SACHALIN (XXX, p. 400)
A partire dal 1937 le concessioni petrolifere giapponesi nella zona sovietica formarono oggetto di acuta discordia fra Tōkyō e Mosca, i Russi essendo accusati di tattica ostruzionistica ed i Nipponici di inosservanza dei contratti. In realtà, data l'importanza dei giacimenti, valutati a non meno di 25 milioni di t. (secondo alcuni le riserve possibili arriverebbero a 315 milioni di t.), con una produzione annuale che nel 1938 raggiunse 4 milioni di barili per le due zone, URSS e Giappone tendevano ad assicurarsene il monopolio. Minore interesse presentavano invece le miniere di carbone che nel 1935 produssero 125.000 t. nella zona nipponica. Dopo l'inizio della seconda Guerra mondiale, l'URSS condizionò ogni negoziato, proposto da Tōkyō per un patto di non aggressione, alla rinuncia del Giappone ai suoi diritti su Sachalin. Un impegno segreto del genere venne sottoscritto da Matsuoka a Mosca contemporaneamente all'accordo del 13 aprile 1941. Nella conferenza di Jalta, Stalin ottenne l'impegno segreto di Roosevelt e di Churchill per il ritorno della parte meridionale di Sachalin (Karafuto) alla Russia. Invasa la zona nipponica dell'isola nell'agosto del 1945, essa è ora nuovamente incorporata nell'URSS in conformità della dichiarazione di Potsdam del 26 luglio 1945, accettata dal Giappone il 10 agosto successivo, e del programma di occupazione concordato tra le Nazioni Unite (6 settembre 1945). Nel 1940 la zona ex-giapponese contava 414.891 ab.; quella sovietica (nel 1937) circa 70.000.
Bibl.: G. Gafenco, Preliminari della guerra all'Est, Milano 1946; M. Slonim, Les onze Républiques Soviétiques, Parigi 1937; Bureau de la Statistique générale, Resumé statistique de l'Empire du Japon, Tōkyō 1939.