delle chiese all'aperto. Pare che la forma rudimentale delle sacristie debba trovarsi nelle piccole nicchie o absidi laterali, fiancheggianti l'abside maggiore della basilica. Nell'oratorio che il papa Damaso dedicò ai martiri Simplicio, Faustino e Viatrice nel cimitero di Generoso, a fianco dell'abside sono due nicchie. "La prima serviva di credenza per la preparazione del sacrificio, nella seconda si conservavano i libri liturgici" (Leclercq). Dalle absidi laterali, che servivano per l'inizio e la chiusura delle sacre funzioni, si passa al diaconicum e cioè a un luogo che assume una propria importanza e che comincia a essere costruito a parte. S. Paolino di Nola aveva fatto porre questa iscrizione sul diaconicum di una basilica che aveva eretta a Nola: "Hic locus est veneranda penus quo conditur et quo promitur alma sacri pompa ministerii". Il diaconicum è dunque la forma primitiva dell'attuale sacristia. Questa anticamente dicevasi anche: secretanum, sacrarium, oblationarium, custodia, camera, bibliotheca, conditorium, armarium, receptorium, salutatorium, apodyterium, vestiarium. Con termini di derivazione greca si diceva pure: cimiliarchium, metatorium, pastophorium.
I nomi secretarium, sacrarium, custodia, conditorium, armarium, camera, bibliotheca richiamano al pensiero l'ufficio di conservare gli arredi, i tesori delle chiese e i libri liturgici. Sacrarium, conditorium, pastophorium, ricordano l'uso antico di conservare nella sacristia la s. Eucaristia. Secretarium può anche connettersi con le adunanze capitolari o conciliari che talvolta ebbero luogo nelle sacristie. Oblationarium viene dalle oblazioni o eulogie che i fedeli facevano per la messa. Salutatorium si riferisce all'antico uso, per il quale i sacerdoti e i fedeli salutavano il vescovo. Apoditerium significa spogliatoio.
Prescrizioni circa le sacristie moderne. - S. Carlo Borromeo nelle Instructiones fabricae dà minute prescrizioni circa la struttura e la suppellettile della sacristia. Riferiremo qualche avvertimento principale: "La sacristia si predisponga per qualsiasi chiesa, e sia ampia per le cattedrali, le collegiate, le parrocchiali in rapporto al numero dei sacerdoti e alla quantità della sacra suppellettile. Nelle chiese più insigni e più frequentate si possono avere due sacristie, una per il capitolo e la suppellettile del coro, l'altra per i cappellani e gli altri ministri del culto e il rimanente della suppellettile ecclesiastica.
Nel luogo più cospicuo si ponga una sacra icone, e, se c'è spazio, anche un altare o una mensa o un armadio, che abbia forma di altare, fornito di croce, candelabri e tovaglie: presso il quale i sacerdoti assumano le sacre vesti per uscire a celebrare i divini misteri. Se la sacristia è ampia, si stabilisca un oratorio nel quale i sacerdoti si ritirino in preghiera e meditazione. Se non c'è spazio per l'oratorio, si prepari un inginocchiatoio con una tabella recante le preghiere da dirsi prima e dopo la messa. Vi sia pure un lavabo ossia un vaso per l'abluzione delle mani. Vi sia un ampio armadio, in cui si conservino i sacri paramenti; altri armadî minori per la biancheria e per i calici e per i libri sacri".
Nella sacristia vi debbono pure essere armadî, cassetti, ripostigli per la biancheria usata, per le vesti degli accoliti o dei ministri inservienti, per i candelabri, ampolle, croci, turiboli, lanterne, campapanelli, scatole per le ostie, recipienti per il vino, ferro per le ostie (ferrum oblatarum, ferramentum caracterum).
Se la sacristia serve per i canonici, negli armadî vi debbono essere dei loculi o cassetti per ciascun canonico.
Nelle sacristie capitolari vi è l'ufficio o la dignità di sacrista, che spetta a un canonico incaricato della custodia e dell'amministrazione del patrimonio della sacristia. Il sacrista maggiore del papa è un vescovo.
Monumenti. - Le sacristie partecipano, in misura più modesta, delle sorti storiche e artistiche delle chiese. Specialmente l'arte del mobilio, delle stoffe e dei merletti vi è rappresentata. Affreschi, tele, lavabi arricchiscono spesso la sacristia. Basterà qui ricordare gli affreschi che Melozzo da Forlì fece per la sacristia di S. Pietro a Roma; le tele del Tiziano e del Tintoretto nella sacristia della Salute di Venezia; le sculture delle sacristie della S. Annunziata e della Certosa di S. Martino di Napoli, di S. Croce a Firenze; il lavabo della sacristia di S. Maria Novella di Firenze con una terracotta robbiana; gli splendidi musaici del soffitto della sacristia di S. Marco a Venezia, la cui porta d'ingresso fu fatta dal Sansovino. (V. tavv. CVII-CX).
Bibl.: Instructionum fabricae et suppellectilis ecclesiasticae libri duo, Bergamo 1738; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Venezia 1853; Rohault de Fleury, La Messe, Parigi 1883; D. G. Jacob, L'arte a servizio della Chiesa, Pavia 1900; Viollet-le-Duc, Dict. raisonné de l'architecture française; Cabrol, Diction. d'archéol. chrétienne, articoli Abside, Diaconicon.