SACRAMENTARIO
. In liturgia e nella storia della liturgia cattolica questo appellativo designa quei libri che, sino al sec. IX circa e prima della prevalenza dei missalia plena, contenevano della Messa le parti riservate al solo celebrante, vale a dire orazioni (collette, secrete, postcommunî), prefazî, il canone; mentre le parti affidate al coro si ritrovavano nell'antiphonale missarum, e le parti del diacono e suddiacono nell'Epistolario e nell'Evangeliario, detti anche liber comes; questi qualche volta formarono un solo libro, ma talora mancavano del tutto, ricorrendosi ai codici biblici direttamente. Si noti, peraltro, che nello stesso tempo si hanno esempî di libri dov'era raccolto tutto, anche parti relative a quello che sarà poi il breviario (v.). Tale distribuzione della materia liturgica in quattro o cinque volumi separati supponeva la Messa solenne; per le Messe private, se e quando ci furono (dopo il sec. VII), dovevano adoprarsi i libelli missae, forniti delle sole missae cotidianae. Naturalmente, come indica il nome stesso di sacramentarî, contenevano le preci del vescovo o del sacerdote anche per il rito di altri sacramenti o, come si dirà poi dagli scolastici, sacramentali: battesimo, cresima, ordinazioni, consacrazione delle chiese, benedizioni varie. I sacramentarî che ci sono restati della Chiesa romana si sogliono riconoscere nei due tipi del Gelasiano e del Gregoriano; mentre il Leoniano, in genere annoverato coi sacramentarî, sembra piuttosto una raccolta erratica e stravagante, certamente non ufficiale né della stessa specie; peraltro, va con loro.
Il Leoniano. - Fu scoperto (e poi pubblicato nel 1735) da Giuseppe Bianchini nel Codice unciale LXXXV della Biblioteca Capitolare di Verona; si fa risalire al sec. VII, ed è mutilo dei primi tre quaternioni. Seguirono le edizioni del Muratori, 1748; del Ballerini, 1753-57 (passata poi nella Patrol. Latina, LV); dell'Assemani, 1754; e, infine, del Feltoe, Cambridge 1896, che è sin qui l'edizione più sicura. Se ne attende una nuova dai benedettini Mohlberg e Siffrin. Fu detto Leoniano già dal Bianchini, che lo credette opera di S. Leone Magno. È ripartito per mesi, e in ciascun mese dà per ordine varie messe: una, due, tre, e persino dodici messe e più, per una festa sola; essendo mutilo, ha inizio dalla sesta messa di aprile; manca il canone, e non doveva nemmeno esserci, se è vero che è più una raccolta privata che non un vero e proprio libro per la celebrazione. Racchiude un vecchio sacramentario romano del sec. IV e V, e conserva le più preziose formule romane. Alcuni datano la raccolta dal sec. VI, altri dal VII; sembra, d'origine italiana, e forse locale, di Verona stessa. Molti hanno provato a datare le formule stesse: il Duchesne ne riporta alcune alla fine del sec. IV; il Bishop altre alla fine del sec. V; il Probst ne aveva ascritto più d'una a S. Leone Magno. Buona parte ne è ancor viva nel Messale odierno.
Il Gelasiano. - Se ne conoscono e distinguono due redazioni; una, più antica, ma già interpolata, e superstite in un unico manoscritto: il Vaticano-Regina 316; l'altra, più recente, in diversi codici. Porta il nome di papa Gelasio (492-496), secondo alcuni, per abusiva attribuzione del sec. IX; secondo altri, e molto meglio, perché non può derivare, seppure attraverso vicissitudini varie, se non da questo papa che per primo compì una codificazione liturgica. Ha il titolo di Liber Sacramentorum Romanae Ecclesiae ordinis anni circuli; rappresenta, infatti, il messale romano del sec: VI, mentre il Gregoriano rappresenta quello del sec. VII. La recensione reginense, scritta in Francia quasi nel momento in cui questa forma scompariva per cedere alla nuova (730-740), ha interpolazioni gallicane evidenti e frequenti, fra cui tutta la fine. Si divide in tre libri, e contiene le messe de tempore, de sanctis (proprio e comune), delle domeniche e di circostanze varie; inoltre, ha rubriche e ordines. La prima edizione è dovuta al Tommasi (Roma 1680): da lui dipendono Mabillon, Muratori, Vezzosi, Assemani. L'edizione stessa di H. A. Wilson (Cambridge 1894), pur essendo la migliore perché rifatta sul codice, tuttavia è difettosa. La recensione più recente è restata in varî codici, di cui i principali (e non sono tutti) si possono dire il Gellonensis (Paris.-Lat. 12.048); il Sangall. 348 di Coira, tra il 790 e l'810 (edito da K. Mohlberg, Münster 1918) l'Engolismensis o d'Angoulême, edito da P. Cagin; uno di Bruxelles, uno di Berlino, uno di Praga, ecc. Questa recensione, del sec. VIII, è fattizia, perché mescola il Gelasiano e un Gregoriano primitivo, e sembra si debba attribuire a Pipino (Bishop); non è divisa in tre libri.
Il Gregoriano. - Ci è noto attraverso la seconda redazione gelasiana (i cosiddetti gelasiani del sec. VIII) e attraverso l'esemplare che Carlo Magno ottenne da papa Adriano (784-791). Questo esemplare, rappresentando unicamente il messale della cappella papale, fu completato da Alcuino con un supplemento. Ne sono superstiti non pochi manoscritti, con o senza il supplemento carolingio. H. Lietzmann in una sua edizione (Münster 1921) ha tentato giungere all'esemplare primitivo. Il codice di Padova, D, 47, della metà del sec. IX, contiene una delle più antiche recensioni, con la tradizione gregoriana quale fu diffusa, primitivamente, per le chiese d'Italia.
Bibl.: L. Delisle, Mémoire sur d'anciens sacramentaires, nei Mémoires della Académie des Inscriptions, XXXII (1886), pp. 57-423; L. Duchesne, Les origines du culte chrétien, Parigi 1889 [nelle varie ediz. successive]; A. Ebner, Quellen und Forschung zur Geschichte und Kunstgeschichte des Missale Romanum, Friburgo in B. 1896; V. Leroquais, Les sacramentaires et les Missels manuscrits des bibliothèques publiques de France, voll. 4, Parigi 1924; E. Bishop, Liturgica Historica, Oxford 1918 (pp. 39-76: sul Gelas. e sul Gregor.); F. Probst, Die ältesten römischen Sakramentarien und Ordines, Münster 1892; H. A. Wilson, A classified Index to the Leonine, Gelasian and Gregorian Sacram., Cambridge 1873. Per tutte le questioni relative, oltre il noto Handbuch dell'Eisenhofer, cfr. i Jahrbücher di Maria-Laach, e le Ephemerides di Roma.