SACRARIO
. Nel culto romano il sacrarium era un vano o sala presso i templi dove si custodivano gli utensili, i vasi e gli strumenti (supellex sacra) proprî dei sacrifici e della liturgia. Era quindi un luogo riservato, annesso agli edifici sacri, che a rigore non era necessario consacrare. La città di Cere, dove le Vestali erano fuggite con il fuoco sacro e gli oggetti del culto quando Roma fu assediata dai Galli, è chiamata da Tito Livio il sacro ripostiglio del popolo romano (sacrarium populi Romani). Si diceva anche sacrario la parte della casa dedicata al culto domestico, il santuario del focolare; differiva dal sacellum per la mancanza di un'ara nel suo interno. Era piuttosto il luogo consacrato alle divinità protettrici della famiglia, racchiudendone i simulacri. Era detto anche sacrarium il semplice armadio racchiudente gli oggetti sacri. Un sacrario relativo a un culto pubblico era quello del tempio di Marte dove erano conservati gli ancilia, o scudi sui quali i salii battevano la danza sacra; altro sacrario era quello della Regia, ove si tenevano le hastae martiae e il lituus di Romolo. La famiglia dei Iulii aveva a Bovillae un sacrarium per i suoi sacra gentilitia. Spesso la voce sacrarium si confonde con quella di sacellum (v. sacello); le due parole non hanno mai avuto, nell'uso corrente, una definizione precisa.
Bibl.: H. Jordan-Ch. Hülsen, Topog. der Stadt Rom. im Alt. III, Berlino 1907, p. 271 seg.; E. Saglio, in Dict. des Ant. grecques et rom., IV, p. 955; G. Wissowa, Relig. und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 469.